Mario Draghi, l’ultima riserva dello stato
In questi giorni non si parla d’altro: il nostro presidente
della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito il ruolo di
nuovo Presidente del Consiglio all’economista, banchiere,
dirigente pubblico ed accademico Mario Draghi.
Schivo e riservato, come non siamo più abituati a vedere i nostri politici tra un tweet e un post di Facebook, Draghi nasce a Roma nel 1947 da madre farmacista di origini avellinesi e padre padovano, banchiere presso la Banca d’Italia, IRI di Donato Menichella e la Banca Nazionale del Lavoro.
A soli quindici anni Draghi (insieme a sua sorella Andreina e suo fratello Marcello) perde entrambi i genitori, un’esperienza terribile che però non interrompe i suoi studi e le sue ambizioni, tant’è che il nostro presidente si diploma all’Istituto Massimo di Roma per poi laurearsi in Economia presso La Sapienza nel 1970.
Nel 1971, guidato dall’economista italiano Franco Modigliani, accede ad una delle più importanti università del mondo, la MIT (Massachusetts Institute of Technology) che ha sede negli Stati Uniti, a Cambridge nel Massachusetts. Da qui ottiene un dottorato di ricerca.
Sappiamo ben poco della vita privata essendo, come ho anticipato, un uomo molto riservato: è sposato, Maria Serenella Cappello, chiamata semplicemente Serena, che proviene da una famiglia nobile discendente della sposa di Francesco de’ Medici, Bianca Cappello. Mario e Serena hanno due figli: Federica Draghi, che dirige una
multinazionale che cura le biotecnologie e Giacomo Draghi trader finanziario presso la Morgan Stanley.
Quello che molti non sanno è che Draghi è stato un professore universitario presso l’università di Trento, di Venezia, di Firenze. Nel 1998 entra a far parte del Board of Trustees dell’Institute for Advanced Study (Università di Princeton) e nel 2003, della Brookings Institution. Diviene poi visiting fellow all’Institute of Politics della John F. Kennedy School of Government (Università di Harvard) nel 2001.
La carriera di Draghi è brillante e ricca di successi; nonostante avesse promesso all’economista Federico Caffè di non abbandonare mai la carriera accademica per incarichi diversi, nel 1983 diventa Consigliere del Ministro del Tesoro del Governo Craxi e, a soli 37 anni, ricopre il ruolo di Direttore Esecutivo della Banca Mondiale a Washington.
Diventa poi Presidente del Comitato Economico e Finanziario dell’Unione
europea ed entra a far parte del consiglio d’amministrazione di molte banche e aziende pubbliche.
Le tappe successive delle sua carriera sono quelle di Direttore generale del
Ministero del Tesoro e Presidente del Comitato Privatizzazioni, periodo nel quale avvia un’enorme campagna di privatizzazione delle più importanti aziende statali italiane come la Telecom, l’Enel e l’Eni.
Tutti lo abbiamo conosciuto per il suo incarico come Governatore della Banca d’Italia e successivamente come presidente della BCE (Banca centrale europea).
Soltanto un anno dopo aver ottenuto l’incarico presso la BCE, è stato
nominato “uomo dell’anno” dai quotidiani inglesi Financial Times e The Times, per aver gestito al meglio la crisi del debito sovrano europeo, quando la crisi finanziaria stava per contagiare anche l’economia spagnola e quella italiana. Resta famosa la frase “whatever it takes”.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato un preciso incarico al nuovo Presidente del Consiglio: affrontare la crisi sanitaria, la crisi economica e la crisi sociale. Questi saranno gli obiettivi principali del nuovo governo. Draghi ha anche un’altra funzione in questo particolare momento di crisi politica, quello che in gergo automobilistico viene definito “safety car”: consentire ai partiti politici di utilizzare tale periodo per tornare a fare politica, a combattere per le proprie idee e per i propri
progetti e, soprattutto, che le battaglie politiche tornino ad essere tra idee e non tra persone.
Auspicando che Mario Draghi possa essere anche l’uomo dell’anno di questo 2021, sicuramente si apre un nuovo capitolo della storia del nostro paese.