Teresa di Marcello Giannini ed è subito voglia di musica e localini asfissianti
Il 12 marzo è uscito in digitale Teresa, ultimo dei quattro album da solista di Marcello Giannini. Ma per la fetta di pubblico analogico che ha detto no a Spotify don’t worry: tra non molto sarà acquistabile anche la versione in vinile.
Ad anticipare l’album prodotto da NoWords, il brano omonimo Teresa il cui video, curato da Loredana Antonelli, è la prova che gli artisti napoletani -citando Stanis La Rochelle – sanno essere “davvero poco italiani” quando vogliono.
Era il 5 marzo del 2020 quando Marcello Giannini presentava, nel giorno del suo compleanno, nella storica location dell’Auditorium Novecento, Delirium tremens, terzo album da solista.
Per conoscere Delirium tremens clicca qui.
C’ero ed ero proprio felice di esserci. È stata l’ultima festa, l’ultimo compleanno festeggiato, l’ultimo evento musicale prima del buio artistico della pandemia. Una serata di musica, che poteva tranquillamente trasformarsi in un maxi focolaio a giudicare dalla gente presente, ma che è stata in realtà una festa strana, allegra e malinconica al contempo, come allegro e malinconico al contempo è Marcello, i suoi discorsi, la sua musica.
A distanza di un anno, un anno che continueremo a definire “complesso” per evitare di cedere alla volgarità, Marcello Giannini fa la Resistenza e ci regala Teresa. La Resistenza al silenzio, allo stillicidio, alla lenta e insopportabile agonia a cui è sottoposta l’arte da un anno a questa parte. Forse anche da decenni.
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Ci regala Teresa che è, oltre ad un ricordo e un omaggio alla nonna Teresa, anche l’ennesima tappa del suo viaggio artistico: una tappa costruita, cercata, faticosamente raggiunta. Una tappa impervia in un territorio imprevisto e per diversi aspetti inospitale: quello della musica durante una pandemia.
Teresa è un ritorno ad armonie più semplici, meno elaborate eppure raffinate, ricercate; è la scelta di ritornare ad un suono più crudo e primitivo, più legato al rock, al blues e alle chitarre morriconiane.
Abile e raffinato chitarrista (degli Slivovitz, dei Nu Guinea, della Guru), musicista ostinato e rigoroso, ormai navigato solista, Marcello non tradisce le sue origini e porta avanti l’idea che la musica sia un prodotto corale, l’espressione di un confronto, il frutto di una miscela.
E, dunque, ogni brano di Teresa è stato creato partendo da una traccia di batteria per poi aggiungere strati di melodie il più semplici possibili. Lo sforzo è stato quello di cercare di dare sempre il suono di una band che sta registrando insieme, anche quando non è stato così.
In Teresa, allora,confluiscono e trovano armonia suoni, strumenti e strumentisti diversi: le batterie di Marco Castaldo, Andrea De Fazio e Stefano Costanzo, le percussioni di Michele Maione il sax di Pietro Santangelo, l’armonica di Derek di Perri, il violino di Riccardo Villari, il contrabbasso di Paolo Petrella, nonchéuna traccia di basso elettrico di Stefano Mujura Simonetta.
Teresa esce in un momento difficile, in un momento in cui ogni giorno il deserto guadagna metri sull’arte: e allora per un attimo, ascoltando le 8 tracce del disco, pensi a come sarebbe bello ascoltarlo dal vivo, in qualche locale chiuso, piccolo e asfissiante, in mezzo a gente sconosciuta e rigorosamente sudata. A come sarà bello ascoltarlo dal vivo, in qualunque locale, a qualunque distanza.
Valentina Siano
Vedi anche: Musica Indie: guida all’ascolto
Cara Valentina sembra che conosci mio figlio meglio di me!