Freestyle in Italia: l’evoluzione di un’arte decennale
Se sei un appassionato di musica rap, sono quasi sicuro che tu conosca almeno una canzone che contenga la parola”freestyle” nel titolo. In realtà il freestyle è tutt’altro ed ha un mondo tutto da scoprire dietro di sé.
Non pensare al freestyle, però, come una disciplina che si limita solo all’ambito del rap: jazzisti e batteristi, in specie durante le jam session, sono soliti eseguire dei brani improvvisati, lasciandosi guidare dall’istinto. Le battle (gare) di freestyle, nell’ambito del rap, vengono organizzate da svariati decenni in tutto il mondo, anche in Italia. Sembra che quest’arte abbia preso seriamente piede nel nostro paese soltanto negli ultimi anni. Il livello dei nostri freestylers si è alzato a dismisura, tanto che si sono create addirittura delle realtà che tutelano, in ambito lavorativo ed economico, quest’ultimi; una di queste realtà prende il nome di FEA (Freestyle Elite Agency) che ha sotto la sua ala i freestyler più competenti del nostro paese.
La tutela di questi ultimi è molto importante nel momento in cui il panorama italiano si sta affermando, così come è successo per quello spagnolo e quello messicano. Le battle sono sì un momento di aggregazione e un mezzo per farsi conoscere ed affermarsi, ma in molti eventi l’agonismo durante la prestazione si fa veramente alto, dato che il montepremi di alcune serate raggiunge anche le migliaia di euro.
Diversi sono i metodi di approccio a questa disciplina, ma prima di elencarli è bene spiegare come funziona la mente di un freestyler. Charles Limb, neuroscienziato dell’Università di San Francisco, ha studiato per diversi anni molti soggetti dediti a quest’arte. Il dott. Limb ha dimostrato come gli artisti entrino nel cosiddetto “flow“, ovvero un flusso creativo che porta il performer ad estraniarsi completamente da ciò che lo circonda, quasi come se entrasse in uno stato di trans agonismo, in cui esiste solo lui, la musica e le sue parole.
L’approccio alla disciplina è diverso ed unico in ogni artista. In Italia abbiamo freestyler molto talentuosi, sia della vecchia che della nuova generazione, a cui sicuramente molti bohémien dell’improvvisazione si ispirano.
Tecnicismi, punchline, inverting, sono tutti stili diversi per ottenere lo stesso risultato: improvvisare ed intrattenere il pubblico; un MC che punta sulla tecnica sarà più incline a riempire la sua quartina di incastri, giochi di parole, o chiudersi nella “bolla” e iniziare un flusso di coscienza, o un extrabeat (raddoppiando la velocità della sua quartina, rispetto a quella del beat) che farà partire una vera e propria smitragliata di parole che inesorabilmente colpiranno l’avversario.
Il punchliner invece ha un modo diverso di vedere e interpretare il freestyle. A differenza di un MC, un punchliner punta tutto sulla potenza di un’unica rima nella quartina. Per sortire l’effetto desiderato, deve essere una vera e propria fatality che dovrà sovvertire le sorti della gara e far richiamare l’attenzione del pubblico su di sé. Eh già, perché una delle peculiarità delle gare di freestyle è che il giudizio spetta molto spesso alla platea, anche se non è raro che il voto popolare sia affiancato a quello di una giuria. Per apprezzare meglio questa spettacolare arte, di seguito vi lascio alcune tra le battle più emblematiche, a mio avviso, di una disciplina che non ha allenamenti ben definiti, ma che, senza tanta pratica, non ti riuscirà mai.
2theBeat 2005 – Clementino vs Ensi (Finale)
Due pilastri del rap moderno, ben 15 anni fa, quando erano dei mr. nessuno si sfidarono sul palco di uno dei contest che hanno fatto la storia del freestyle italiano. Ensi e Clementino sono sempre stati legati da una forte amicizia che si è dimostrata anche sul palco, in una finale che li ha visti sfidarsi e pretendersi un viaggio a New York. I due rapper si sono sfidati per quasi 10 minuti in un’atmosfera di amicizia e fratellanza emblematica del freestyle.
Mic Tyson 2017 – Frenk vs Shekkero (Quarti di finale)
Alla prima edizione del Mic Tyson, dodici anni dopo la sfida elencata precedentemente, ai quarti di finale la sfida è tra due degli MC più forti degli ultimi anni, anche se non ancora affermati nel panorama musicale odierno. È evidente come nel giro di un decennio lo stile si sia drasticamente evoluto, portando i freestyler ad affinare le loro tecniche e a diventare vere e proprie macchine da guerra. Nel minuto di Shekkero, campione nazionale proprio del 2017, potrete apprezzare una performance, a parer mio, magistrale. Il tema del minuto? La religione, le parole tabù: Dio, Chiesa e le bestemmie… godetevi lo spettacolo!
Fight Club 2019 – Danno vs Blnkay
Ad una tappa del Fight Club Rap Freestyle Tournament del 2019, vi fu una battle un po’ particolare. A sfidarsi, infatti, non furono due partecipanti alla gara, bensì i due giudici di quella sera: Blnkay, uno tra i più forti freestyler dei nostri giorni e anch’egli vincitore del titolo di campione nazionale, e Danno, storico MC dei Colle Der Fomento, gruppo rap che ha fatto la storia del genere in Italia.
Questa era un’infarinatura di base di cosa significa freestyle e come si sta muovendo in Italia, ma c’è da sapere che dietro quei 10 minuti di gara, ci sono ragazzi che girano tutta l’Italia inseguendo il proprio sogno, affrontando estenuanti ore di viaggio su treni regionali, investendo tanti soldi e rimettendoci tante ore di sonno, unicamente per la loro passione. Il sogno è che il tour delle stazioni sia il precursore di un tour personale, magari in uno stadio gremito di persone che non aspettano altro di ascoltare le tue parole. Il mio invito è di supportare questa realtà, non guardando le battle su internet, ma viverle in prima persona nei numerosissimi contest che vengono organizzati ogni settimana in giro per l’Italia. Come si dice in queste situazioni: One Love!
Giovanni Perna