Giorgio Vasari e il gusto manierista a Sant’Anna dei Lombardi
La sagrestia vasariana presso la chiesa di Santa Maria di Monteoliveto, meglio conosciuta come Sant’Anna dei Lombardi, ci offre una testimonianza diretta del soggiorno del celeberrimo artista rinascimentale nella città partenopea.
Grazie a ParteNeapolis, Società Cooperativa Sociale socia del Consorzio Proodos, è possibile visitare il percorso museale del Complesso Monumentale.
Il Vasari giunse a Napoli nell’autunno del 1544 su invito dell’ordine degli Olivetani e venne subito condotto da Gianmatteo d’Aversa, generale dell’ordine monastico, con lo scopo di affrescare il refettorio del convento di Santa Maria da Monteoliveto, trasformato poi in sacrestia solo nel 1688, data nella quale furono trasferite anche le pregevoli tarsie quattrocentesche con vedute di paesaggi riprendenti scene di vita olivetana ad effetto trompe-l’oeil – tecnica pittorica adoperata al fine di conferire l’illusione prospettica di dilatazione spaziale degli ambienti – di Fra Giovanni da Verona, utilizzate anche per la cappella Tolosa della stessa chiesa.
Nelle Vite de’ più eccellenti architetti, scultori e pittori italiani da Cimabue a’ tempi nostri, celebri testimonianze di aneddoti a carattere biografico relativi a eminenti geni artistici, tra cui Leonardo e Michelangelo, il Vasari non fece a meno di autocitarsi come portatore dei modi moderni rinascimentali nella nobilissima città di Napoli, nella quale vigeva ancora un contesto artistico del tutto gotico. A tal proposito egli scrisse:“per non accettare l’opera essendo quel refettorio e quel monasterio fatto d’architettura antica, e con le volte a quarti acuti, e bassi e cieche di lumi, dubitando di non avere ad acquisirvi poco onore”. Fu poi Miniato Pitti a instaurare una corrispondenza col Vasari, persuadendolo ad accettare l’opera commissionatagli.
Il Vasari si accinse a descrivere il processo di svecchiamento delle volte del refettorio del convento, mediante lavorazione a stucco, attuato al fine di «levar via, con ricchi partimenti di maniera moderna, tutta quella vecchiaia e goffez[z]a di sesti»:
Sappiamo che per la decorazione della volta il Vasari intrattenne una stretta collaborazione con Raffaellino Del Colle e Stefano Veltroni, mentre per le opere delle testate minori del refettorio si adoperò per la realizzazione di due trittici, uno nella controfacciata e l’altro nella parete di fondo, raffiguranti la Caduta della manna e la Cena in casa di Simone, di cui due tavole si trovano oggi esposte presso il Museo di Capodimonte e due presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis. I quadri centrali sono invece andati dispersi. Abbiamo però conoscenza dei soggetti dipinti grazie ai due disegni preparatori realizzati dal Vasari.
Le tre campate, aventi intento etico-didattico, sembrano rispondere ognuna a un programma iconografico e didascalico.
La prima campata ospita il tema della Religione in cui possiamo notare un’immagine allegorica del Silenzio, una Sapienza/Perfezione, una Concordia, una Carità e una Bontà/Mitezza.
Nella campata mediana, attorno all’ottagono che raffigura l’Eternità, si dispiegano virtù legate alla condizione della vita monastica: la Fortezza, la Speranza, la Giustizia, la Prosperità, la Prodigalità, lo Studio e una Sapienza nei panni di Minerva.
Nell’ultima campata possiamo invece individuare tutti soggetti legati al tema centrale della Fede e del rapporto con la divinità: una Preghiera-Penitenza, una Speranza in Dio, una Pudicizia, una Prudenza, una Castità, un’Abbondanza e una Pazienza.
L’antico refettorio olivetano conserva, inoltre, alcuni dipinti e sculture degni di menzione, tra cui: un’Adorazione dei Pastori, ubicata sulla parete d’accesso, di recente attribuita alla bottega di Alessandro Allori, due edicole marmoree con angeli adoranti e rispettivi lavabi, probabilmente provenienti dal presbiterio, incorniciano l’ingresso, parte dell’arredo dell’ex sagrestia.
Alla parete di fondo appartiene la tela raffigurante Carlo Borromeo eseguita dal pittore Gerolamo De Arena tra il 1620 e il 1634, proveniente dall’antica chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, accanto alla quale sono collocati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata dipinti probabilmente da Giovan Battista Cavagna, quasi sicuramente realizzate per la zona presbiteriale, collocati nelle due lunette laterali ai lati della tela posta sull’altare maggiore.
La sagrestia vasariana non è però l’unica opera pervenutaci del Vasari, risalente alla sua permanenza nel napoletano. All’interno della chiesa di San Giovanni a Carbonara troviamo infatti il dipinto olio su tela Crocifissione, commissionato dal cardinale Gerolamo Seripando nel 1545, con la raffigurazione di un Cristo dalle proporzioni anatomiche classicheggianti, recante ai piedi della croce un teschio che rimanda al topos del memento mori, caratteristico della pittura cristiana della Controriforma nell’ambito della natura morta.
Il celebre artista aretino ci ha inoltre lasciato in eredità le portelle dipinte dei due organi barocchi, che raffigurano rispettivamente la Natività a sinistra ed i Sette patroni di Napoli a destra che originariamente chiudevano i due organi risalenti rispettivamente al 1549 e al 1652, in seguito spostati nella chiesa di Santa Maria la Nova.
Denise Bossis
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