Quasi una rivoluzione nell’X Factor che meglio ha saputo raccontare il nostro tempo
X Factor si fa portavoce di una piccola rivoluzione, di un piccolo cambio di rotta e di un resoconto sincero del nostro tempo oltre la dimensione dell’entertainment.
Vince Casadilego.
Trionfa la diciasettenne di Teramo e quasi non poteva essere altrimenti, prevedibile seppur nell’edizione più sperimentale e autarchica di sempre dove a prendersi la scena è la generazione post-millennials; è la generazione che va oltre le congetture d’aspetto, oltre ideali physique du rôle di pop star, oltre le fisicità, soprattutto poi quando si è oggettivamente bravi.
Si conclude in tarda serata la 14esima edizione di X Factor in onda su Sky, e questo qualcosa dovrà pur dirlo. Siamo infatti lontani da certi vincoli stringenti delle audience generaliste. Laboratori televisivi (e in questo caso anche musicali) quelli di Sky che non ambiscono a certi picchi di ascolto (alcune fasi lo dimostrano, un calo di telespettatori tra bootcamp e last call fino poi ad una ripresa durante i live).
Un retro di medaglia dolceamaro che consente di osare, da un punto di vista di messa in scena – meno pomposa e più minimale in un’arena semivuota, ma pur sempre di livello eccellente – ma anche da un punto di vista di cast musicale e progetti discografici annessi. I giudici sono quattro e perfettamente aderiscono all’idea delle quattro tipologie di ascoltatori. Il giudice popolare e di massa, quello di difesa a oltranza, di incontinenze emozionali, di giudizio “de panza”, ovvero Emma Marrone.
Suo pupillo in gara era Blind, tatuaggi e tenerezza, nella sfrontatezza dei suoi vent’anni e pienamente collocabile e aderente a quel mondo della trap-dance contemporanea.
Se l’ex vincitrice di Amici rappresenta la scena pop e dell’alta rotazione radiofonica c’è poi, ancora, dall’altra parte Manuel Agnelli. Rappresentate tenebroso di quel sottosuolo di indie rock, alternative, quella controcultura urlata e mai sommessa, capace di diventare vero vincitore morale di questa edizione (basterebbe la trionfale esibizione a torso nudo in finale, mentre fa volare il microfono come un nunchaku sulla sua Veleno e con i suoi Little Pieces of Marmelade, per assegnargli la corona di “king indiscusso”).
Segue Mika, simpatia e istrionismo, icona di un pop a colori e lustrini, il volto internazionalizzante della giuria, e che pur arriva in finale con un personaggio altrettanto inedito NAIP (acronimo di Nessun Artista in Particolare). Autore sui generis, capace di performance coinvolgenti e dai tratti estremi, oltre ogni crossover di genere oscillando dal teatro-canzone a una forma di cantautorato elettronica.
A chiudere una new entry, Hell Raton (meglio nominato in trasmissione come Manuelito). Autorevole rappresentante proprio di quella generazione Z (è lo scouting e co-fondatore della Machete, etichetta discografica trap-rap tra le maggiori in Italia, ma anche popolare personaggio social, gamer di Twitch, insomma vero archetipo di un opinion leader tra i giovanissimi). Proprio come spesso accade è l’ultimo arrivato a sbaragliare tutti, la sua Casadilego tra meches azzurre, i suoi diciassette anni e la sua voce di velluto a vincere su tutti. Ha cantato una splendida versione di A case of you di Joni Mitchell, ha duettato con il suo coach che rappava in spagnolo e ha poi convinto tutti con il suo inedito un po’ meno potente della sua voce, che però, quasi come a preannunciare il finale, il brano ha il titolo Vittoria.
Il testa a testa finale, insperato e quasi inimmaginabile, è con l’hard rock duo dei Little Pieces of Marmelade, traghettati dal frontman degli Afterhours, sono stati i fautori di uno dei progetti più estremi mai visti ad un talent show televisivo.
Hanno portato senza timori di giudizio l’acido sapore del post-punk, del grunge robusto e suonato ad alti volumi, dell’alternative rock e della psichedelia. Un percorso tra fiamme e distorsioni di chitarre che è passato tra pietre miliari come Beatles, Smashing Pumpkins, Verdena e inediti altrettanto convincenti. Insomma, la targa di vincitori morali è innegabile e iridata, la vera bella storia degli outsider che si conquistano un posto nell’olimpo televisivo per un progetto in piena controtendenza con la musica del loro tempo.
Ma abbiamo anche eretto questa edizione tra le più significative degli ultimi anni non soltanto per l’audacia di certi esponenti di genere ma anche per un racconto, a tratti fedele, del nostro tempo.
Abbiamo assistito alla limitante condizione del Covid che ha reso l’arena delle esibizioni meno infuocata di pubblico, addirittura assente nelle auditions e nelle primissime fasi del programma. Abbiamo visto l’incitamento ad un settore in crisi ripartendo dai propri talenti e da un nuovo rapporto di engagement con il pubblico (nessun ospite internazionale stavolta, ma esponenti nostrani come Maneskin, Fedez, Ghali, Madame, Elodie, Carl Brave, Negramaro e ovviamente le esibizioni dei nostri cari giudici che pur artisti sono).
Abbiamo assistito ad una accelerazione sul versante del tema diversity inclusivo e su quello del body positive o shaming che tanto ha infiammato il dibattito pubblico negli ultimi tempi. Proprio riguardo la giovanissima vincitrice che tanto sembra ispirarsi ad una condizione di liberazione dai canoni etichettabili di un corpo che ha caratterizzato, ad esempio, l’ascesa di Billie Eilish (che nel frattempo vince 5 Grammy Awards in America). Ma che hanno anche riguardato alcune esclusioni come quelle di Blu Phelix (la Marrone, il suo giudice, accusa in maniera subliminale lo shaming da testiera nei confronti di un personaggio che rappresenta la libertà di una scelta gender fluid).
Non sappiamo quali saranno i risultati e il proseguo dei loro protagonisti (e anche dei suoi presentatori a questo punto, Cattelan annuncia a sorpresa che lascia il ruolo da presentatore del programma), ma sappiamo di per certo che questo è stato uno dei migliori X Factor degli ultimi anni, capace di raccontare tante anime apparentemente diverse della musica, ma anche capace di restituirci una fotografia verosimilmente fedele della rapidità convulsa del suo tempo.
Claudio Palumbo
Vedi anche: Dalla strada alla piazza (titolata), parabola famosa del re Mida Sfera Ebbasta