Il primo teatro stabile e pubblico è la rivoluzione che ci piace
Il teatro è un luogo affascinante, è un luogo in cui l’artista è a stretto contatto con il pubblico e in cui non ci sono filtri o barriere: tutto è immediato e vivo!
E pensare che il primo teatro stabile e pubblico è nato il 14 maggio del 1974, a Milano, per l’iniziativa di un attore e di un impresario giovani, non ancora trentenni.
Siamo nel periodo post-bellico, alla fine della Seconda guerra mondiale, e come dopo ogni brutta crisi, c’è il rilancio, in particolare, c’è un’Italia da ricostruire e il rilancio dei teatri fu proprio l’idea di questi due giovani amici, il triestino Giorgio Strehler e il milanese Paolo Grassi.
I due volevano che il teatro diventasse un servizio pubblico, per la collettività, che non fosse più legato ad una stretta cerchia di persone ma che abbracciasse tutti, attraverso abbonamenti più economici che potessero coinvolgere non solo i ricchi.
La richiesta fu appoggiata e sostenuta dall’allora sindaco di Milano, Antonio Geppi, avvocato e socialista, il quale era assolutamente d’accordo con l’idea di rivoluzionare il teatro rendendolo pubblico, in quanto egli grande amante del teatro stesso.
Il progetto si concretizzò e si trasformò nel “Piccolo teatro di Milano”, di proprietà del Comune, quindi non gestito da privati, con sede nel Palazzo Carmagnola.
“Teatro d’arte per tutti” era lo slogan che comparve il giorno dell’inaugurazione e ancora oggi è questo il compito che continua ad assolvere.
Gli spettacoli si alternavano tra la lettura dei grandi classici del passato a quelli del Primo Novecento, ma punto cardine era la commedia in maschera “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni.
Il primo spettacolo andato in scena fu “L’albergo dei poveri” del russo Maksim Gor’kij e non fu un caso dal momento che l’opera sottolineava la grande umanità dei miseri, quindi lanciava un messaggio positivo, di speranza, di cambiamento, di rinnovamento. Il tutto fu preceduto da una serenata di Mozart suonata dall’orchestra della Scala.
I posti a sedere erano 500, da qui il nome di “Teatro piccolo”, per l’appunto.
Il programma del teatro fu reso noto nel “Politecnico” di Elio Vittorini e si trattata dunque di spettacoli che non si limitavano ad adempiere quella funzione di godimento e di evasione degli spettatori, quindi che non guardavano solo il profitto che avrebbero ottenuto, così come facevano le compagnie private, ma puntavano più in alto, ad una crescita artistica alta.
Tra i membri della commissione artistica spicca sicuramente il nome di Eugenio Montale.
Dal 1978, il teatro è diventato una scuola di recitazione e dal 1991 è anche “Teatro d’Europa”.
Insomma… si tratta di una ricorrenza importante che ci ricorda quanto i giovani siano fondamentali per il paese e quanto il teatro faccia bene a tutti, arrivando nel cuore di ogni spettatore.
E voi… quale spettacolo conservate nel vostro cuore?
Alessandra Liccardi
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