Una vita nel mezzo: confessioni di una donna del nuovo millennio
Essere donna nel 2021.
Quante volte avete letto questa frase?
Decine e decine di volte, in cui vi siete rispecchiate in tanti doveri e pochi diritti, scritti nero su bianco.
Questo non vuole essere uno sferzante attacco nei confronti degli uomini, né tantomeno un inno al femminismo. Sono semplicemente una donna che racconta la sua storia perché sa di essere capita e sa che, con rammarico, un po’ tutte alla fine di questo articolo diranno “è vero, l’ho vissuto anch’io”.
Inizia tutto quando nasciamo, abbiamo un compito arduo: essere carine. Più sei carina, più sei “brava”, più complimenti e pizzicotti sulla guancia riceverai.
Durante la pubertà inizierà a crescerti il seno e Dio, fa che entri almeno in una seconda, altrimenti sarai chiamata “piatta” o “tavola da surf”. Ma non deve crescere di più, altrimenti sarai volgare e non ti perdoneranno neanche una scollatura.
I fianchi iniziano ad allargarsi, “per ospitare una nuova vita”, dicono.
E tu, quella nuova vita, devi ospitarla senza lamentarti, perché è il dono più prezioso e non devi avere altra ambizione al di fuori di lui o fuori tempo.
Sarai una donna completa soltanto se sarai una madre premurosa, una moglie attenta, una figlia di cui vantarsi alle cene con amici e parenti.
Ma chi ci pensa mai a noi?
Alle nostre passioni, alla solitudine se ci si libera da questi dettami, alla voglia di essere libere in un mondo che ci vuole angeli del focolaio di giorno e porche di notte?
Angeli e diavoli, fate e puttane, ma sempre a loro piacimento.
E allora comincerai ad odiare i tuoi fianchi larghi, il tuo sedere, il tuo seno.
A diciassette anni inizieranno a spiegarti che molte cose “non si addicono ad una ragazza”, che quel fidanzato che hai scelto dovrà essere in grado di sostentarti, che quel commento inappropriato lo meritavi perché eri troppo scoperta, troppo sfacciata, troppo provocante o provocatoria. Ma comunque, sempre troppo qualcosa.
Se quel vestito è troppo stretto devi toglierlo, ma anche se è troppo corto o troppo scollato. E se mettessi quello lungo ed accollato? Beh no, in tal caso sembreresti una suora e si sa, ai ragazzi non piacciono le suore.
Sarai intelligente ma non troppo, i ragazzi si annoiano; un po’ frivola ma non stupida.
E dato che questo potremmo definirlo come l’articolo delle verità scomode, ne ho un’altra da ammettere: a volte odio essere donna. A volte vorrei semplicemente aver avuto quel fiocco blu all’entrata di casa, per poter vivere la mia vita senza tutte queste stupide regole non scritte.
A volte mi piacerebbe essere elogiata per la mia caparbietà, per la mia ironia, non per la taglia del mio seno o per un viso carino.
Vorrei una società che badi ai miei diritti, che renda il mio salario equo, che mi riscopra come mente e non come corpo.
Vorrei non dovermi limitare per la paura del giudizio altrui, vorrei non dover vivere nel mezzo.
Catia Bufano
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