Non tutti gli aghi fanno male: tutto sull’agopuntura
Quante volte siamo svenuti per un semplicissimo prelievo di pochi minuti?
Sarà la vista del sangue o quella dell’ago, ma a me vengono i brividi solo a pensarci!
Eppure ci sono tecniche in cui gli aghi (anche abbastanza grossi) vengono inseriti nella pelle per scopo curativo.
Ebbene sì, oggi parliamo dell’agopuntura!
Questa medicina alternativa, non scientifica, attraverso grandi aghi infilati in alcune parti del corpo riesce ad apportare benefici all’individuo.
Secondo la tradizione cinese in tutto il corpo scorre l’energia detta qi, la cui interruzione genera le malattie e gli aghi, posti in punti particolari, riescono a correggerle. Esistono 12 canali chiamati meridiani che collegano i vari organi interni e, riuniti in una mappa, indicano i posti dove inserire gli aghi.
I primi riferimenti scritti sull’agopuntura furono trovati nel testo cinese Huangdi Neijing tra il 305 ed il 204 a.C., ma era già in uso nel neolitico dove venivano utilizzati aghi di pietra.
Durante la dinastia Shang l’agopuntura era largamente diffusa e nel periodo degli Han gli aghi di pietra vennero sostituiti da quelli di metallo. Presto la pratica si diffuse in tutta l’Asia come trattamento primario per molti disturbi.
Solo nel XVI secolo, grazie ad alcuni missionari portoghesi, l’agopuntura fu portata in Occidente e il primo trattato scritto venne proposto da Willem ten Rhijne. Ma più passava il tempo più la pratica perse valore a causa della venuta di molti farmaci i quali, ovviamente, erano più veloci ed efficaci.
Con Mao Zedong la tecnica fu ripresa e venne riscritta la teoria della medicina tradizionale cinese. Nel 1972 il presidente Nixon visitò la Cina e gli fu mostrato un paziente sottoposto ad un’operazione utilizzando l’agopuntura al posto dell’anestesia. La pratica destò molta curiosità negli Stati Uniti ma non fu assolutamente considerata dalla chirurgia.
Oggi l’agopuntura è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Culturale dell’Umanità.
Sono stati condotti numeri studi su di essa e con tesi contrastanti: c’è chi dice che riduca ansia e stress, altri che affermano la vanità della pratica e, ancora, si ritiene che porti benefici non a lungo termine.
In Italia è legale praticare l’agopuntura purché ad esercitarla sia un agopunturista esperto ed abilitato, proprio come recita la sentenza della Corte di Cassazione del 1982:
L’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia costituiscono atto sanitario e sono oggetto di attività riservata perché di esclusiva competenza e responsabilità professionale del medico chirurgo, dell’odontoiatra professionale, del medico veterinario e dei farmacista, ciascuno per le rispettive competenze. Chi la pratica senza questo requisito commette un atto illegale, punibile penalmente.
Secondo i promotori, la pratica aiuterebbe ad alleviare stress, ansia e depressione, ma può anche essere utile per cefalea, emicrania e dolori articolari.
Ma attenzione!
L’agopuntura non è un’alternativa ai farmaci ma affianca questi ultimi per la cura di alcune patologie che altrimenti sarebbero impossibili da guarire.
Insomma, queste sono le origini e le tradizioni di una pratica millenaria che ancora oggi viene esercitata in gran parte del mondo. E, sebbene l’idea di essere infilzata da grossi aghi non mi alletti, l’agopuntura resta una tecnica affascinante ed antica che si pone come prova della straordinaria intelligenza dei popoli passati!
Martina Maiorano
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