Quando l’arte incontra il cinema: 5 film da vedere assolutamente
Prima di girare una sequenza mi piace mostrare dei dipinti a Storaro, il mio direttore della fotografia. Per Strategia del ragno ci siamo ispirati ai pittori naïf e alle loro notti: abbiamo girato al crepuscolo, senza filtro, per ottenere quel blu liquido che sembra bagnare le persone.
– Bernardo Bertolucci
Cinema e arte sono da sempre il guanto e la mano, corpo e anima.
L’arte come musa ispiratrice, quella folgore di luce che indica al regista un cammino da percorrere, una storia da plasmare.
Spesso grazie al cinema abbiamo modo di scoprire le biografie di illustri pittori, oppure gustare gli omaggi a dipinti e sculture, o semplicemente, catturiamo metafore e modi di rappresentare le scene secondo i dettami e le tecniche plastiche dell’arte.
- Bande à part
Uno dei capolavori del regista francese Jean-Luc Godard dell’anno 1964, in cui il museo Louvre di Parigi diviene la scenografia, il set di una scena memorabile. I due protagonisti trascorrono il proprio tempo girovagando per le strade di Parigi; ma un bel giorno decidono di progettare una rapina nella villa della zia di Odille. I tre personaggi intraprendono una memorabile corsa attraverso le sale del museo per battere il record della visita di un turista americano che ammonta a nove minuti e quarantacinque secondi.
- The Dreamers
The Dreamers di Bernardo Bertolucci, capolavoro cinematografico dei primi anni 2000, conta diversi riferimenti artistici. Il film è ambientato a Parigi durante il moto studentesco del 1968, noto anche come Maggio francese. In una delle scene più famose, i tre protagonisti tentano di battere il record di corsa attraverso il Louvre, con esplicita citazione al film del 1964 Bande à part. Inoltre, il regista sofferma l’inquadratura sul Giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David; ciò, probabilmente, non è dovuto solo al fatto che in Bande à part vediamo la stessa inquadratura e neanche al fatto che gli Orazi sono tre, come i protagonisti di Bande à part e come i protagonisti di The Dreamers. Il Giuramento degli Orazi, sebbene sia stato dipinto qualche anno prima dello scoppio della Rivoluzione francese, venne considerato come un punto di riferimento per tutti quelli che auspicavano un rinnovamento della società. In casa di Isabelle e Théo vediamo una riproduzione della Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, poi attualizzata, poiché sul volto della libertà viene riposta una foto di Marilyn Monroe: immagine che, a sua volta, costituisce un omaggio artistico, questa volta a Andy Warhol. Andando avanti, in una delle scene più intime, i tre fanno il bagno in una vasca e di fronte ci sono tre specchi sul bordo che riflettono la loro immagine, a ricordare i trittici di Francis Bacon. E ancora, verso il finale, vediamo i ragazzi dormire, nudi insieme, in un’immagine che evoca, attraverso le voluttuose forme di Eva Green, le odalische di Ingres, e dall’altra un dipinto come la Morte di Sardanapalo di Delacroix, sia per l’ambientazione esotica, sia per la sensualità e le nudità, ma anche per il riferimento al tema del suicidio. Per non parlare dell’omaggio alla Venere di Milo attraverso la bellezza disarmante di Eva Green.
- La migliore offerta
Il film di Giuseppe Tornatore si presenta come un’opera particolarmente adatta per apprezzare la vitalità e l’importanza della tradizione classica. Il protagonista è un battitore d’aste di grande successo e un esperto di arte di competenza assoluta. Inoltre, egli usa dei guanti per isolarsi da ogni contatto umano; difese escogitate per limitare i rapporti con gli altri: gli unici oggetti che sfiora a mani nude sono le opere d’arte. La sua casa, piena di capolavori, nasconde una stanza segreta i cui muri sono coperti da quadri preziosi che rappresentano un’infinità di volti femminili ritratti da grandissimi artisti. La contemplazione di queste immagini rappresenta il modo in cui Oldman riesce a sublimare ogni pulsione affettiva, ma il potere emotivo e compensativo dell’arte, la dialettica tra vero e falso, inganno e verità, il contrasto tra acume intellettuale e incapacità di comprendere gli altri dominano il film in modo così totale che sembra quasi superfluo insistervi. Infine l’arte – in questo caso la pittura – serve per sopravvivere, conforta e nutre emotivamente, ma non può essere un surrogato della vita.
- Brama di vivere
Un film del 1956 diretto da Vincente Minnelli, basato sulla vita del pittore olandese Vincent van Gogh, a partire dall’omonimo romanzo di Irving Stone. L’omaggio è all’anima duplice del pittore: geniale e tormentata. Vengono ripercorse diverse tappe della sua vita, partendo proprio dal Belgio, attraversando Parigi, per poi morire suicida a Auvers-sur-Oise. Spesso a paesaggi ripresi dal vero si sostituiscono riproduzioni di opere originali del celebre pittore. Recatosi ad Arles, in Provenza, la gran luce del Mezzogiorno è per lui una rivelazione che lo esalta, spingendolo ad un’attività febbrile. Egli invita il celebre pittore Gauguin a raggiungerlo e a condividere la sua vita di lavoro, ma quest’ultimo si rivela collerico e brutale, incapace di comprendere il travaglio spirituale di Van Gogh, così lo abbandona.
- Il ciclo di Cremaster (Matthew Barney, 1996-2002)
Il ciclo di Cremaster è un “sistema estetico autoestinguente” per tutti gli amanti di arte contemporanea. Realizzato tra il 1996 e il 2002, è infatti composto da 5 lungometraggi la cui lunghezza va dai 40 minuti alle tre ore ciascuno. L’ambizioso progetto, correlato da sculture, libri d’artista, fotografie e disegni è stato realizzato da Matthew Barney, artista e regista americano che scandaglia il suo talento immaginifico in modo visionario ed etereo. Il progetto è ricco di allusioni anatomiche, alla posizione degli organi riproduttivi durante il processo embrionale della differenziazione sessuale.
Vedi anche: Eva Green: dieci curiosità sull’incantevole e poliedrica attrice