Il Commissario Ricciardi: indagine sui volti di Napoli
“Ma Ricciardi aveva capito, ben prima di studiarlo sui libri, che il delitto è la faccia oscura del sentimento: la stessa energia che muove l’umanità la devia, fa infezione e suppura esplodendo poi nell’efferatezza e nella violenza”.
(Maurizio De Giovanni – Il senso del dolore)
Quando l’Università non era ancora contenuta in un computer e si viveva a pieno nel centro di Napoli, ho avuto il piacere di poter assistere a una lezione tenuta da Maurizio De Giovanni, il “papà” de I bastardi di Pizzofalcone e del Commissario Ricciardi.
La sua capacità di narrare, di mantenere l’attenzione del pubblico era tale che avrebbe potuto tranquillamente leggere la lista della spesa, avremmo comunque continuato a pendere dalle sue labbra.
La RAI, che ha fiutato il talento di De Giovanni molto prima di me, aveva già tratto dai suoi romanzi l’acclamata serie I bastardi di Pizzofalcone che vede tra i protagonisti il volto noto di Alessandro Gassman.
Poi, a inizio 2021, ci ha regalato il Commissario Ricciardi interpretato da Lino Guanciale.
In un’era dominata da Netflix e altre piattaforme su cui poter guardare film e serie TV, la Rai ha avuto il coraggio di investire in un qualcosa di particolarmente impegnativo ma molto riuscito.
Napoli, 1931.
In un’Italia dominata dal Fascismo, quando “si poteva dormire con la porta di casa aperta”, efferati omicidi colpiscono la città partenopea.
Risolverli tocca al Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, accompagnato da un dono o, forse, una maledizione.
Scostante a tratti burbero, Ricciardi richiama alla mente, in lontananza, il Ciccio Ingravallo del Pasticciaccio di Gadda.
Non ci sono le intuizioni geniali di Poirot o la velata ironia del Tenente Colombo, Ricciardi è un commissario con i piedi fin troppo per terra.
Ad affiancarlo ci sono il fedele Brigadiere Malone, il medico dichiaratamente antifascista Bruno Modo e, per vie traverse, Bambinella che tutto vede e tutto sente a Napoli.
Un quadretto quasi comico che si risolve però in una più contorta e acuta critica ai tempi neri d’Italia, a una città dove per fame e per amore tutto è giustificato.
A completare la fiction di per sé ben fatta, grande merito va data alla fotografia, che sa mettere in risalto le bellissime luci e le ombre di Napoli e anche agli attori che riescono a portare sullo schermo, senza inciampare, personaggi molto complessi ma anche molto umani.
Quando ci si affeziona ai personaggi di un libro, si è molto critici sulle trasposizioni cinematografiche e televisive, come se si volesse in un certo qual modo difendere l’immagine che ci si è fatti di quei personaggi.
La RAI, nonostante abbia perso molti colpi, è riuscita stavolta a fare centro e Maurizio De Giovanni, di cui nessuno può discutere la bravura, ha dato vita attraverso la sua penna ad uno dei personaggi più affascinanti degli ultimi anni.
Alla lunga schiera dei grandi Poirot, Nero Wolfe, Colombo e Ingravallo, non possiamo non aggiungere Luigi Alfredo Ricciadi, Commissario della Regia Questura di Napoli.
Maria Rosaria Corsino
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