A star is born: l’amore non sempre trionfa
San Valentino è una festa importante, non solo perché è l’onomastico della sottoscritta, ma anche perché è la festa dell’amore.
E per celebrare l’amore e forse anche il mio onomastico Netflix, proponendo A star is born, ci regala una verità, di quelle dure da accettare: l’amore non sempre trionfa.
È il 2018 quando esce A star is born. Lady Gaga si cimenta per la prima volta nel ruolo di attrice e Bradly Cooper è alla sua prima regia. Il film, un remake del musical È nata una stella del ’37, è un successo.
Jackson Maine, cantante rock nel pieno della sua carriera, ha un passato turbolento, un presente altrettanto burrascoso e una carriera messa in continua discussione da una chiara dipendenza dall’alcol e da un acufene, patologia acustica che non può che costituire un handicap per lui invalidante.
Ally è un’aspirante cantante, dalla voce potente e dal talento così evidente da non poter passare inosservato. Si esibisce tutte le sere in un locale di drag queen ed è proprio qui che Jack la incontra e ne rimane colpito. Da questo fortuito incontro ne deriverà un grande amore e una carriera brillante e in rapida e inarrestabile ascesa per Ally.
Eppure, a scanso di ogni equivoco e senza voler spoilerare nulla che non possa essere facilmente inteso nei primi minuti del film, questa storia non avrà un lieto fine, questo amore seppur intenso non riuscirà a dare una direzione giusta ad una vita sbagliata, quella di Jack. L’amore, insomma, non trionfa, anzi ad avere la meglio saranno quelle mille tragiche pieghe che la vita può prendere, quei segni impressi nel passato che prima o poi si ripercuotono sul presente.
Il film diretto da Bradley Cooper, con musiche scritte e interpretate dallo stesso Bradley Cooper, che ha come protagonista un più che mai figo Bradley Cooper poteva, almeno sulla carta, pericolosamente assumere le sembianze del panegirico, del film auto-celebrativo e stucchevole alla fine del quale non puoi far altro che maledire chi lo ha pensato, chi lo ha scritto, chi lo ha prodotto, persino te stesso e quegli 8 euro dati al botteghino.
Poteva andare tranquillamente così, se solo Bradley Cooper non avesse deciso di ingaggiare Lady Gaga e di renderla protagonista assoluta del suo film. Con una generosità che sinceramente non ci si aspetterebbe da uno come lui, Bradley Cooper consegna ad un’attrice esordiente un protagonismo che lei dimostra di meritare per intero.
Lady Gaga, regina del pop mondiale, la più trasformista delle star internazionali, la donna camaleontica e talentuosa che dai suoi esordi (nel 2008 con l’album The fame) ad oggi si è imposta come voce inimitabile e icona di stile, come se non ci avesse già dimostrato abbastanza, dà prova della sua bravura anche nel campo della recitazione.
Nel 2019 l’Academy consacra Lady Gaga diva del cinema, con una candidatura all’Oscar come migliore attrice e un Oscar consegnato per la miglior canzone originale, in una serata resa memorabile dal glamour vagamente retro del suo abito nero, dall’intensità del suo duetto con Bradley Cooper, ma anche dalla pubblica umiliazione inflitta, più o meno consapevolmente, a Irina Shayk, allora compagna di Bradley Cooper.
I due, infatti, sul palco degli Academy awards, stretti dietro un pianoforte su cui si intrecciano le loro braccia, cantano Shallow, colonna sonora del film che forse solo un cane sordo potrebbe non riconoscere, e sfoderano un’intesa, una passione e una complicità che non possono non essere vere, non possono non asfaltare tutto quello che c’è stato prima, tutto quello che verrà dopo. Irina, seduta in prima fila, gelida e impassibile, assiste, assieme al mondo intero, esibendo un sorriso quasi sincero che le garantirà a vita la mia più profonda stima.
Qualche mese dopo la notte degli Oscar, arriva l’annuncio della separazione tra Irina e Bradley. Lady Germanotta, però, nonostante qualche avvistamento sospetto nella villa di Cooper, e a dispetto di ogni nostra speranza, non c’entra nulla. I due non si amano, non sono altro che colleghi e buoni amici. Quella passione che quasi avrebbe potuto dar fuoco al pianoforte, al velluto rosso dei sediolini, all’intero Dolby Theatre, forse anche alle nostre tv, era solo pura e semplice finzione scenica.
È allora A star is born ci dà di nuovo la stessa lezione: l’amore non sempre trionfa.
Valentina Siano
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