La canzone di Achille: ecco perché dovresti amare la cultura classica
Frugavo tra gli scaffali di una libreria in attesa di qualche titolo che mi colpisse.
Non bisogna giudicare un libro dalla copertina, lo so, ma cosa posso farci, a volte è più forte di me, deve essere amore a prima vista.
E d’improvviso l’ho trovato, lì, un drappo rosso, La canzone di Achille di Madeline Miller, che si ergeva su una pila di volumi in offerta.
Non vi spiegherò minuziosamente quanto ho adorato questo romanzo. Non ho trovato parole adatte, periodi, esclamazioni, tutto sembrerebbe eccessivo, o peggio, riduttivo.
Quindi vi invoglierò semplicemente a leggerlo. Purtroppo non sono stata pagata da Madeline Miller per farle pubblicità, anche perché non ne avrebbe bisogno, sono semplicemente molto entusiasta.
La voce del romanzo è Patroclo, che narra del suo rapporto con Achille, prima amicizia genuina, poi amore sconfinato, filo rosso che li legherà in eterno. Il racconto in prima persona procede scorrevole e appassionato, travolge il lettore, che non può fare a meno di continuare ancora e ancora.
Un fiume in piena, che però va avanti dolce e aggraziato, una storia che ci regala un lato sconosciuto dell’eroe che tutti noi conosciamo: Achille.
Мῆνις è la parola che incontriamo già nel primo verso del proemio dell’Iliade, l’ira di Achille Pelide. Ed è così che pensiamo a lui, come a un uomo infuriato, rabbioso, il cui unico pensiero è la morte, il sangue, o la gloria. L’onore da mantenere intatto per non essere dimenticato nella temuta società della vergogna dei greci.
Ma ecco che arriva Miller e ce lo descrive amorevole, innocente e sicuro di sé, delicato e buono, ma più di ogni altra cosa al mondo, innamorato. Un profilo inedito, che immediatamente ci fa avvicinare a lui, che anche se nato da una dea è umano, perché indissolubilmente unito a un mortale anonimo, esule e impacciato.
La storia la conosciamo tutti, così come il finale, ma questo libro ci dà la possibilità di rileggerla in modo diverso, di riflettere sulla vita e la morte.
Perché non avrei mai immaginato che anche le gesta dell’iracondo e spietato Achille fossero mosse da un sentimento semplice: l’amore.
Quindi appassionatevi alla cultura classica, perché anche a distanza di centinaia di anni sarà in grado ogni giorno, sempre in modo diverso, di stupirvi.
Angela Guardascione
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