Dimmi come ordini i libri e ti dirò chi sei!
Mi sono sempre chiesta se i libri di Mathias Malzieu andassero d’accordo con quelli di David Grossman sulla mensola in alto a sinistra del letto in camera mia.
O se quelli di Dino Buzzati scalciassero contro quelli di Italo Calvino strappandosi le pagine a vicenda.
Quello che so è che ogni libro della mia stanza è ordinato per vicinanza e quieto vivere e ogni volta che qualcuno mi sposta Audrey Niffenegger, la mia libreria prepara le armi.
Non c’è nessun ordine da seguire, solo un’improbabile associazione di immagini.
Non riuscirò mai a catalogare le cose in ordine alfabetico, il solo pensiero mi annoia e ho come l’impressione di trovarmi in quelle grandi e grosse biblioteche dove “lo sai ieri ho inc…” “SHHHHHHHHH!”.
E nemmeno in ordine cronologico. Chi riuscirebbe a ricordare l’anno di pubblicazione di tutti i libri sparsi in casa? “Non mi interessa che voi sappiate le date precise, l’importante è riconoscere il periodo!” mi hanno sempre detto agli esami di Storia dell’arte, io ho solo seguito il consiglio.
Quindi amici e amiche, arrabbiatevi quando le vostre mamme frugano in cose che sono vostre cambiando l’ordine degli addendi, perché il risultato cambia, eccome!
La nostra mente ragiona per associazioni d’immagini e anche se non ci facciamo caso capita spesso di pensare qualcosa che ci riporta a tutta una serie di altre cose. Motivo per cui mentre penso che vorrei una torta, poi mi ricordo che domani ci sarà la luna piena. Com’è possibile?
È possibile perché le immagini hanno tanti livelli di lettura che provocano nella nostra psiche qualcosa di profondissimo e proprio per questo non possiamo pensare che tutto il mondo si spieghi in modo logico.
L’arte, per esempio, ci aiuta a trovare qualcosa che vada oltre la semplice immagine e Aby Warburg l’associa a una lunga e antica tradizione iconografica. Il nostro storico d’arte ha molto in comune con la “società moderna” perché da lui parte la cultura del mixaggio tramite il concetto di pathos formel ovvero segni, gesti, forme che ritornano nella storia dell’uomo assumendo sempre un aspetto diverso.
Negli anni giovanili Warburg si dedicò soprattutto allo studio del Rinascimento fiorentino e al tema della sopravvivenza dell’antico, associando immagini lontane tra loro nello spazio e nel tempo. Per cui secondo Warburg, ogni volta che guarderemo un’opera ci sarà dietro tutta un’altra storia, magari, anche di un’opera passata.
Le cose ritornano e ritornano sempre nelle forme dell’oggi.
L’idea del mixaggio e del montaggio è, nel presente, ordinaria e sempre innovativa. Per esempio il programma Blob, ideato da Angelo Guglielmi, dirigente storico di Rai 3, e dai critici cinematografici Enrico Ghezzi e Marco Giusti, che va in onda tutte le sere dal 1989, si basa proprio sull’associazione di immagini. Una puntata di Blob consiste in uno studiato montaggio di spezzoni audio e video tratti dalle programmazioni delle emittenti televisive italiane ed anche estere ed in seguito anche di filmati amatoriali inviati alla redazione oppure presi dal web, tutti collegati da una parola che si aggancia a una scena, poi a un’altra e a un’altra ancora.
E se la mia libreria somiglia a quella di una persona che ordina i libri a caso, senza criteri logici, è perché non sono mai stata brava nei problemi di logica e Aby Warburg mi ha insegnato come fare per non crucciarmene!
Figlio di una ricca e famosa famiglia d’Amburgo, da sempre appassionato per la lettura e ossessionato dal desiderio di possedere una biblioteca che potesse racchiudere tutti i suoi studi, Warburg chiede al fratello di non volere cose materiali e superficiali, ma solo soldi per libri.
Un suo amico e collega, Fritz Saxl, trasformò la collezione del critico d’arte, in un istituto di ricerca, la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg, legata all’Università di Amburgo. Nel 1933, con l’addensarsi del Nazismo, su iniziativa di Saxl, che convinse la famiglia sui pericoli che correva l’eredità di Warburg in quel clima, l’istituto fu trasferito da Amburgo a Londra e quindi aggregato all’Università londinese.
La biblioteca era ordinata secondo una legge ideata dal suo stesso accumulatore seriale, la misteriosa “legge del buon vicinato”. Un sistema di associazioni e di corrispondenze che poteva lasciare sconcertato il visitatore. Seguire le affinità tra i contenuti era certo cosa nuova che non fermerò gli studiosi, anzi. A fronte delle quattro categorie fondamentali di Azione, Orientamento, Parola e Lingua, gli studiosi erano incoraggiati a ricombinare le posizioni dei libri seguendo il filo delle loro ricerche, in un continuum di accostamenti e relazioni. Un saggio di anatomia poteva trovarsi accanto a un trattato cinquecentesco di astrologia, a un manuale di storia dell’arte, e così via, senza nessun tipo di collegamento se non quello soggettivo. L’idea era che i ricercatori trovassero libri che non stavano cercando, scatenando idee inaspettate cosicché sarebbero stati i libri a trovare loro e non il contrario.
Certo, quando mi ritrovo a fissare per ore la mia libreria alla ricerca di un libro di cui ho disperatamente bisogno, rimpiango il giorno in cui ho deciso di comportarmi da artista punk ribelle all’ordine.
Ma come la spieghi la sensazione di quando ti ritrovi tra le mani Jack Frusciante è uscito dal gruppo?
Semplice, non la spieghi.
Ritorni a minacciare tua madre se mette di nuovo le mani tra le tue cose e ringrazi Aby Warburg per averti portato indietro nel tempo ai tuoi 17 anni.
Serena Palmese
Vedi anche: Fuga dai 17 anni: “Mamma, ho deciso. Esco dal gruppo!”