Medicine at Midnight: i Foo Fighters ritornano con il loro decimo disco
A distanza di quasi quattro anni dall’uscita di Concrete and gold, finalmente, il 5 febbraio 2021 i Foo Fighters hanno rilasciato il loro decimo disco: Medicine at Midnight.
Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana, già a settembre 2019, sul palco di Rock in Rio, in Brasile, aveva annunciato che a breve sarebbe tornato in studio per registrare un nuovo disco.
E infatti, dalla fine del 2019, i componenti della acclamatissima rock band si sono rinchiusi in una casa in California pronti a creare un nuovo capolavoro musicale.
A fine gennaio 2020 era già tutto pronto, l’idea era di far uscire il disco proprio quell’anno, un anno che avrebbe dovuto essere all’insegna di concerti e festeggiamenti per i loro 25 anni di attività ma, come per tante altre cose, la pandemia ha scombussolato anche i loro piani.
I Foo Fighters hanno così deciso di rimandare e il momento tanto atteso è finalmente arrivato.
Dave Grohl, parlando di Medicine at Midnight,ha dichiarato, senza troppi giri di parole di voler creare un vero e proprio album da festa e, da fan accanita, vi comunico che ci è riuscito perfettamente.
Il nuovo disco stravolge tutto e tutti con il suo groove marcato e ritmi energici dal tocco funk, dimostrando che questa band statunitense può tranquillamente andare oltre i propri soliti schemi e creare ugualmente delle vere e proprie opere d’arte. Ovviamente, non mancano canzoni in pieno stile Foo Fighters dai marcati suoni rock.
In un’intervista per Rockol, Dave ha chiarito il senso del titolo dicendo: «Abbiamo scelto questa parola per il titolo perché rappresenta la guarigione, mentre la mezzanotte rappresenta l’urgenza, il fatto che hai bisogno di qualcosa subito, in fretta».
E quale medicina cura più veloce del rock? Perché, che sia ben chiaro a tutti, il rock non è morto e questo album, come questa band in sé, ne sono la cosiddetta “prova provata”.
Il brano che apre il disco è Making a fire, un pezzo coinvolgente e dal tocco pop rock ma, il singolo apripista del disco, quello che ha diviso nettamente l’opinione dei fan è Shame Shame: inizia con un semplice ritmo di batteria a cui Grohl aggiunge delle dita che schioccano. Shame Shame nasce da un incubo che lo stesso Dave ebbe da adolescente: una bara in fiamme in cima ad una collina e lui che cercava di aprirla, anche se scottava. Questo brano, dal tono scuro e melanconico, presentato, prima dell’uscita del disco, al Saturday Night Live,aveva la chiara intenzione di stravolgere tutte le certezze dei fan, di creare una sorta di sorpresa e insinuare nella testa dell’ascoltatore delle domande.
Il terzo brano in fila è Cloudspotter, forse uno dei pezzi più ballabili, che nasconde, in realtà, un forte pessimismo.
C’è poi Waiting on a War, che tra colpi di chitarre elettriche e batteria, si apre con il ricordo di un piccolo Dave con la paura della guerra e si chiude sempre con la paura di un possibile conflitto, stavolta però indotto dalla secondogenita di Grohl, che nel 2019 era timorosa di una guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord.
A seguire c’è il brano che ha dato il titolo al disco, Medicine at Midnight che, ispirato al ritmo degli anni ’80, ci dona un sound rock ballabile.
No son of mine è un omaggio a Lemmy Kilmister, uno degli artisti che più ha influenzato Dave Grohl, ed è un brano che rappresenta tutte le influenze artistiche che lo hanno plasmato come batterista.
La settima traccia è Holding poison che si rifà ai vecchi brani della band, è una specie di rewind della loro carriera musicale ma risulta comunque come qualcosa di mai ascoltato prima d’ora.
Il penultimo brano, Chasing birds è un pezzo dai toni più pacati, una melodia semplice che fa da sottofondo a una riflessione personale.
Il disco si chiude con Love dies young, un brano con una vera e propria carica musicale, che dà energia e provoca entusiasmo. Dai toni pop-rock, Love dies young è pieno di vitalità ed è, al momento, tra i miei preferiti di questo disco.
Come avete potuto capire, anche stavolta, i Foo Fighters non ne hanno sbagliata una. Quindi, se non lo avete ancora fatto, portate la vostra mente e il vostro cuore nell’universo “Foo Fighteriano” e apritevi alle emozioni che questi brani vi porteranno.
Mariachiara Di Costanzo
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