5 motivi per amare Timothée Chalamet
Attore newyorkese, classe 1995, Timothée Chalamet ha raggiunto la notorietà nel 2017 grazie al film diretto da Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome, per la cui splendida interpretazione fu candidato agli Oscar e ai Golden Globe come migliore attore protagonista a soli ventitré anni.
Chiedete a qualunque donna (e anche ad alcuni uomini) di età compresa tra i quindici e i settant’anni, di elencarvi cinque motivi per amare Timothée Chalamet. La risposta sarà uguale per tutte: «Solo cinque?».
L’impresa è assai ardua, perché il giovane Timmy ha molte frecce al suo arco, ma colgo volentieri la sfida. Per lui questo e altro!
- Nonostante sul grande schermo interpreti personaggi tenebrosi e sicuri di sé, nella realtà Timothée appare estremamente timido e impacciato nel parlare in pubblico, in un modo assai adorabile che lo rende ancora più affascinante e, certamente, più vicino a noi comuni mortali.
- Con i suoi lineamenti decisi, tipicamente mediterranei, incorniciati da lunghi boccoli scuri che ne smorzano la severità dei tratti, e il fisico esile e slanciato, sotto certi aspetti ancora acerbo, sembra uscito da uno splendido dipinto rinascimentale.
- Parla fluentemente francese, poiché fin dalla più tenera età ha trascorso le sue estati a Le Chambon-sur-Lignon, un piccolo villaggio vicino Lione, presso la casa dei nonni paterni.
- Al liceo, per un esame di Statistica, invece di scrivere una lunga, noiosa relazione da leggere in classe, Timothée presentò la sua ricerca sotto forma di rap, mostrando le sue rime in un piccolo video amatoriale che gli procurò – ahi lui! – una insufficienza, ma che per noi fan è la prova tangibile che Timmy T (questo il suo pseudonimo da rapper) sia un vero animale da palco scenico, perfettamente a suo agio in qualsivoglia forma d’arte.
- Invece di nascondere il suo fascino androgino, Timothée lo esalta, ci gioca, adottando uno stile particolare, talvolta delicato e pieno di colori, talvolta severo e gender neutral, dando prova che la sessualità e il genere non devono necessariamente determinare (e limitare) la scelta dei capi d’abbigliamento.
Se questi cinque punti non sono bastati a convincervi, lo faranno certamente le sue doti attoriali. Non si può guardare un primo piano del suo bel viso – lo sguardo cupo e disperato che aveva in Chiamami col tuo nome, il guizzo furioso della sua mascella sul campo di battaglia di Il Re, la parentesi ammiccante delle sue labbra in Piccole donne – senza avvertire le farfalle nello stomaco e dimenticare che quello sullo schermo è un attore che recita e non un personaggio vero. E per amare un attore, io credo, questo basta.
Claudia Moschetti
Illustrazione di Enza Galiano
Vedi anche: La carica queer dell’arte in Call Me By Your Name