Scusami mamma, ma mi sono innamorata di Iacopo Melio!
C’è una canzone ricorrente negli stadi dove il tifoso dichiara alla mamma il proprio amore per il suo giocatore di calcio preferito.
Be’, oggi questa canzone voglio dedicarla a Iacopo Melio che, no, non è un giocatore di calcio ma, d’altronde, nemmeno io sono una tifosa.
Iacopo è un ragazzo che ha più o meno la mia età e si occupa di sensibilizzazione e divulgazione come attivista per i diritti umani e civili; ha deciso di candidarsi come capolista del PD a Firenze e ha vinto con ben 11.233 voti.
Io lo seguo ormai da tanti anni, tutto è partito dalla mia amica Raffaella con cui condivido il mio cammino da ormai dieci anni, confrontandoci, stimolandoci, supportandoci.
Iacopo è una bellissima scoperta che ha voluto donarmi.
Mi fece leggere il suo libro che aveva inserito nella sua tesi Triennale – Faccio salti altissimi – e io da quel giorno ho trovato un altro compagno per cui credere che in questo mondo ci può essere una rivoluzione a colori.
Da quel giorno io ho sempre sognato di fargli delle domande, conoscerlo, dirgli quanta stima provi per lui.
La scrittura, da sempre, è la mia fedele arma e anche in questo caso mi ha permesso di incontrare, pur virtualmente, una persona importante per il mio cammino di formazione.
Da più di un anno penso “ora gli chiedo un’intervista… ma non mi risponderà mai… però potrei almeno provarci…” e rimando di mese in mese per paura di un rifiuto. Mi sono detta poi, “che senso ha, però, avere paura?”
Perciò mi sono decisa e l’ho contattato e lui, insieme al suo staff, con la disponibilità, cordialità e velocità che mi aspettavo, ha risposto ad alcune delle mie domande.
La prima, ovviamente, non poteva non essere su quel galeotto del suo libro.
Dove hai preso l’ispirazione per i tuoi libri?
“Dal mio quotidiano, dalla mia vita. Parigi XXI (Miraggi Edizioni) è un romanzo autobiografico misto prosa e poesia, dove racconto una mia vecchia relazione; Faccio salti altissimi (Mondadori) è la mia autobiografia e Buonisti (People) è un piccolo saggio dove provo a raccontare e smontare l’odio e l’intolleranza, analizzandola talvolta in modo ironico, basandomi anche sulla mia esperienza personale in rete”.
Analizzare e analizzarsi con ironia, ho sempre trovato questa la migliore scelta per affrontare la vita, questo è un altro dei tasselli che mi accomuna a Iacopo. In particolare però mi ha fatto innamorare la sua forza di volontà e la sua voglia di mettersi in gioco, arrivando a creare l’Onlus Vorreiprendereiltreno per permettere a tutti la libertà di prendere i mezzi pubblici.
Com’è nata l’idea della Onlus Vorreiprendereiltreno?
“Dopo un mio articolo ironico diventato virale sul web nel 2014, di denuncia alle barriere architettoniche sui mezzi di trasporto pubblico, ho deciso nel 2015 di fondare la Onlus Vorreiprendereiltreno per continuare, attraverso la visibilità ottenuta, a fare sensibilizzazione in modo leggero ma concreto, realizzando progetti in tutta Italia per abbattere barriere architettoniche ma soprattutto culturali e sociali per quanto riguarda la disabilità”.
Ma Iacopo non si è mai fermato, ha capito che bisogna continuare a lottare e crederci, senza fermarsi mai.
Cosa ti ha spinto a candidarti in politica?
“Ho sentito il bisogno di portare il mio attivismo in difesa dei diritti umani e civili “oltre”, laddove si può veramente provare a fare la differenza sedendosi al tavolo di chi decide”.
Sono convinta ormai che Iacopo non si fermerà, questo è solo l’inizio di un lungo cammino.
Cosa pensi di fare per la rimozione di barriere architettoniche?
“Per quanto riguarda le barriere abbiamo già tutto ciò che serve, le leggi ci sono, devono solamente essere rispettate: ad esempio, solo la minoranza dei Comuni richiede allo Stato i fondi del PEBA, e quelli sono soldi che se non vengono erogati si perdono quando invece potrebbero essere fondamentali per eliminare nuovi ostacoli ogni anno”.
Come pensi che si possano eliminare gli stereotipi culturali?
“Raccontando semplicemente la disabilità in modo diverso, cioè non come qualcosa che riguarda pochi ma che tocca tutti: ognuno di noi è disabile se non viene dotato degli strumenti giusti per poter fare quello che fanno gli altri, ad esempio due genitori con un passeggino hanno una forma di disabilità quando girano per le città esattamente come la ha un ragazzo come me in carrozzina”.
Sai, in questi anni mi hai insegnato che il gioco vale sempre la candela. Penso, infatti, che tra le cose in comune ci sia proprio questa voglia di rivoluzionare il mondo. Cosa ti senti ti dire ai giovani per far sì che non smettano mai di sognare e lottare?
“Nessuno di noi è rappresentato da ciò che non sa o non può fare: ognuno di noi ha delle abilità, delle passioni o attitudini, ognuno di noi può essere una risorsa fondamentale per la società. Impegnatevi affinché possiate portare ad un cambiamento positivo della società, magari proprio quello che avete sempre sperato”.
Ho salutato Iacopo con un “A presto!”.
Perché lo so, so che le nostre strade continueranno ad essere parallele.
In fondo, anche a metri di distanza, un compagno che lotta per la stessa battaglia è pur sempre un compagno.
Voglio lasciarvi con un messaggio estrapolato dal suo libro che è appiccicato sul muro della mia cameretta tra quei stralci di poesie e romanzi che ho deciso di leggere quasi tutti i giorni e che amo chiamare “pezzi di vita”.
Che tanto la peggiore delle disabilità resterà sempre la stessa: l’insensibilità.
Quella di chi non riesce o non vuole capire che siamo tutti uguali, proprio perché siamo tutti diversi.
Orgogliosamente diversi.
Oltre qualsiasi definizione.
Federica Auricchio
Vedi anche: Shamsia Hassani: una rivoluzione a colori