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D’amore e di disillusioni – tra la vita e La nausea di Jean-Paul Sartre

Il 15 aprile 1980 ci lasciò a Parigi il filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese Jean-Paul Sartre.

Una delle personalità più particolari del Novecento intellettuale, a cui nel 1964 fu conferito il Premio Nobel per la letteratura che però rifiutò: a parere del filosofo, è possibile esprimere un giudizio sul valore effettivo di un letterato solo dopo la sua morte e non prima.

Sartre è considerato uno dei più importanti esponenti dell’esistenzialismo, che in lui assume le caratteristiche di un umanesimo ateo in cui ogni individuo è radicalmente libero e, soprattutto, responsabile delle sue scelte e delle loro conseguenze. Difatti, la dottrina esistenzialista di Sartre si basa proprio su tale concetto: la libertà è l’essenza dell’esistenza.

Pertanto, le persone possono assegnare liberamente i propri significati alle cose, ma è proprio a causa di questa libertà che entreranno inevitabilmente in conflitto con gli altri, perché la coscienza dell’individuo e il suo significato entreranno in conflitto con la coscienza e il significato degli altri.

L’altro è colui che mi fa esistere col suo sguardo, mi deruba del mio mondo e mi rende un semplice elemento nei suoi progetti.

Da questa prospettiva, anche l’amore è destinato a fallire.

Ciascuno si fa carnefice dell’altro.

Lo stesso Sartre, come potrete immaginare, ebbe una vita sentimentale molto particolare e ciò possiamo vederlo dalla relazione che intrattenne per cinquantuno anni con la scrittrice Simone de Beauvoir.

I due scelsero di non sposarsi, ma di stare insieme attraverso un contratto a lungo termine, che stabiliva la loro separazione dopo aver passato al massimo due anni insieme. Parliamo di un amore libero, caratterizzato da una vita sessuale viscerale e frenetica, condivisero varie amanti minorenni, spesso studentesse di Simone che ammiravano e veneravano per la sua emancipazione.

La coppia era libera di intrattenere relazioni con altri individui, di fare nuove esperienze autonomamente, ma restando fedeli ad una sorta di gerarchia.

Secondo questa gerarchia tutto il loro “amore accidentale” (ovvero le loro relazioni contingenti) doveva obbedire al loro “amore necessario”. E così è stato.

Nonostante Sartre abbia perso la testa per una ragazza americana e le abbia chiesto di sposarlo, è poi tornato da Simone. Allo stesso modo, la scrittrice si invaghì di un americano ma, inevitabilmente, tornò dal suo amore necessario, col quale resterà fino alla sua morte, vegliando sul cadavere dell’uomo per tutta la notte.

Tutta questa frenetica e appassionata esperienza di vita come poteva non portare alla delineazione, da parte di Sartre nei suoi romanzi, di personaggi sorprendenti?

Per quanto concerne il tema amoroso trovo sublimi i dialoghi e i pensieri che possiamo leggere in uno dei romanzi più famosi dello scrittore, La nausea, pubblicato nel 1938.

Antoine Roquentin è un giovane di trent’anni che, dopo una serie di viaggi avventurosi, si è stabilito a Bouville, una cittadina di provincia, con lo scopo di completare uno studio storico sul marchese di Rollebon, libertino del XVIII secolo.

Nel romanzo, che rappresenta il suo diario personale, oltre al sentimento persistente di “nausea”, al tempo passato al “Ritrovo dei ferrovieri”, agli incontri in biblioteca con il curiosissimo personaggio chiamato l’Autodidatta, alcune pagine sono dedicate ad un incontro, quello con Anny.

Cercando di riguadagnare un senso presente alla propria esistenza, Roquentin decide di incontrare nuovamente Anny, la sua ex fidanzata, recandosi presso la sua camera d’albergo. L’uomo trova la donna notevolmente cambiata, anche nell’aspetto. È diventata anche lei una disillusa trentenne, per vivere fa l’attrice e si fa mantenere dall’amante di turno.

I due, in quella camera d’albergo, iniziano a ripercorrere la loro storia e a riflettere circa i cosiddetti “momenti perfetti”, che per la ragazza erano la parte fondante non solo di una relazione, ma dell’intera esistenza.

“Prima di tutto, spiega Anny, nella sua vita lei aveva sempre cercato di vivere delle situazioni privilegiate, cioè dei momenti simili a quelli che vengono scelti per essere illustrati nei libri di storia, quei due o tre eventi significativi, storici, emblematici che si verificano nel corso della vita.”

Anny un tempo era una ragazzina vispa, piena di passioni e irriverenza, un connubio di odio e amore.

In quella camera d’albergo ammette, però, all’uomo che forse meglio l’aveva conosciuta, di aver perso la sua indole feroce. Di non credere più ai momenti perfetti.

Ora che ha scoperto la vita nulla le sembra avere più un senso.

“In altri tempi sono stata capace di bellissime passioni. Ho odiato appassionatamente mia madre. E d’altra parte, a te, – dice in tono di sfida, – t’ho appassionatamente amato.

Aspetta una replica. Non dico niente.

– Tutto questo, beninteso, è finito.

– Come puoi saperlo?

– Lo so. So che non incontrerò mai più niente né nessuno che m’ispiri della passione. Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento…C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più.

L’elemento amoroso e passionale rappresenta per entrambi i personaggi la chiave per dare un senso all’esistenza (o, quantomeno, provarci). Con la differenza che il nostro protagonista e narratore arriva sull’uscio della porta carico di speranza, curiosità, a tratti anche paura. Mentre Anny è rassegnata. Non riesce e in parte rifiuta di saltare da quel precipizio dal quale si è sporta per tutta la sua vita cercando, come ognuno di noi del resto, i suoi momenti perfetti.

Catia Bufano

Disegno di Vincenza Topo

Vedi anche: “A una Madonna”: costruzione e distruzione della donna amata in Baudelaire

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.

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