Dalla poliomielite al covid-19: i vaccini più importanti della storia
Riprendiamo il nostro percorso sulla storia dei vaccini da dove lo avevamo interrotto.
Poliomielite
Un’altra malattia di tenuta mondiale che gli scienziati tentarono di debellare con un vaccino fu la poliomielite, che come ci suggerisce l’etimologia greca del termine poliós myélos colpisce i neuroni motori del midollo spinale e ha come effetto più comune la paralisi degli arti inferiori, ma nei casi più gravi può portare anche a quella totale o a morte per paralisi dei muscoli respiratori.
Tale malattia fu riconosciuta da Jacob Heine nel 1840 ma il suo agente eziologico, il Poliovirus, fu identificato nel 1908 da Karl Landsteiner.
I primi risultati si ebbero solo nel 1950, quando lo scienziato polacco Hilary Koprovsky sviluppò un vaccino da assumere per via orale, dopo averlo sperimentato su embrioni di pollo e topo.
Purtroppo, il vaccino di Koprovsky fu molto osteggiato, in quanto si diffuse la credenza, successivamente smentita, che alcune dosi distribuite nel Congo Belga fossero state contaminate da un virus degli scimpanzè, ritenuto progenitore dell’HIV umano.
Una soluzione che si discostò dalla precedente fu quella del collega statunitense Jonas Salk che sviluppò nel 1952 l’IPV (Inactive Polio Vaccine) optando per l’iniezione di Poliovirus inattivati. Esso costituì il primo vaccino antipolio efficace diffusosi perché poco dopo il suo sviluppo iniziarono le prime campagne di vaccinazione per i bambini.
Tale velocità nei tempi di distribuzione fu dovuta alla scelta di Salk di non brevettare il vaccino, permettendo a chiunque di riprodurlo affinché raggiungesse il bacino più ampio di persone.
Ad un giornalista che gli domandava a chi appartenesse il brevetto egli rispose così: “Direi alla gente. Non esiste un brevetto. Si può forse brevettare il sole?”.
Salk compì un atto di solidarietà nei confronti della collettività, di consapevolezza scientifica e civile, rinunciando al proprio profitto personale e al possesso del vaccino.
Nel 1957 il polacco naturalizzato statunitense Albert Bruce Sabin sviluppò un secondo vaccino orale che si diffuse molto più di quello di Koprowsky, attraverso Poliovirus attenuati, dando vita all’ OPV (Oral Polio Vaccine).
Il vaccino della poliomielite ha generato la prima moderna vaccinazione di massa, iniziata su scala mondiale nel 1963.
Nonostante la ricerca scientifica si sia adoperata alla presentazione di un vaccino in tempi brevi e l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia condotto un’efficace campagna di vaccinazione, la malattia ha continuato a circolare in paesi in cui vi sono scarse condizioni igieniche e di sviluppo sociale e economico come Nigeria, India, Pakistan, Afghanistan, anche se in India non vi sono più casi documentati dal 2011.
Morbillo, parotite e rosolia
Il morbillo dal latino morbus “malattia” è una malattia infettiva esantematica che provoca un’eruzione cutanea. Si può risolvere spontaneamente ma si può incorrere in complicazioni che in casi rari possono condurre alla morte.
Il vaccino a tale malattia fu isolato in David Edmonston, un ragazzino di tredici anni che si prestò alla sperimentazione, mettendosi al servizio della scienza.
Maurice Hilleman microbiologo statunitense sviluppò il vaccino MPR (Morbillo Parotite Rosolia) che conteneva in sé altri due vaccini oltre a quello per il morbillo, ovvero quello per la rosolia e per la parotite.
Hilleman durante la sua carriera di biologo sviluppò anche il vaccino per l’epatite A e B, la varicella, il meningococco, lo pneumococco e per lo Haemophilus influenzae.
Il morbillo si diffuse molto negli Stati Uniti, infatti la vaccinazione fu autorizzata nel 1971, cinque anni prima che in Italia.
La primavera scorsa, mentre l’epidemia di Covid-19 imperversava in tutto il mondo, nella Repubblica Democratica del Congo si è registrata la più grave epidemia di morbillo dal 1963.
A causa del Covid-19 la campagna vaccinale contro il morbillo è stata sospesa, e i bambini spesso hanno ricevuto solo la prima delle due dosi necessarie per l’immunizzazione.
Si calcola che a causa del Covid-19 117 milioni di bambini in 37 stati diversi non saranno vaccinati.
Da questa informazione deduciamo che quello sanitario come altri ambiti sia un settore in cui i paesi industrializzati sono più avvantaggiati di altri, e come anche in una situazione di emergenza sanitaria le differenze non vengono appianate ma risultano invece evidenti e strutturali.
Spesso nel dibattito quotidiano sentiamo discutere sui tempi e le modalità con cui la campagna di vaccinazione anti Covid-19 verrà condotta in Italia ed Europa, ed estesa alla maggioranza della popolazione. La domanda sorge spontanea, come si svolgerà la campagna di vaccinazione per il Covid-19 nel continente africano?
Anche la parotite fu curata grazie all’importantissimo contributo della figlia di Hilleman che nel ’63 manifestò i sintomi della malattia, così il padre le fece un tampone sulla parte posteriore della gola, lo portò in laboratorio e nel ‘67 il vaccino era pronto. La prima dose del vaccino fu iniettata alla seconda figlia di Hilleman.
Tale breve racconto dimostra l’imprescindibilità del contributo del singolo in una prospettiva di salute nazionale e internazionale. Coloro che scelgono volontariamente di mettere a disposizione se stessi per sperimentazioni scientifiche, non dimostrano di essere incoscienti che si espongono volontariamente ad un pericolo, bensì di avere una coscienza civile che supera il beneficio del singolo, in una prospettiva più ampia e umanitaria.
In fine in questo breve excursus tra malattie e rispettive vaccinazioni giungiamo a quella dei nostri giorni per il virus Covid-19 che, al contrario di quanto scelse di fare Salk poco prima ricordato, è stata una competizione alla casa farmaceutica che lo brevettasse prima, e nessuno ha deciso di regalarlo affinchè raggiungesse il bacino più ampio di persone nel tempo minore possibile.
Inoltre, esso è stato oggetto di fake news che lo hanno screditato, rendendolo alla stregua di una pozione, un unguento creato da stregoni, screditando la ricerca scientifica.
Come dimostrato dalla precedente analisi il vaccino contro il Covid-19 non è stato l’unico ad essere bersagliato, ma in un paese democratico il vaccino si configura come l’unica soluzione possibile ad una malattia che si è dimostrata essere così feroce e letale.
L’unico presupposto per il progresso, di qualsiasi tipo esso sia è la conoscenza e la ricerca.
Chiara Celeste Nardoianni