Dalla Megxit alla Megshit – Intervista ai Sussex
Pioggia di accuse sulla Corona inglese nell’intervista in chiaro su tv8
L’8 gennaio 2020 avveniva la Megxit: Harry e Meghan, duchi di Sussex, con un comunicato online, annunciavano a sorpresa l’intenzione di rassegnare le «dimissioni» da membri senior della famiglia reale.
L’8 marzo 2021, dopo poco più di anno dalla Megxit e dopo una guerra fredda combattuta a suon di privazioni, proteste e malcelate ripicche, arriva, per nulla a sorpresa, un’intervista degli ex duchi di Sussex, rilasciata ad Oprah Winfrey, che ha tutte le carte in regola per diventare l’intervista dell’anno.
Era l’8 marzo 2020 quando, nel bel mezzo di una pandemia, Harry, il più giovane e il più problematico dei figli di Carlo, l’ex ragazzo incorreggibile, l’ex scapolo d’oro, ammetteva la necessità, forse già maturata da tempo e in tempi non sospetti, di fare un passo indietro, di riappropriarsi, assieme a sua moglie Meghan Markle, della sua vita, ora che questa sembrava per la prima volta completa.
Da questo momento in poi comincia per i due un periodo di transizione, di passaggio da uno status che li vede in primo piano negli impegni connessi al ruolo di reali ad una posizione più defilata e di maggiore libertà e indipendenza dalla famiglia reale.
Non c’è voluto molto perché quella che doveva essere una fisiologica e serena transizione si trasformasse in uno scontro tra la famiglia reale e i due dissidenti, Meghan e Harry, rifugiati prima in Canada, paese del Commonwealth, e poi in California, a Santa Barbara dove il magnate Tyler Perry ha offerto loro ospitalità e protezione. Ospitalità e protezione che né la famiglia reale né i contribuenti inglesi erano disposti più a garantire.
Nonostante la proverbiale riservatezza della corona, ne sono volati di stracci in questi 12 mesi. Oltre ad un oceano, una distanza siderale e glaciale si è interposta tra le due parti: tra Harry e suo padre, tra Harry e il fratello a cui tanto è legato, tra Harry ed Elisabetta, sua nonna nonché sua regina.
A distanza di 12 mesi a segnare chiaro e netto il solco che già da tempo divideva le due parti contrapposte, arriva una clamorosa intervista, i cui diritti sarebbero stati acquistati dalla CBS per una cifra che va dai 7 ai 9 milioni di dollari.
Oprah Winfrey, e chi se non lei, in un’intervista a quanto pare non concordata (ma sulla spontaneità dell’intervento serbiamo non pochi dubbi) ha permesso agli ex Sussex di togliersi una manciata di sassolini dalle regali calzature.
Meghan in attesa di una bambina, in un elegantissimo (forse anche troppo per un pomeriggio in giardino) Armani nero, con una compostezza a tratti affettata, ha spiegato ad Oprah e al mondo intero le sue ragioni. Ha descritto una situazione asfissiante, una solitudine tossica, a tratti incompatibile con la vita, incompatibile sicuramente con una vita che possa definirsi vivibile.
Harry, in completo grigio, con la mano nella mano di sua moglie, ha denunciato apertamente e senza mezzi termini una sorta di deja-vu, una storia che si ripete ciclica e immancabilmente letale: la storia di sua madre Diana.
A condire questa sorta di confessionale una serie di accuse pesantissime rivolte ai tabloid che masticano e maciullano tutto e tutti senza ritegno, alla società inglese gretta e conservatrice, alla “ditta” della monarchia britannica colpevole di noncuranza, di crudele disinteresse e addirittura di razzismo nei confronti di Meghan, primo membro afroamericano della famiglia Windsor e di suo figlio Archie.
Ma chi, come me, ha seguito e amato The crown non aveva bisogno di questa intervista per capire quanto fosse disfunzionale la famiglia reale inglese. Da qualunque parte di questa vicenda si voglia stare, ovunque sia la verità quello che è innegabile è quanto sia tossico l’ambiente dorato della famiglia reale.
Harry parla di una “storia che si ripete”, la storia di Lady Diana. E in effetti una ciclicità esiste, un minimo comune denominatore di ogni storia si può rintracciare: la rinuncia alla possibilità di scelta.
Ogni membro della famiglia reale, acquisito e non, abbraccia una vita in cui non c’è spazio per la scelta, per il libero arbitrio, per la propria identità, per un sano individualismo. Vivere al servizio della corona significa vivere una vita eccezionale, rinunciare ad una vita normale.
Ma perché una vita eccezionale dovrebbe essere preferibile ad una vita normale? Perché dovrebbe essere preferibile una vita eccezionale se questa vita ti impone la rinuncia a te stesso?
È questo quello che emerge dalle parole di Meghan, dalle parole di Diana ancor prima. È questo quello che deve aver spinto Edoardo VIII ad abdicare per amore di Wallis Simpson.
Quello a cui ha rinunciato un giovane Carlo innamorato di Camilla, sposando una diciannovenne Diana; quello che ha dovuto soffocare la giovane principessa Margaret allontanandosi dal Capitano Peter Townsend, divorziato e più grande di lei di 15 anni. (Leggi anche l’articolo Triangolo a corte: Diana tra Carlo e Camilla).
Il diritto ad essere se stessi, ad agire, a pensare, ad avere opinioni, a vivere autonomamente.
Questo è quello che i Sussex sembrano rivendicare attraverso l’obiettivo di Oprah: la necessità di una vita normale, la ricerca di pace, il bisogno di affermare la propria identità rispetto alla fagocitante macchina reale. Una vita fatta di passeggiate in riva al mare, di beneficienza, di un lavoro, milionario sia chiaro, che possa garantire una solida stabilità economica.
Una ciclicità si ravvisa nelle storie dei reali inglesi, nei loro desideri, nelle ambizioni a volte perseguite, spesso mortificate. Una ciclicità si ravvisa altrettanto chiaramente nel trattamento riservato a chi tenta di sfuggire a questo meccanismo spersonalizzante, che schiaccia ogni individualismo, ogni slancio personale.
Gelida e inesorabile cala su di loro la damnatio memoriae della corona. I dissidenti, neanche tanto lentamente, sono avvolti dall’oblio, da un isolamento, da un embargo che è soprattutto umano, emotivo, affettivo. Più della privazione di titoli, patrocini, finanziamenti e scorte, è il silenzio la punizione riservata a chi antepone se stesso alla corona.
E allora la fuga si trasforma in un esilio: perché è questo quello che a noi sembra la vita di Harry e Meghan a Santa Barbara.
Valentina Siano
Vedi anche: The crown: lunga vita alla regina