Galleria borbonica: tour nei sottosuoli di Napoli
Napoli è una città ricca di cultura e di luoghi affascinanti.
Tra questi, c’è sicuramente la Galleria Borbonica, intrisa di storia, o meglio, della storia degli ultimi cinquant’anni di Napoli.
I lavori iniziarono nel 1853 per volere del re Ferdinando II di Borbone, che ordinò all’architetto Errico Alvino, la costruzione di un percorso militare che collegasse il palazzo reale con piazza Vittoria. Il fine era di proteggere la Reggia attraverso un percorso militare rapido sia per i monarchi, che così avrebbero raggiunto facilmente il mare, sia per le truppe accampate nella caserma di Via Pace (oggi via Domenico Morelli), che avrebbero percorso la strada inversa.
Il progetto originario prevedeva dunque due gallerie per gli opposti sensi di marcia: la “Galleria Reale” o “Strada Regia” e la “Strada Regina”.
Durante i lavori, si scoprì una grossa cisterna appartenente alla rete idrica seicentesca, nonché un grande serbatoio e per evitare di privare dell’acqua gli abitanti di Via Egiziaca, a Pizzofalcone, si costruì un ponte di 8 metri e poi muri in tufo e laterizi.
Durante la Seconda guerra mondiale poi, la Galleria venne usata come ricovero per gli abitanti e al termine della guerra, diventò un luogo da utilizzare per la conservazione di oggetti di ogni tipo, come mezzi di trasporto sequestrati, statue di personaggi divenuti scomodi, etc, data la presenza di grandi spazi.
Oggi è possibile visitare la Galleria scegliendo tra vari percorsi: quello standard, della memoria, d’avventura, speleo light.
Con il percorso standard, si ammira l’ingegneria borbonica e quindi i muri costruiti per attraversare le cisterne mantenendole intatte, i luoghi scelti come rifugi durante la guerra, statue, moto d’epoca e oggetti legati al periodo in cui la Galleria fu usata come deposito giudiziale del Comune di Napoli negli anni ’70.
Con il percorso della memoria si toccano le corde della sensibilità attraverso il ritrovamento di oggetti del periodo bellico, quando la gente, impaurita, si rifugiava nel sottosuolo, come scarpette di bambino e boccette di profumo. Raggelante è la sirena antiaerea, manuale, che all’epoca annunciava l’arrivo dei bombardieri.
Tale percorso inizia dal Palazzo Serra di Cassano, edificio storico costruito con il tufo del sottosuolo: ciò che colpisce maggiormente è sicuramente il portone d’ingresso principale, chiuso (quindi si entra dal retro): il motivo fu la condanna di Gennaro Serra di Cassano, figlio del duca Luigi Serra di Cassano e di Giulia Carafa, decapitato per aver partecipato alla rivoluzione della Repubblica napoletana del 1799, quindi il padre fece chiudere il suddetto portone dopo la morte del figlio come protesta contro il re.
Si prosegue poi alle fondamenta dell’edificio, quindi. Si continua con la visita di cave da cui si estraeva il tufo e dell’acquedotto con una cisterna piena d’acqua.
Con il percorso avventura ci si sente dei piccoli speleologi in azione, infatti ad ognuno dei visitatori viene data una torcia per addentrarsi in stretti cunicoli, in cui è possibile immaginare il lavoro del “pozzaro” e osservare lavorazioni idrauliche incredibili.
Ci si ritrova poi nella “sala delle auto” e si continua osservando i bellissimi archi settecenteschi. Al termine del percorso, spiccano alcuni nomi e pensieri incisi dai napoletani che si rintanavano nel sottosuolo durante i bombardamenti.
Infine, con il percorso speleo night, dalla torcia si passa all’elmetto con luce frontale: si rimane così’ affascinati dalle cisterne ancora piene d’acqua e decorate con immagini e simboli ancora misteriosi e si osserva in maniera ancora più evidente il lavoro dei pozzari.
Insomma, Napoli è una città che stupisce e che conserva storie e segreti, anche sottoterra!
E noi non aspettiamo altro che la riapertura per poter visitare tutto ciò!
Alessandra Liccardi
Vedi anche: Leonardo la serie: tra fantasia e realtà