La rivelazione Netflix: vi presento La Belva di Ludovico Di Martino
Un thriller tutto italiano, un misto tra Rambo e Io vi troverò, approda sugli schermi di Netflix Italia.
La trama è semplice: ad un ex militare arrabbiato e tormentato dai suoi anni in guerra rapiscono la figlia e succede la disturbata.
Una trama semplice, lineare, d’azione; il thriller di scazzottate e virilità che diverte e gasa chiunque, che al contempo mette in ballo drammi familiari, coppie in crisi, il rapporto padre- figlio. Insomma, l’unione di sentimento, rabbia e sano scontro fisico su cui si basa ogni buon revenge movie.
Solo che questa volta c’è lo zampino di una tradizione lunghissima ed articolata, quella del cinema italiano. E per quanto sembri impossibile che un genere così riuscito all’estero possa avere un suo seguito in Italia, il giovanissimo regista Ludovico Di Martino ci tiene a mostrarci precisamente il contrario. Classe ’92, romano, Ludovico Di Martino mostra una conoscenza del mezzo decisamente più profonda di quanto i suoi anni potrebbero darci a pensare.
La scaltrezza del suo sguardo registico è accompagnata da una grande freschezza, la gioventù talentuosa ed innovativa si fa largo tra tropi utilizzati e formule nuove. I personaggi creati da Ludovico non sono mai banali, caricaturali, ma legati ad una linea realistica radicata nel cinema italiano.
La famiglia Riva è una famiglia italiana normale, con i suoi problemi, i suoi traumi e le sue delusioni, un dolore teso come un nodo inestricabile nell’amore tra Leonida (padre) e Mattia (figlio) .
La sola particolarità dei Riva è che Leonida non è un uomo come gli altri, ma un ex militare piagato da ricordi oscuri, la guerra, la prigionia e la morte. La sua esistenza è una sofferenza perenne , una tristezza rabbiosa, implacabile. E quando la piccola figlia Teresa viene rapita da dei trafficanti di bambini, il suo unico obiettivo è recuperarla, salvarla, fornendo a se stesso forse quella che è l’unica possibilità di riscatto, di redenzione. Con Teresa, la sua abnegazione per lei, Leonida può recuperare la sua umanità, restituirsi a se stesso, riconoscendosi come uomo.
Fabrizio Gifuni, protagonista assoluto e dominante del film, riempie lo schermo con la sua figura oscura, minacciosa ma al contempo esile, fragile, ferita. Il Leonida di Gifuni è un killer ma è soprattutto un padre, disposto a tutto pur di salvare coloro che ama. Altrettanto bravi il sempre brillante Lino Musella e Monica Pidessu, nei panni rispettivamente del commissario Antonio Simonetti e di Angela Riva (moglie di Leonida). Ludovico Di Martino approccia ai suoi personaggi con una grande apertura, caratterizzandoli bene ed umanizzando quello che in un film americano sarebbe rappresentato come un superuomo invincibile.
Tutta la potenza del cinema italiano detona nel finale, tragico e meraviglioso al contempo, un trionfo amaro ma importante, che lascia aperta la possibilità ad uno sperato sequel.
Questo film torna a ricordarci, insomma, di non sottovalutare mai il cinema autoctono ed il potenziale della generazione giovane, le cose che ha da dire, fare, mostrare, creare.
Non mi resta che consigliarvi – come sempre – una buona visione!
Sveva Di Palma
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