Gli irregolari di Baker Street un po’ più lontani dal 221B
In una Londra vittoriana che risponde appieno all’esigenza di un’atmosfera a tinte fosche e dai caratteri misteriosi, aleggia il peso dell’occulto, di crimini cruenti e misteri che sembrano inspiegabili.
A chi potremmo affidarci, allora, se non al protagonista della penna di Arthur Conan Doyle?
Peccato però che questa volta Sherlock Holmes abbia ceduto il proprio posto all’idea di Tom Bidwell e infatti ne Gli irregolari di Baker Street una combriccola di protagonisti che vive ai margini della società ed aiuta le indagini di Sherlock e del fidato dottor Watson, che li recluta in prima persona.
In un sistema giuridico che non conosce il soprannaturale, l’appartamento 221B di Baker Street perde la connotazione centrale a cui siamo sempre stati abituati, così come lo stesso Sherlock, che viene quasi svilito nel suo personaggio di cui resta solamente l’ombra vigile a vegliare sulle azioni dei suoi adepti, come artefice della risoluzione dei casi.
Siamo dunque ben lontani dal protagonismo del nostro amato Sherlock, il quale armato di intelletto sopraffino è in grado di sfruttare ogni dettaglio a suo vantaggio, i protagonisti sono gli “ultimi” che si muoveranno sulle sue orme: Bea, Jessie, Billy, Spike, accompagnati da Leopold, che funge quasi da ponte con una realtà ben diversa da quella dei bassifondi cittadini, per le sue origini nobili che sceglierà di abbandonare per seguire gli “irregolari”.
Netflix ci offre 8 capitoli da circa un’ora che si possono guardare anche in maniera autonoma, slegando gli uni dagli altri, dato che ciascuno presenta un mistero da risolvere e una forte mescolanza in cui il crime si intreccia al paranormale senza mai eccedere.
Il male esiste, c’è ed agisce sugli uomini e sulle loro debolezze, coinvolgendo anche i bambini come vittime innocenti; ma resta nascosto dietro l’aura negativa di personaggi fantasy che non sono visibili a tutti, ma solo a chi cerca di sconfiggerne gli orrori e cioè al nostro gruppo di eroi.
Quanto c’è di trascendentale è offerto con misurata agli occhi dello spettatore, affinché non si abbia l’idea che le negatività siano completamente scollegato dalla realtà in cui si agiscono e infatti sarà compito dei giovanissimi protagonisti richiudere il varco spaziale che ha messo in relazione il mondo in cui vivono e quello da cui il male proviene.
Insomma, se quello che vi aspettate da questa serie tv è un grande ritorno dell’amato Sherlock Holmes, potreste restarne delusi; ma se siete in grado di interpretarlo come la punta dell’iceberg da cui nascono molteplici filoni interpretativi, allora potreste godere di un prodotto per il piccolo schermo che si offre come un gioiellino del tutto autonomo e con grandi potenzialità.
Così come nel caso di Enola Holmes.
Ultima chicca: avete notato che i protagonisti sono giovanissimi?
Che sia un modo per avvicinare anche i più giovani non solo alla serie tv stessa, ma anche alla conoscenza dell’autore e del suo protagonista? Diamo tempo al tempo e lo scopriremo.
Buona visione!
Alessandra De Paola
Vedi anche: Quando Baker Street si tinse di giallo