Parità di genere e giornalismo: nel 2021 la stampa è ancora maschilista
In un periodo in cui la parità di genere sembra essere un argomento di interesse comune.
In un anno in cui ci sono stati alcuni grandi traguardi che meritano di essere citati.
Il divieto delle mutilazioni genitali femminili in Sudan.
La legalizzazione dell’aborto in Argentina.
Prendiamo consapevolezza di una triste verità.
La vera uguaglianza, la parità di genere, appaiono ancora lontane. Ignorate da elementi basilari della nostra società: i media.
La comunicazione è il nostro pane quotidiano, da sempre. Da che l’individuo si è riunito in comunità, villaggi, da che ha tentato un approccio verbale per prendere decisioni, la comunicazione è diventata indispensabile per il funzionamento della società.
E oggi l’importanza è amplificata, per questo dovrebbe essere il megafono per le voci di milioni di milioni di persone. Il pensiero comune e le opinioni, e le leggi, passano attraverso i media.
E si sa, la stampa è parte essenziale di questi mezzi di comunicazione.
Ma il ruolo fondamentale della stampa viene a mancare quando testate giornalistiche di grande portata propongono articoli di stampo estremamente maschilista. Un esempio è quello che è successo giorni fa, quando si è diffusa la notizia che Mario Draghi sarebbe diventato Presidente del Consiglio.
Ed ecco decine di articoli su Serena Cappello, la moglie di Mario Draghi. Ritraggono la donna come riservata, lontana dai riflettori. Insomma, una pacata spalla per un politico di spessore. Ornamento e ombra di Mario Draghi.
Per non parlare poi di alcune citazioni, tra cui una conversazione tra Draghi e Cappello, in cui lui le dice di stare zitta.
Insomma, pagine e pagine di descrizioni frivole di cui avremmo volentieri fatto a meno.
Il problema è che un articolo del genere sul marito di una donna influente in politica non l’avremmo mai e poi mai visto!
Allora mi chiedo, cosa succede quando un giornale scrive di una candidata alle elezioni? Si presuppone che l’articolo sia incentrato sulle idee, sui progetti di questa persona.
Ma evidentemente ancora una volta mi sbaglio.
Sto parlando di Vittoria De Felice, la candidata del Pd alle elezioni comunali di Trento.
A settembre sono stati pubblicati articoli che la definivano “sexy candidata”, in cui si commentavano le sue “pose ammiccanti” e le sue “curve esplosive”. Oltre ad essere estremamente offensivi nei confronti della diretta interessata e di qualsiasi altra donna, queste insinuazioni non ci dicono assolutamente niente sul ruolo che Vittoria De Felice ha nel comune di Trento.
Insomma, la sua linea politica veniva abbozzata alla fine, quasi come se fosse un elemento secondario, trascurabile. C’è da dire che a sbizzarrirsi con associazioni sessiste e di cattivo gusto sono stati giornali e giornalisti più che noti!
In conclusione, è tristemente chiaro che la stampa si presenti ancora oggi, nel 2021, con uno stampo estremamente maschilista e sessista; così come la televisione, che dietro la facciata della parità di genere, nasconde ancora l’impronta patriarcale che relega la donna a velina ed accompagnatrice.
I traguardi che abbiamo raggiunto sono evidenti, ma se è vero che i media sono lo specchio della società, allora forse dovremmo porci qualche domanda.
Angela Guardascione
Vedi anche: Intervista a Cinzia Sciuto: tra informazione culturale e blasfemia