Toni Servillo: il divo conquista la top ten del New York Times
Toni Servillo per il New York Times è nella top ten degli attori più bravi del momento e noi non possiamo che esserne orgogliosi.
C’è uno strano e a volte inspiegabile orgoglio, tipico di noi napoletani, che ci porta a volte a mettere da parte la nostra innata tendenza alla lamentela e a gioire dei successi dei concittadini come fossero nostri, come se in quel successo ci fosse una piccola parte di noi.
È quello che forse ho provato vedendo Toni Servillo nella classifica dei 25 migliori attori del globo, assieme a Daniel Day-Lewis, Isabelle Huppert, Denzel Washington.
C’è, però, una confessione da fare, prima di cominciare la giusta celebrazione di questo successo: dopo averlo visto in decine di spettacoli teatrali, film di innegabile valore, interviste rilasciate, devo ammettere che Servillo non mi è simpatico, che Servillo mi è decisamente antipatico. Eppure questa profonda antipatia non fa altro che rendere questa celebrazione più onesta, il mio orgoglio più sincero.
Manohla Dargis ed A.O. Scott, critici cinematografici del New York Times, hanno stilato una classifica degli attori più bravi del XXI secolo: classifica, basata sulle interpretazioni degli ultimi 20 anni, che registra clamorose assenze ma anche inossidabili presenze. I criteri di selezione non sono noti, ma sono volutamente soggettivi.
Quello che Dargis e Scott sottolineano della scelta di Servillo al settimo posto della classifica è l’importanza del fecondo sodalizio tra Servillo e Sorrentino, il quale, prima di altri, ha evidentemente compreso il clamoroso talento di Servillo se è vero che gran parte dei suoi film, forse i film meglio riusciti, siano interpretati dall’attore napoletano.
Il sodalizio artistico tra Sorrentino e Servillo è paragonabile, per longevità e fecondità, a quelli tra De Sica e Loren, Scorsese e De Niro, John Ford e John Wayne. Eppure, perché voi non saltiate all’errata conclusione che il talento di Servillo sia una costola del genio di Sorrentino, i critici del New York Times nel celebrare il multiforme e assoluto talento di Servillo scrivono: “Immaginate lo stesso attore che interpreta Richard Nixon e poi Barack Obama, oppure Winston Churchill e Margaret Thatcher”.
Servillo è, dunque, l’attore burbero e scontroso che redarguisce il suo pubblico indisciplinato, è l’attore di teatro che si presta al cinema, interprete di personaggi che spesso offuscano la trama, in intrecci che si frantumano sotto il peso di caratteri imponenti e dilaganti, spesso tagliati su misura per lui. Servillo è il maniacale e monolitico Andreotti nel Divo, è il fascinoso e magnetico Gep Gambardella de La Grande bellezza, è l’incorruttibile corrotto dall’amore ne Le conseguenze dell’amore, il credibilissimo Berlusconi di Loro.
Ma è vedere Servillo a teatro che ti dà un’idea più chiara del suo talento: un talento che non è solo innato, ma coltivato, domato, addestrato, limato da un instancabile lavoro, disciplinato da anni di studio ed esperienza. Un talento che lo rende impeccabile nelle sue performance, che fa di lui un attore capace di incarnare icone, di dare corpo alle fantasie dei suoi registi, di creare dal nulla gesti, attitudini, atteggiamenti che danno un’identità inequivocabilmente riconoscibile ad ogni personaggio.
Il New York Times ha consacrato questo talento, inserendo un italiano in una classifica per lo più a stelle e strisce e noi non possiamo che esserne orgogliosi.
Valentina Siano
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