Care donne, abbiate cura di essere meteore
Il 25 novembre, per la giornata nazionale contro la violenza sulle donne, il videomaker – Raffaele Iorio – de La Testata, testa l’informazione, in collaborazione con il CAV Eirene, il Consorzio Proodos e il Comune di Torre Annunziata, ha realizzato questo video.
Oggi voglio raccontarvi il retroscena con i miei occhi.
Così da poter accedere al backstage.
Giacciamo tutti nel fango ma alcuni di noi mirano alle stelle.
Oscar Wilde
Lunedì 23 novembre, una tiepida giornata autunnale, in compagnia di mio fratello e Raffaele. Camminiamo per le strade di Torre Annunziata, io sono qualche passo avanti, guidandoli, gli sorrido, chiacchieriamo, camuffo quella sensazione d’ansia mista all’allegrezza che provo, nel ritornare in quel luogo, ritrovare delle persone, con una consapevolezza diversa, fatta di una Federica che ha incollato i suoi cocci, raccolti dal pavimento.
Entro per la seconda volta al CAV Eirene, per la seconda volta nelle vesti di redattrice, sì, ma una redattrice che a sua volta si è affidata, pronta ad ascoltare la storia di due donne I. e S., per privacy non dirò i loro nomi.
Qualche anno fa non penso che ne avrei avuto la forza, invece ora sono felice di essere stata tra quelle mura e ritrovarmi in pensieri, parole, emozioni.
Quando il dolore è condiviso inizia ad essere meno pesante, s’abbattono le macerie dalle spalle, inizia la ricostruzione.
Mi colpiscono le parole iniziali di I.
“Sono cresciuta in una famiglia in cui conflitti, abusi, manipolazione emotiva, distanza emotiva, violenza fisica ed emotiva, erano pane quotidiano, infatti ho scelto e sposato un uomo che di tutte queste tossicità era l’emblema.”
Siamo il frutto dell’educazione che riceviamo e ricerchiamo negli altri quelle figure che siano il riflesso del nido in cui siamo cresciuti, non sempre, però lo specchio riesce a riflettere quello che in realtà sentiamo dentro.
Mi riaggancio perciò alle parole di S.
“Ad un certo punto mi sono guardata allo specchio. Mi sono guardata allo specchio e piangevo. A quel punto ho deciso di dire basta.”
Basta, basta con la violenza, con i soprusi, con le parole, i gesti, i momenti che feriscono, distruggono, uccidono. La disperazione è qualcosa che ti trascina a fondo, ti porta giù, ti toglie la voglia di vivere.
“Io vivevo, ma ero morta dentro.”
Rivela I. e non riesco a non condividere questa sensazione di morte interiore, questa impossibilità di reazione, questa incapacità di rispondere, restando inermi mentre tutto scorre intorno.
“Non parlare ti chiude, tu rimani lì ferma, per giorni, mesi e anni. Bisogna parlare e non aver paura. Devi volerti bene e avere il coraggio di guardare veramente chi ti sta accanto. Sentivo dentro di me questo coraggio ma dovevo farlo fuoriuscire. Ognuno di noi ha una forza interiore, bisogna lasciarla emergere.”
Ognuno di noi sente qualcosa dentro di sé, come S., così anche I.
“Ho sempre sentito in me una scintilla di positività, di gioia di vivere e la capacità di poter cambiare le cose.”
Tutte noi abbiamo qualcosa dentro a cui aggrapparci, cercate, cercate bene, aggrappatevi a quella corda che vi salverà nella tempesta di voci, parole, urla, consigli sbagliati, ipocrisia; trovatela, è dentro di voi, aggrappatevi, e fatevi tirare su da persone competenti, esistono queste piccole realtà su ogni territorio, pronte a farvi risalire. I. e S. hanno deciso di affidarsi al CAV Eirene e hanno intrapreso un percorso di un anno, riuscendo a riemergere.
L’amore, l’aiuto, la vicinanza, il sostegno che ho ricevuto in quell’ambiente mi hanno restituito a piano, piano la voglia di vivere. Oggi so che nessuno può dirmi chi sono e come sono solo io so cosa sono per me e dentro di me.
Non affidarti a chi ti consiglia male, a me avevano consigliato di colpire a mia volta con la violenza, così da vittima sarei diventata carnefice. Io non riesco ad odiare nessuno, anche se mi hanno fatto male. Perciò dico alle donne, rivolgetevi alle persone giuste che possano darvi il consiglio giusto.
Arrestatevi, aiutate voi stesse, finitela di prendervi cura solo degli altri, mette la marcia in folle, e iniziate a sanificare voi stesse.
“Fermarti e risolverti i tuoi è molto più faticoso, l’ho capito ora, ma io dico sempre ai miei figli che prima viene la mia felicità, perché se io sono felice di rimando siete felici pure voi. Il prendermi cura dei miei figli è prendermi cura di me stessa. Non è possibile rinnegare quello che si è e che si sente in virtù di un amore che viene dall’esterno.”
Ora siamo amici io e i miei figli, abbiamo un bellissimo rapporto, anche loro hanno sofferto vedendo me e il padre. I miei figli soffrivano vedermi sofferente. Io piano piano fuoriuscivo da tutto questo male e loro iniziavano ad essere sereni.
S.
Ho aperto il mio articolo con una frase presa dal De Profundis di Oscar Wilde, quel libro è stato uno dei primi che è riuscita a segnarmi e ad aiutarmi, la mia prima corda è stata la musica, la seconda la letteratura e, alla fine, finalmente ho avuto il coraggio anche io di aggrapparmi, questo percorso è iniziato qualche anno fa – grazie alla mia amica, Raffaella, ormai la conoscete bene – ho iniziato a mirare alle stelle, pian piano sono uscita dal fango, alla fine ho iniziato a splendere.
Proprio come S., proprio come I., proprio come tante altre donne.
Delle volte mi chiedo perché non l’ho fatto prima, ma non è mai troppo tardi per liberarsi. Ho iniziato a volermi bene, a capirmi, a riconoscere me stessa, a darmi un valore. Noi siamo i costruttori della nostra vita.
Devi farti aiutare da chi questo splendore lo può portare fuori, chi ti aiuta a togliere tutto questo fango, tutto questo sudiciume. Piano piano si riporta alla luce senza rompere quello che c’è.
Sono qui, ora, dopo tanti anni, a 25 anni suonati, a scrivere di me stessa.
Chi lo avrebbe mai detto.
Anche io ho subito violenza, anche io sono stata ferita, anche io mi sono affidata al CAV Eirene.
Grazie, Benedetta, Raffaele, Raffaella e Rita.
Grazie.
Se ora riesco a parlarne, se ora riesco a brillare, se ora riesco a farmi aiutare, lo devo anche a voi.
Care donne,
abbiate cura di essere meteore.
Federica Auricchio
Vedi anche Ginecofobia e venustrafobia: uomini che hanno paura delle donne