“Le velineee” e la censura sulla stampa ai tempi delle leggi fascistissime
L’espressione “velina” è oggi entrato a far parte del linguaggio comune per indicare una valletta televisiva, inizialmente addetta alla consegna delle notizie, divenuta successivamente una showgirl solita esibirsi in brevi stacchetti musicali.
Ma vi siete mai chiesti quale sia la derivazione semantica del termine?
Il lemma trae origine dai comunicati stampa redatti dall’Ufficio per la stampa e la propaganda del Consiglio fascista e diffusi alle redazioni giornalistiche, funzione passata in seguito al MINCULPOP (Ministero per la Cultura popolare).
Tra gli svariati mezzi di comunicazione adoperati a scopo propagandistico, il regime si avvalse infatti anche della stampa, attuandone una vera e propria fascistizzazione.
Le veline furono diffuse per la prima volta dall’Agenzia Stefani nel 1925 mediante l’utilizzo di telegrafi.
Obiettivo di tali dattiloscritti su carta velina, era infatti quello di definire alle redazioni delle linee guida sulla materia da trattare quotidianamente, in modo da evitare la divulgazione di notizie che potessero rivelarsi lesive per il governo.
Recupera il nostro approfondimento “Me ne frego”, ma non della lingua: le assurde italianizzazioni a opera del fascismo.