LGBTQ+ culture: film da non perdere
Nel 2016 l’attrice Leslie Jones presentava così Whoopi Goldberg al The View: “quando ho visto per la prima volta Whoopi Goldberg alla televisione ho pianto moltissimo.
Continuavo a guardare mio padre dicendo «Guarda, papà! La donna della TV mi somiglia! Mi somiglia! Guardala, è proprio come me!»”.
A tal proposito, negli ultimi anni gli studi di psicologia e sociologia hanno analizzato l’impatto dei media sullo sviluppo dell’identità dei giovani adulti, dimostrando l’importanza del representation matters, movimento nato parallelamente al Black Lives Matter e poi esteso ad altre minoranze escluse dalla pop culture.
E proprio come Leslie Jones, anche i ragazzini LGBTQ+ hanno bisogno di riconoscersi in figure esterne, di sentirsi rappresentati e guidati, di essere inclusi in una comunità.
Qui entra in gioco, per molti, l’accogliente mondo del cinema. Ci sono i classici imperdibili: Brokeback Mountain, Mulholland Drive, My Own Private Idaho, Gia.
Ma altri, a torto, vengono spesso dimenticati. Proponiamo quindi una selezione di film con personaggi LGBTQ+ forti e variegati.
- Laurence Anyways
Per gli inviluppi della storia – ora placida e serena, ora tumultuosa – che emulano il difficile processo della transizione di genere, si potrebbe paragonare questo film ad un poema epico.
La vicenda di Laurence è agitata dalle sofferenze della transizione: comporta perdite, abbandoni, perfino l’esilio. Ma tutto sommato la peregrinazione consente la scoperta di personaggi eccentrici, luminose scene di trionfo, ed il lieto fine dell’identità ritrovata è raggiunto con consapevolezza e sacrificio.
Inoltre, con straordinaria delicatezza, il genio di Xavier Dolan tocca anche il difficile rapporto tra Laurence e la moglie Fred.
L’amore eterosessuale iniziale non si spezza, ma si sdoppia: Dolan ne disegna l’andamento burrascoso attraverso l’incertezza, la rabbia, l’inadeguatezza di Fred, ma anche attraverso brillanti momenti in cui l’amore dei due sembra trascendere le costruzioni sociali, le sovrastrutture imposte, le stesse regole della fisica.
Eppure il film non diviene mai pretenzioso o affettato, poiché Dolan lascia che lo spettatore sbirci nelle emozioni dei personaggi attraverso eleganti ed efficaci metafore visive prive di dialogo. Quasi come quando, nell’epica, l’intuitività del mito e della musicalità colmavano uno spazio lasciato vuoto dalla parola recitata.
- Carol
L’amore omosessuale tra due donne totalmente diverse, Therese e Carol, è ambientato negli anni ’50. Prevedibilmente, la storia è complicata dall’omofobia dei personaggi maschili e dall’inadeguatezza delle istituzioni intrinsecamente maschiliste.
Si crea dunque un divario irriducibile: da una parte, le scene cupe in cui le due donne sono con i rispettivi compagni, strette in relazioni insoddisfacenti o schiacciate in una folla di comparse ostili. Dall’altra, gli ambienti della loro relazione brillano di sole e colori vibranti, ricorrono toni caldi e accoglienti e soprattutto il rosso, nell’abbigliamento e nelle unghie smaltate di Carol.
Perfino i due personaggi cambiano. Carol è una fredda femme fatale, attraente ed elegante, che sembra quasi un sogno lontano nell’obbiettivo di Therese, aspirante fotografa. E tuttavia scopre nuova dolcezza e vulnerabilità nei dialoghi con la giovane amata, che invece diviene più sicura e consapevole grazie alla relazione e alla riscoperta della sessualità.
- Kinky Boots
Comprare un paio di stivali: una piccola incombenza negata rivela le infinite difficoltà quotidiane delle comunità transgender e drag.
La storia muove dalla crisi finanziaria di una fabbrica di scarpe da uomo: ambientata nella periferia di Londra, tanto il neo-proprietario ereditiere quanto le scarpe di pelle che produce appaiono grigi, noiosi e tradizionali.
Solo l’arrivo della drag queen Lola smuove la vicenda e salva la fabbrica, che inizia a produrre scarpe eccentriche, colorate, con tacchi vertiginosi in taglie da uomo.
- Mysterious Skin
Il film segue le vite di due adolescenti: Brian, convinto di essere stato vittima di un rapimento alieno da bambino, e Neil, giovane omosessuale che si prostituisce e fa uso regolare di droghe. Per motivi diversi, entrambi hanno difficoltà ad intrattenere rapporti sociali ed intimi.
Con l’approfondirsi dei loro problemi, le loro vite vanno inesorabilmente verso lo sfacelo. Solo in ultimo i traumi irrisolti sembrano appianarsi e si intravede un lieto fine.
Altri recenti, ma già parte consolidata della LGBTQ+ culture, sono l’avvincente Dallas Buyers Club, lo smielato Blue Is The Warmest Color, il delicato The Danish Girl.
Negli ultimi anni Moonlight (2016) e soprattutto Call Me By Your Name (2017) si sono prepotentemente imposti nella scena LGBTQ+ e la loro fama ha contribuito ad estendere il dibattito sulla sessualità ad un pubblico più ampio.
In copertina: Laurence (Melvil Poupaud) e Fred (Suzanne Clément) in una scena del film Laurence Anyways (2012)
Maria Ascolese
Vedi anche: Black Films Matter e Queer Cinema: al RIFF è Love&Pride Day