Luigi da Porto e Lucina Savorgnan, i veri Romeo e Giulietta da cui Shakespeare trasse ispirazione
Se vi dicessi che l’intramontabile storia di Romeo e Giulietta non è, in realtà, un’idea originale di Shakespeare, ci credereste?
Ebbene sì: la prima versione scritta di Giulietta e Romeo, così come la conosciamo noi, non è quella di “Romeo e Giulietta” ma la Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti scritta da Luigi da Porto quasi 60 anni prima della pubblicazione della fortunata tragedia shakespeariana.
Luigi da Porto era un nobile vicentino arruolato nell’esercito veneziano e, come tutti i rampolli del tempo, si divideva tra carriera militare e ozi letterari. Un giorno, nel 1511, partecipa ad un ballo in maschera organizzato nel palazzo dei Savorgnan, una nobile famiglia imparentata con lo stesso Luigi da Porto per parte materna, in occasione del primo esordio in società della quindicenne Lucina che incanta il giovane da Porto sin dal primo sguardo.
I due si innamorano perdutamente e decidono di continuarsi a vedere clandestinamente nei mesi successivi, stando attenti a non far uscire mai allo scoperto il loro amore dato che appartengono a due rami rivali della famiglia. Decidono di giurarsi eterno amore e di sposarsi una volta che lui sarebbe ritornato dalla guerra, ma la loro promessa, però, non viene mai mantenuta poiché nella notte tra il 18 e il 19 giugno del 1511, Luigi, durante uno scontro con le milizie austriache, viene ferito da un colpo di lancia che lo lascia paralizzato sul fianco sinistro, costringendolo a ritirarsi a vita privata nella sua villa di Montorso Vicentino, in cui trascorre il resto dei suoi giorni dedicandosi allo studio e alla scrittura. Dopo molto tempo, apprende la notizia delle nozze combinate tra la sua amata Lucina e il cugino Francesco Savorgnan Della Torre e, distrutto dal dolore, decide di scrivere una novella intitolata, appunto, “Historia novellamente ritrovata di due giovani amanti” dedicandola sia alla sua amata che alla loro storia d’amore tanto intensa quanto dolorosa.
Per ragioni di prudenza, nella sua novella finge di raccontare una storia vera, riportatagli da un compagno d’armi, riguardo lo struggente amore fra Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti, anch’essi membri di due famiglie rivali nella Verona di duecento anni prima (pare che per scrivere questa storia fittizia, il da Porto si sia ispirato alla novella di Mariotto e Ganozza di Masuccio Salernitano).
Dopo la morte di Luigi da Porto, venne costruito un maestoso edificio, proprio dove prima c’era la dimora nobiliare della sua famiglia. Da quell’edificio, che si può tutt’ora ammirare, si vedono distintamente le due rocche scaligere di Montecchio Maggiore che si fronteggiano sulla cima di colli opposti. La tradizione dice che Luigi, durante gli anni della convalescenza, trovò ispirazione per scrivere il suo racconto guardando le due torri che si affrontano come fossero di famiglie rivali, ed ecco perché sono state ribattezzate come “le torri di Romeo e Giulietta”.
L’opera del da Porto ottiene un tale successo da essere tradotta perfino in inglese, ed è proprio da una di queste versioni tradotte che Shakespeare viene a conoscenza di questa bellissima e struggente storia, senza sapere che alla base di essa, c’è fondo di verità: la storia di un amore infelice vissuto da Luigi da Porto.
Shakespeare, rimanendone folgorato, decide di riadattarla in un’opera drammaturgica… e il resto è storia!
Alessia Miranda
Vedi anche: La Tempesta di Shakespeare al Mercadante: Luca De Fusco come Prospero