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L’ABC della finanza

In un mondo in cui il denaro fa circolare vite e idee, diventa essenziale conoscere quantomeno le basi di mercati, investimenti e “parolacce” come bond e obbligazioni. 

Di solito pensare a mercati, borse e banche non rimanda alle nostre menti immagini idilliache popolate da generosi e caritatevoli omini di marzapane.  

Complice anche letteratura e cinema, l’immaginario moderno ha infatti rappresentato questo settore come un inferno di cifre e di raggiri fraudolenti.  

I cattivi esempi certo non mancano: la storia di un certo Barry Minkow farà proprio al caso nostro. In Italia la sua biografia non è molto conosciuta. 

Barry, ragazzino prodigio, non ancora maggiorenne, riuscì ad ampliare esponenzialmente gli interessi e i guadagni della lavanderia di famiglia. La fece quotare in borsa e in un battito di ciglia si ritrovò ad essere un multimiliardario gestore di una compagnia di lavaggio tappeti e ristorazione (la ZZZZ Best).  

Tutto bellissimo, se non fosse che, oltre a ripulire tappeti, la sua azienda si occupava anche di riciclare denaro sporco. Verrebbe ironicamente da dire che non si era spostato tanto dal settore “igienico”.  

Racconti di questo genere spuntano ovunque nel mondo dell’alta finanza.  

Da esempi di contabilità creativa – atti che non rispettano le comuni norme contabili aziendali per far apparire migliori le condizioni di una società – all’esplosione devastante delle bolle, quando, in seguito all’aumento sconsiderato e ingiustificato del valore di determinati beni, si assiste al loro repentino crollo.  

Poste queste basi, sembra quasi scontato che buona parte della popolazione mondiale preferisca restare fuori da un mondo all’apparenza tanto ingiusto e pericoloso. Tuttavia, partire prevenuti non è mai l’approccio giusto. La conoscenza, piuttosto, è sempre l’arma migliore.  

Pensiamo ad una notizia degli ultimi tempi: la conferma del Recovery Fund. Di che si tratta? 

La Commissione Europea, dopo mesi di dibattito, ha alla fine previsto un fondo da circa 750 miliardi di euro per supportare i paesi europei colpiti dal Covid.  

L’Italia sarà tra le nazioni raggiunte dalla maggiore percentuale di aiuti: il 28 percento, ovvero 209 miliardi. Una somma stratosferica, ma attenzione: 127 verranno forniti in forma di prestiti semplice, mentre i restanti 82 saranno erogati nella formula a fondo perduto. 

Cosa significa? Significa che questi soldi saranno concessi gratuitamente: senza alcuna richiesta di restituzione e, di conseguenza, senza l’applicazione di interessi.  

Un’ottima notizia, considerando che nel prossimo anno si attende una profonda recessione dovuta agli effetti del virus capace di mettere in ginocchio il nostro PIL. Ricordiamo che l’acronimo sta per Prodotto Interno Lordo, cioè somma di beni e servizi prodotti da imprese pubbliche e private presenti su uno stato in un dato periodo di tempo. 

L’Italia, in realtà, è da questo punto di vista già in grave difficoltà rispetto agli altri paesi europei: presentiamo il debito pubblico più alto in UE dopo la Grecia ed è per questo che i nostri BTP subiscono uno spread enorme rispetto ai ben più solidi bund tedeschi.  

Sì, lo so, sto iniziando a parlare arabo. Cerchiamo di fare ordine.  

I BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) sono certificati di debito emessi dallo stato italiano e acquistati da società (banche, aziende nostrane o straniere) o singoli investitori che “prestano” parte del loro denaro alle nostre casse. Visto che il gruzzoletto accumulato dal Bel Paese tra spese colossali ed evasione fiscale non è poi tanta roba, ecco che il Tesoro si ritrova, più spesso di quanto sarebbe auspicabile, costretto a emettere questo genere di buoni.  

In Germania invece, visto un PIL più importante e un debito nettamente più contenuto, i bund emessi vengono spesso risarciti dallo stato alemanno alla velocità della luce. I bundse non si fosse capito, sono l’equivalente tedesco dei BTP italiani.  

Ciò spiega (semplificando) perché i buoni prodotti dalla Germania abbiano una fama ben più positiva rispetto a quelli italiani. Motivo per cui lo spread, differenziale che calcola la differenza di rendimento tra due titoli dello stesso tipo e durata, da anni ormai non fa che salire. E non sempre l’aumento di qualcosa ha un significato positivo.  

In ogni caso, tutta questa manfrina vuole dare una “lezione” ben precisa: certi termini fanno parte ormai del nostro vocabolario giornaliero ed è bene iniziare a capirli. 

Quante volte in tv assistiamo alla proiezione di dati del Nasdaq – indice finanziario americano che raccoglie una buona quantità di titoli tecnologici e informatici – o sentiamo parlare in radio o sul web di bund, quantitative easing, ottimi guadagni ottenuti da derivati… 

Non dobbiamo considerare finanza ed economia come esseri diabolici profondamente lontani dal nostro vivere quotidiano. Anzi, le scelte prese in questi campi ci influenzano da vicino, più del sapere il nome del giocatore che ha segnato durante l’ultimo derby.  

Dall’alto della mia ignoranza e come proposito rivolto in primis a me stessa, ribadisco la necessità di allargare le conoscenze in materia. Se non altro per poter comprendere meglio ciò che ci circonda e non finire impastati tra le mani di chi ne capisce più di noi e, per questo, può rigirarci come meglio crede.  

Sapere è potere.     

Giusy D’Elia  

Vedi anche: Social, fake news e politica: quando le notizie fanno i fatti

Giusy D'Elia

Disordinata, ansiosa, testarda, logorroica… ma ho anche dei difetti. I pregi scoprili leggendo i miei articoli! Sono Giusy D’Elia, classe 1997. Studio Filologia moderna perché credo nel valore della cultura umanistica. Ho un mondo dentro che ha paura di uscire, ma La Testata mi sta aiutando a farlo esplodere! Sono la responsabile di Tiktok.

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