Ceci n’est pas un blasphème, ceci est liberté
Cari lettori e lettrici, dopo quasi tre anni di attività, avrete capito che non esitiamo a schierarci in favore della cultura e della libertà.
Ecco perché abbiamo accolto entusiasti la proposta di partecipare come media manager al Festival delle Arti per la libertà d’espressione Ceci n’est pas un blasphème che si terrà al PAN di Napoli dal 10 al 30 settembre 2021.
Da secoli filosofi, artisti, scienziati e religiosi si interrogano sulla natura di Dio, eppure la risposta quando ci si scosta dal canone è sempre la stessa: censura.
Siamo nel XIII secolo, l’Inquisizione feroce condanna e miete vittime, mentre forze “oscure” si muovono nell’ombra per combatterla. Queste forze sono uscite allo scoperto: lo staff creativo della pagina facebook Dioscotto – campagna pastafariana che chiede l’abolizione delle leggi antiblasfemia – ha organizzato il Festival delle arti censurate.
Tante le associazioni che hanno fornito il loro supporto morale all’iniziativa: Atheist Refugee Relief, Council of Ex-Muslims of Britain, Ex-Musulmani d’Italia, Iniziativa laica, MicroMega, One Law for All, Uaar.
Un ringraziamento va anche all’Assessorato alla cultura di Napoli che ha concesso il patrocinio morale e l’uso gratuito della location.
Di cosa si tratta?
Non è di certo una gara di bestemmie, bensì una campagna artistico-culturale pluriespressiva, interessante e imperdibile a prescindere per chiunque si ritiene amante dell’arte a tutto tondo.
Il Festival si sviluppa a partire dalle seguenti domande:
«Denunciare i poteri finanziari delle chiese o il loro sostegno a dittature e organizzazioni paramilitari è blasfemo? Contestare la consuetudine delle spose bambine e l’obbligo del velo è ingiusto? Smascherare gli stereotipi di genere o di ruolo costruiti dalla tradizione è illegittimo? Dittature, abuso di minori, discriminazione sessuale: tutto questo non è molto più pericoloso di una bestemmia?»
Tali le parole della direttrice Emanuela Marmo, la quale per l’occasione ha riunito artisti, attivisti, autori ed esponenti della cultura laica che si esprimeranno attraverso mostre, talk show e performance. I partecipanti rivendicheranno la libera possibilità di espressione sia nelle loro opere, spesso volutamente fraintese e decontestualizzate, sia riguardo il pensiero laico e anticlericale.
Lo scopo è quello di sollevare un dibattito su ampia scala per abolire le leggi antiblasfemia, non per presa di posizione a priori contro le religioni, ma perché queste azioni repressive sovente camuffano il tentativo di imbavagliare avversari politici, dissidenti, giornalisti e artisti. In alcuni paesi, le sanzioni per chi infrange tali norme prevedono addirittura tortura e pena di morte, come bene evidenziato dall’appello #EndBlasphemyLaws a cui Ceci n’est pas un blasphème si unisce.
Può mai essere considerata reato la riflessione critica? Si può rischiare la vita solo per aver espresso la propria distanza da un credo o per averne denunciato le ipocrisie?
Perché un fervido credente può esprimere senza remore e in qualsivoglia maniera il suo pensiero, mentre un ateo, uno scettico, un agnostico o semplicemente un fedele che non si accontenta dell’accettazione acritica di una dottrina, no?
Il Festival è un inno di lunga vita alla satira che si batte per la libertà d’espressione, di discussione e di opposizione per preservare il sacrosanto diritto di pensare con la propria testa.
Le mostre si articoleranno in cinque esposizioni:
- Una sezione sarà dedicata a Don Zauker, caricatura satirica di un sacerdote che incarna il maschio medio occidentale, realizzata da I Paguri Daniele Caluri ed Emiliano Pagani.
- In esclusiva per la manifestazione verrà presentato un progetto comune realizzato da i “vandali creativi” Ceffon, DoubleWhy, Hogre, Illustre Feccia, Spelling Mistakes Coast Lives, avvezzi ai confronti-scontri con la religione.
- La prima stanza del PAN sarà dedicata alla rievocazione della vicenda dell’artista Abel Azcona, perseguitato per Amen: opera autobiografica di denuncia contro la pedofilia commessa da membri del clero.
- Un’altra sezione sarà destinata al rapporto tra satira grafica e religione condivisa dagli artisti Giorgio Franzoli, Malt, Pierz e Yele Maria. Malt, in particolare, è un identità creativa “anonima” nata appositamente per questo progetto, per il quale ha realizzato il simpatico logo.
- Ci saranno, inoltre, mostre documentarie atte a testimoniare storie di vittime e casi giudiziari, tramutati in materiale espositivo. In questo reparto verranno esposte anche le illustrazioni e le vignette amatoriali inviate agli organizzatori come simbolo di adesione morale.
E come anticipato non finisce qui!
Ad arricchire l’agenda si aggiungono numeri di stand up comedy a cura di Daniele Fabbri in collaborazione con TheComedyClub; talk show diretti da Luca Iavarone che alternerà spettacoli, interviste e collegamenti con l’esterno, oltre a proiezioni e performance musicali e teatrali.
Numerosi gli ospiti d’onore: Giuseppe Sciarra , regista del cortometraggio Venere; Antonio Mocciolo, scrittore e autore teatrale che porterà un lavoro espositivo e performativo, la dea cyborg Helena Velena; Amleto De Silva, Raffaele Minieri, Adele Orioli, Cinzia Sciuto, Maryam Namazie, Rana Ahmed… insomma, una lunga e intrigante lista di personaggi che apporteranno il loro prezioso contributo autobiografico e artistico alla lotta contro la censura religiosa.
Un esempio è quello di Rana Ahmed, costretta a fuggire dall’Arabia Saudita perché atea. La sua vicenda ha dato impulso alla creazione dell’Atheist Refugee Relief, un’organizzazione per rifugiati atei.
Nota importante: il Festival delle arti censurate è completamente autoprodotto e autofinanziato, pertanto è aperta una raccolta fondi per la sua realizzazione.
Che tu sia un privato o un’associazione puoi unirti alla causa con una piccola donazione, con una richiesta di partnership o semplicemente attraverso il passaparola e il tam tam sui social. Ti dirò di più: per semplificarti la vita eccoti il link per il crowfunding: clicca qui.
I ricavi dei biglietti saranno utilizzati per il sostegno nelle spese legali di persone processate per blasfemia.
Come avete potuto constatare, dietro questa manifestazione non c’è un immotivato odio antireligioso, ma obiettivi validi e profondi. Essere liberi significa anche poter riflettere e discutere sulla materia religiosa e preservare l’indipendenza della politica e della vita sociale rispetto ad essa. Non corriamo il rischio di tornare indietro piuttosto che andare avanti e ricordiamoci che anche il nostro Dante sosteneva la necessità di separare il potere spirituale dal potere temporale.
Noi ci saremo e voi? Vi aspettiamo!
Tutte le info sul sito ufficiale.
Per visitare la pagina di Dioscotto clicca qui.
Giusy D’Elia
Vedi anche: Tommaso Zijno: formazione da storico dell’arte, vision da marketer