The crown: lunga vita alla regina
Il 15 novembre esce la quarta e penultima stagione di The crown e, per quanto mi riguarda, l’articolo potrebbe anche finire qui.
Ma visto che credo ci siano persone che abbiano bisogno di qualche motivo in più per recuperare, in tempi record, le prime 3 stagioni, vi dirò perché The crown è una grande serie.
La monarchia ha in sé qualcosa di ancestrale e primitivo: l’idea che qualcuno abbia accesso a privilegi e posizioni di comando per una mera questione di sangue, a ben rifletterci, la rende una forma di governo in qualche modo primordiale. Eppure la monarchia da secoli conserva intatto il suo fascino, quella stessa forza attrattiva che hanno le cose che luccicano.
È un fascino nostalgico quello delle monarchie contemporanee, il fascino delle cose ormai obsolete, che appartengono al passato pur vivendo nel presente. Eppure da sempre esiste un desiderio perverso e borghese, che ha lo stesso suono della ghigliottina: il desiderio di dissacrare, di svilire, di mortificare ciò che ha la pretesa di essere superiore.
Credo sia proprio questo desiderio che anima le 3 stagioni di una delle serie meglio riuscite di Netflix: The crown. La serie, creata da Peter Morgan, segue, dagli albori, l’ascesa al trono di una giovanissima e inesperta Elisabetta II e la sua lunghissima e complessa carriera monarchica fatta di conquiste, fallimenti, difficoltà politiche e matrimoniali, dinamiche familiari più o meno complicate.
Eppure ciò che rapisce di questa serie, tra l’opulenza aristocratica di Buckingham Palace e la maestosità dei costumi, tra la grandezza dei personaggi e la complessità degli eventi storici, è sicuramente lo spirito dissacrante, proprio della commedia, che fa delle divinità dei comuni mortali.
Elisabetta II, quel personaggio monolitico e immortale che la storia ha consegnato al nostro presente, impenetrabile e imperscrutabile come un nume, ci appare in The crown in tutta la sua mortalità, in tutta la sua fragile e vacillante umanità.
Elisabetta II lascia spazio a Lilibet: una moglie spesso e volentieri tradita, una ragazza dalla cultura limitata e zoppicante che viene buttata al cospetto di Winston Churchill, una madre poco presente e tendenzialmente anaffettiva, una sorella ingombrante, una monarca inesperta che affronta i colpi della storia, che si scontra con i colossi della politica globale.
A rendere il tutto un capolavoro è la minuzia con cui sono riprodotti ambienti, dinamiche, costumi, circostanze, l’abilità con la quale si delineano i caratteri era loro evoluzione, nonché l’incredibile cura con cui è selezionato il cast. Una bravissima Claire Foy interpreta la giovanissima Elisabetta II nella prime due stagioni, sostituita poi dalla superlativa Olivia Colman. Filippo, Matt Smith, appare in tutta la sua maschilista e aristocratica superbia nelle prime due stagioni, per poi evolversi in un più pacato e gestibile Tobias Menzies, uomo di cui io sono profondamente innamorata.
La terza stagione ci ha regalato un’immagine fragile e romantica di Carlo (Josh O’Connor), l’eterno erede al trono alle prese con un amore acerbo eppure profondo, quello con la disinibita ed esperta Camilla Shand (Emerald Fennell). Quello che ci aspetta nella quarta stagione è l’uragano Diana, che avrà le sembianze di Emma Corrin, e l’avvento della lady di ferro Margaret Thatcher, interpretata da Gillian Anderson.
Il 15 novembre è alle porte: che voi siate in una zona rossa o in una gialla avete comunque poche scuse per perdervi la quarta stagione di The crown!
Valentina Siano
Vedi anche: Triangolo a corte: Diana tra Carlo e Camilla