Quel tunnel chiamato anoressia
Questa è la storia di Valentina, una ragazza che nel pieno della sua adolescenza, a soli 15 anni, si è trovata faccia a faccia con un nemico chiamato anoressia.
Valentina non capiva cosa le stesse succedendo, sapeva solo che si sentiva sbagliata, inadeguata, poco amata, non bella; il cibo diventò per lei un nemico, arrivando a perdere 20 kg in due mesi.
Grazie all’aiuto e all’amore dei suoi genitori, di un centro specializzato nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, e della sua forza di volontà, Valentina ha vinto.
Oggi è una donna forte, che dalla sua esperienza ne è uscita vittoriosa laureandosi in tecnica della riabilitazione psichiatrica, diventando una professionista con il sogno di poter lavorare con gli adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare.
Ciao Valentina, parlaci un po’ di te.
<<Ciao sono Valentina, ho 22 anni e sono laureata in Tecnica della riabilitazione psichiatrica. Attualmente lavoro in una Comunità assistenziale psichiatrica per adulti e sogno di poter lavorare con adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare, perché sento il bisogno di aiutare chi come me, in passato, soffre, oggi, di questi disturbi.>>
Ti andrebbe di raccontarci la tua storia? Quando ti sei ammalata?
<<Tutto è iniziato a gennaio 2013. Perdevo peso gradualmente. Non era un problema per nessuno inizialmente, perché ero in salute, anzi stavo finalmente bene con qualche chilo in meno. Poi, però, a giugno tutto è precipitato: persi venti chili in circa due mesi. Tutti iniziarono a capire che qualcosa non andasse, ero troppo magra. Ero sottopeso e non ero in salute.
I miei occhi erano spenti e tutta la gioia e la forza che fino a quel momento mi avevano contraddistinta, erano svanite. Persi completamente la voglia di socializzare, di avere degli amici, di uscire ma, soprattutto, persi la voglia di immaginare come potesse essere il mio futuro perché non credevo più che potessi averne realmente uno. Ero costantemente depressa e tutto ciò che desideravo era stare nel mio letto, dormire e non sentire niente e nessuno.>>
Quando hai capito di essere anoressica e come ti sei comportata?
<<Purtroppo quando si soffre di un disturbo alimentare, in particolare di anoressia nervosa, la consapevolezza non si acquisisce facilmente. Io non ho mai capito di essere malata fino al giorno in cui ho deciso di dover cambiare, di voler cambiare.
Non ho mai chiesto aiuto. Ho avuto dei genitori astuti che hanno percepito da subito che ci fosse un problema e contro la mia volontà mi hanno portata dai vari medici. Inizialmente ho incontrato il medico di famiglia che vedendomi capì subito quale fosse il problema, infatti,consigliò alla mia famiglia di vedere un neuropsichiatra infantile, il quale, a sua volta, consigliò di andare in un centro specializzato nella cura dei disturbi del comportamento alimentare perché, trattandosi di anoressia nervosa, avevo bisogno di un’équipe multidisciplinare che mi affiancasse in tutto il percorso.>>
Qual è stata la parte più difficile di questo percorso? In che modo l’hai superata?
<<L’inizio del percorso e l’iniziare lo stesso sono state indubbiamente le parti più complesse. Non accettavo di essere malata e allo stesso tempo non accettavo di dover iniziare un percorso terapeutico. Non ho avuto scelta, non ho mai superato questa fase. Mi hanno portata inizialmente senza permettermi di scegliere. Solo dopo mesi ho capito che quel posto mi stesse aiutando e ho apprezzato tutto ciò che i miei genitori e i medici stessero facendo per me, fino al giorno in cui, io stessa, decisi che quel posto che mi aveva aiutata e mi stava aiutando tanto non era più il mio posto.
Decisi dopo un anno di terapia di continuare a lottare da sola, perché ero decisa e volevo una volta per tutte abbandonare quel tunnel che mi aveva già rivoluzionato troppo la vita. Volevo riprendermi tutto quello che apparteneva alla mia vita.>>
Adesso che sei cresciuta e sei diventata una donna forte, che ha lottato e superato l’anoressia, guardandoti indietro cosa consiglieresti alla Valentina adolescente di un tempo?
<<Oggi guardando il passato direi a quella Valentina adolescente e fragile di non sentirsi mai inadeguata, di non sentirsi mai la causa di tutti i problemi che la vita pone di fronte, di non sentirsi mai poco amata, di non sentirsi mai poco bella, di non sentirsi mai sola.
Direi che la vita è davvero unica e speciale e abbiamo il diritto e il dovere di renderla un capolavoro, il nostro capolavoro. Direi che non c’è tempo e che quella adolescenza sprecata non tornerà più indietro, gli anni persi saranno persi. Direi amati tu in primis e vedrai che poi saranno gli altri ad amarti molto di più.>>
Vuoi lanciare un messaggio per tutte le persone che soffrono ancora per questa malattia?
<<L’anoressia nervosa, se dovessi descriverla non in termini medici, ma da persona che l’ha vissuta, direi che è una malattia subdola ed insidiosa. L’anoressia arriva cambiando il modo di pensare, il modo di vedersi e le abitudini di una persona. L’anoressia vince nel momento in cui domina il corpo e la mente. L’anoressia altera il modo di percepire e vedere il proprio corpo e per questo non permette di capire dove sia il problema, non permette di capire di avere un problema.
Da anoressica prima e da professionista ora, direi a tutti gli adolescenti, ma anche adulti che stanno lottando contro un disturbo del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa o binge-eating disorder), di non mollare mai. Direi proprio ciò che ho detto io a me stessa tempo fa, ossia che è una malattia a tutti gli effetti e non bisogna assolutamente vergognarsi di averla, non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto e di parlarne. Non bisogna mai permettere a nessuno di giudicare il nostro corpo, tutti siamo unici nel nostro modo di essere e proprio per questo dobbiamo amarci per quello che siamo.
Direi che lottare non è assolutamente semplice: non sarà un percorso in salita, ci saranno alti e bassi, ma garantisco che la vista dalla vetta è pazzesca!
Dire “ho sconfitto l’anoressia” è bellissimo. Non lasciate che sia lei a vincere, non porta un miglioramento nelle nostre vite, porta solo e soltanto distruzione.>>
Grazie Valentina per esserti raccontata senza remore.
In questo momento vorrei abbracciare la Valentina adolescente e sono fiera e orgogliosa di stringere la mano alla donna che sei diventata oggi.
In copertina: Immagine presa dalla tesi sull’anoressia di Valentina.
Serena Tizzano
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