Quando si sente parlare di circo solitamente si pensa ad uno spettacolo inscenato da giocolieri, equilibristi, illusionisti, e animali addestrati.
Non molti sanno però che il circo vanta origini molto antiche, addirittura risalenti agli Egizi.
Allora le esibizioni dei danzatori e giocolieri erano legate in particolar modo a riti magici e religiosi. A testimoniare tali pratiche sono le pitture e le sculture raffiguranti uomini o donne nell’atto di eseguire esercizi acrobatici di vario genere e difficoltà.
Anche nell’Antica Roma l’arte circense ebbe il suo posto, i romani, infatti, adoravano gli spettacoli. Un esempio, anche se non rispecchia il circo odierno, era la lotta tra gladiatori.
Il Circo Massimo, sede principale per le pratiche dei giochi, era il luogo dove spesso si svolgevano le cosiddette naumachie: l’arena, durante questo spettacolo, veniva inondata con le acque del Tevere. L’esibizione aveva inizio con il combattimento navale tra due squadre opposte formate da gladiatori o prigionieri di guerra condannati a morte.
Il circo romano, oltre alla ricostruzione di battaglie, metteva in scena anche spettacoli equestri ed esibizioni con animali ammaestrati. Quest’ultima è forse tra le poche pratiche ad essere sopravvissuta al mondo circense contemporaneo.
Opposti ai violenti combattimenti tra gladiatori e alle sfilate di animali addobbati come alberi natalizi, i giochi circensi nell’antica Roma potevano svolgersi anche con allegre feste, animate da personaggi strambi e burleschi. Questi si esibivano in numeri spettacolari, mettendo in mostra la propria unicità con pratiche fuori dal comune.
Giocolieri, mangiatori di spade, illusionisti, funamboli e tanti altri personaggi che ancora oggi popolano il circo.
Ma il circo non era l’unico luogo dove poter assistere a spettacoli mozzafiato. Era comune imbattersi, lungo le strade di Roma, in piccole esibizioni, organizzate da nomadi, in cerca di un magro guadagno.
Il circo, così come lo intendiamo noi, si sviluppò in Inghilterra all’inizio del XVII secolo. I circensi non avevano un luogo fisso dove esibirsi e quindi si spostavano di fiera in fiera. Più delle volte si trattava di nomadi, motivo discriminante che li rendeva abietti agli occhi altrui.
Ancora oggi si gettano occhiate torve non appena la parola circo viene pronunciata per la questione animalista e il presunto, se non ovvio, maltrattamento degli animali addestrati. Proprio per questo motivo il numero degli spettatori è in continuo declino.
Ma oggi la funzione del circo si è evoluta.
Ricopre non solo il ruolo di intrattenimento ma anche quello sociale e pedagogico. È detto circo sociale e nasce con lo scopo di aiutare, attraverso la poeticità delle arti circensi, soggetti emarginati e a rischio.
È un approccio innovativo che, oltre a favorire una crescita personale e sociale della persona, rivaluta un’arte che molto spesso è stata soggetta a pregiudizi, gli stessi pregiudizi che, non a caso, sono riservati a quella fetta di individui a rischio, spesso discriminati e ghettizzati.
Il circo sociale da voce a chi per troppo tempo non ne ha avuta e un palco per mostrarsi a quel mondo che li aveva abbandonati.
Disegno e didascalia di Enza Galiano
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