L’inverno dei processi alle streghe di Salem
Il sonno della ragione genera mostri, asseriva Goya. E come dargli torto.
Con questa frase – che dette il titolo anche all’omonima opera – Goya rappresenta il punto di vista degli illuministi invitando il genere umano alla riflessione e all’uso della ragione.
Soprattutto a non lasciarla dormire perché quando questa sonnecchia, genera mostri.
Come la caccia alle streghe, per esempio, un mostro che ha originato un terrore collettivo che a sua volta ha dato vita ad una strage che si poteva sicuramente evitare.
Su che cosa sia la stregoneria, non credo ci sia bisogno di soffermarsi. Sul delirio invece che ha fatto da padrone ad uno dei processi più cruenti della storia, forse sì.
Di quale processo sto parlando? Di quello alle streghe di Salem che alla fine vide l’ufficiale morte per impiccagione di 19 persone, per lo più donne, accusate di stregoneria.
Ma andiamo con ordine.
Prima di entrare nel vivo del discoro infatti, dovremmo far chiarezza su quello che era il contesto storico dell’epoca che ha sicuramente inciso considerevolmente sull’accaduto.
Salem Village, ora noto come la città di Danvers, era un piccolo insediamento nato vicino Salem Town nel 1636 quando venne costruito dai primi pellegrini, immigrati puritani fuggiti dall’Inghilterra nelle colonie Americane.
Giunti da meno di un secolo, la comunità venne messa a dura prova non solo da svariate carestie, quanto soprattutto dal lungo scontro armato chiamato Guerra di re Filippo che aveva reso particolarmente tesi i rapporti tra gli indiani e i coloni inglesi tanto che le scorrerie dei primi perpetuarono nel tempo anche durante i processi per stregoneria.
A questi eventi seguirono altri disastri naturali che portarono i puritani a cercare un capro espiatorio, un essere soprannaturale che, causa di sventure, poteva però essere eliminato. E chi si prestava meglio di una strega?
Di fatti, la tensione crebbe maggiormente nel febbraio del 1692 quando Elizabeth Parris, figlia del pastore Samuel Parris, e la sua cuginetta Abigail Williams, si ammalarono gravemente di una malattia sconosciuta alla quale seguirono comportamenti inusuali e inquietanti. Ciò portò le rispettive famiglie a consultare svariati medici anche fuori dal villaggio.
Poiché nessuno dei dottori interrogati seppe dare un nome e una conseguenziale cura alle due bambine, venne interpellato il dottor William Griggs che per tutta risposta concluse che si trattava di un caso di possessione demonica. Una fattura causata da una strega, ad essere precisi.
Inutile dire che questa fu la svolta decisiva per iniziare, in un periodo storico di grandi disagi e turbamenti, uno dei più terribili processi alle streghe.
A peggiorare la situazione già di per sé parecchio delicata, si aggiunse il fatto che di lì a poco tempo anche altre ragazze iniziarono a manifestare gli stessi sintomi tanto che iniziarono a farsi ancora più insistenti – in quello che sarà stato un caso di isteria di massa come spesso accade – le voci riguardo il malocchio e la conseguenziale voglia di trovare un colpevole col fine di risolvere la faccenda.
Le ragazze quindi furono spinte – se non obbligate – a rivelare i nomi di chi avesse potuto lanciare su di loro questa maledizione. Venne quindi accusata una schiava indiana del pastore Parris, Tituba Indians, e con lei altre due ragazze quali Sarah Osborne e Sarah Good.
Istituito quindi un tribunale apposito, i sospettati vennero interrogati, per lo più sotto atroci torture, e vennero messi alla prova nelle recitazioni delle preghiere cristiane poiché era credenza popolare che le streghe non fossero in grado di pronunciarle correttamente. Inoltre, come ulteriore prova, vennero poste dinanzi alle fanciulle presumibilmente vittima del loro maleficio per vedere, come si credeva, se avessero delle visioni demoniache davanti a queste streghe.
Alla fine verso la fine del mese di febbraio,Sarah Osborne, Sarah Good e Tituba Indians furono arrestate con l’accusa di stregoneria. E dopo di loro mille altre.
Alla fine dei processi – che non possiamo menzionare tutti per ovvi motivi – vennero arrestate circa duecento persone, di cui 144 vennero processate, 54 confessarono sotto tortura di essere streghe probabilmente perché in quel modo avrebbero accontento i fanatici del momento e 19, come anticipato prima, vennero condannate all’impiccagione presso la collina che oggi è nota come Witches’ Hill.
In ogni caso, nonostante i processi, i casi di isteria continuarono per tutta l’estate tanto che alla fine i pastori più influenti della regione iniziarono a contestare il lavoro della Court of Oyer and Terminar, ovvero il tribunale incaricato dei processi. Questo non solo perché si stava trasformando in una vera e propria strage, quanto perché non c’erano delle prove sufficienti per accusare delle persone di stregoneria. In fondo tutto venne messo nelle mani delle fanciulle del villaggio che puntavano il dito contro persone totalmente a caso, rivolgendo loro accuse che non erano verificabili da terzi.
I processi terminarono ufficialmente il 12 ottobre del 1692 quando il governatore Phips proibì ogni ulteriore carcerazione o processo per fatti di stregoneria sciogliendo quindi la corte.
Adele De Prisco
Vedi anche: I prigionieri di Alcatraz e la grande fuga