Changeling Child: tuo figlio è stato scambiato!
Nel 2008 Clint Eastwood diresse Changeling, un film basato su fatti realmente accaduti.
In questa storia, Christine Collins denuncia la scomparsa di suo figlio di nove anni. Dopo qualche tempo, appare un ragazzino che sostiene di essere proprio lui e la polizia cerca di persuaderla per chiudere la faccenda e riceverne gli onori.
Christine, però, sa che quello non è il suo Walter.
Il meccanismo utilizzato per ingannare la madre e lo stesso titolo della pellicola fanno riferimento a un’ampia tradizione di storie che riguardano bambini presi senza permesso, direttamente dalle proprie culle.
Secondo varie leggende celtiche, il popolo fatato (o quello dei troll, a seconda della provenienza dei miti) si divertiva a rapire bambini umani belli e sani, spesso non battezzati, o per nutrirsene o per rinnovare la propria stirpe, sostituendoli con la propria progenie. Infatti, i figli di questi esseri avevano un aspetto deforme e un carattere irrequieto e servivano a prendere il posto di quelli umani nella culla violata.
Il sostituto inumano prendeva il nome di Changeling child.
Alcuni credevano che l’unico modo per riavere indietro il proprio figlio fosse quello di accudire quell’essere come se fosse il proprio, ma ciò non accadeva mai, anche per il fatto che le aspettative di vita di quei neonati deformi erano di pochi anni. Altri erano convinti che ci fossero dei modi per prevenire questi episodi di scambi forzati, rimedi che prevedevano crocifissi appesi nei pressi della culla, oggetti di metallo per scacciare le fate e tenere lontani i troll, o l’ingestione di latte di mucca.
Come sappiamo, spesso le leggende nascono, in assenza di motivi scientifici, per spiegare fatti reali che appaiono fuori dalla norma. In questo caso, oltre che a giustificare la scomparsa improvvisa di bambini, si ritiene che il fenomeno del Changeling Child giustificasse, in realtà, bambini nati con forme di autismo o con deformità causate da malformazioni congenite, e, per questo, maltrattati da tutti, anche dai genitori. Non di rado, questi, per accertarsi della natura estranea delle creature, li sottoponevano a prove terrificanti che spesso conducevano all’infanticidio, che si abbina alla pratica comune di abbandono di neonati nel bosco in periodi di carestia. Un ulteriore incentivo era dato proprio dall’eventuale malformazione di un bambino che anche da adulto non avrebbe potuto aiutare la famiglia.
Di leggende e ballate che testimoniano questo bizzarro e drammatico evento soprannaturale ne esistono davvero tante: in Scozia si racconta di una giovane tosatrice di pecore che un giorno portò con sé il suo neonato lasciandolo dietro una siepe, e al ritorno, si accorse che quell’essere urlante e vorace non era suo figlio. Consigliata da un mietitore, lasciò il bambino da solo a calmarsi e dopo un po’ lo trovò normale. L’uomo le disse che aveva visto le fate portare via il sostituto, perché abbandonato e non accudito, e rimettere a posto il vero bambino.
Nella nostra penisola, invece, erano le streghe a rapire i bambini, come racconta Luigi Pirandello in La favola del figlio cambiato, una favola in tre atti, tratta dall’omonima novella Il figlio cambiato (1902), in cui è predominante il tema della maternità che si fonde con antiche credenze siciliane secondo cui le donne, streghe dell’aria, andavano in giro a sostituire bambini sani con altri deformi e malati. In questo caso recarono danno a una giovane madre che si rivolse poi alla fattucchiera del paese.
“Dite com’era il figlio mio,
il figlio mio che mi fu cambiato.
Cambiato,
cambiato dalle Donne:
in fasce cambiato,
una notte, mentre dormivo,
sento un vagito, mi sveglio,
tasto al bujo, sul letto, al mio fianco:
non c’è”
Nella mitologia irlandese si narra che la stessa fata Morgana fosse una bambina rapita e trattenuta dal popolo delle fate.
E noi siamo sicuri di non aver fatto un giro da piccoli nel mondo delle fate?
Maria Cristiana Grimaldi
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