Inventario ai capolavori invisibili: 5 serie tv che forse non avete visto – Parte 1
Oltre alla “grande malattia” rappresentata dalla cinefilia, negli ultimi anni un altro grande male si è diffuso tre le giovanissime – ma anche le vecchissime – generazioni: la dipendenza da serie TV.
È un male apparentemente incurabile e continua a contagiare anche i più restii!
Tuttavia, persino il più ferrato cultore potrebbe essersi perso queste 5 perle dell’arte contemporanea.
Per fortuna siamo qui per venire incontro ai nostri lettori e a ricordar loro che il mondo delle Tv Series è “dark and full of terrors“, ma anche di tanti tesori.
Ecco a voi 5 telefilm di nicchia che sono passati quasi inosservati da pubblico e critica.
Sono talmente tanti e nascosti nella storia della TV interazionale che mi sono dovuta limitare agli ultimi dieci anni (sì, lo so, nerd alert).
1 – Hannibal di Bryan Fuller, 2013
La chicca dei telefilm elitari e di nicchia è sicuramente questo stranissimo, modernissimo telefilm dai toni noir: un thriller psicologico e prequel alla celeberrima saga di Il silenzio degli innocenti. Nei panni dei protagonisti, Will Graham e Hannibal Lecter (come non riconoscere il nome del cannibale più famoso della storia) , abbiamo rispettivamente Hugh Dancy, fragilissimo ed instabile ma determinato ed intelligente, in una delle performance più determinanti della sua carriera, e l’immenso Mads Mikkelsen, spigoloso e bellissimo, freddo e brutale. La caccia al topo è qui spesso ribaltata, i ruoli sono indefiniti e il rapporto ombroso, morboso, quasi carnale.
Per gli amanti dei duelli psicologici senza distinzione tra bene e male questo è il telefilm perfetto. Una grande regia gli dona glamour, atmosfere sofisticate e montaggi impossibili. Da guardare tutto d’un fiato.
2 – Orphan Black di Graeme Manson e John Fawcett, 2013
Una storia di scatole cinesi, cloni, scienza e sesso, piena di sottotrame complessissime: la storia di Sarah Manning e delle sue sorelle tiene incollati allo schermo per cinque stagioni , una più sorprendente dell’altra. Cinque stagioni al limite tra la la fantascienza e la neuroscienza, tutte dominata dalla performance senza limiti o stanchezze della incredibile e incantevole Tatiana Maslany. Questa serie ha avuto un momento di gloria, ma manca ancora nel repertorio di troppi spettatori seriali.
3 – Anne with an E di Moira Walley-Beckett, 2017
Lo so, lo so: Anna dai capelli rossi è una storia per ragazzine, per preadolescenti, una storia un po’ naive, conosciuta da tutti anche nelle sue varie rivisitazioni moderne. Mai nessuna è stata tuttavia così fedele e anche in grado di superare il materiale d’origine, affrontando argomenti quali i diritti LGBTQ+, l’identità di genere, il valore profondo e fondamentale della religione. L’interpretazione della diciottenne Amybeth McNulty nei panni della esuberante, melodrammatica Anne Shirley Cuthbert è potentissima, forte, matura ed irresistibile. Consigliata moltissimo.
4 – Fringe di JJ Abrams, Alex Kurtzamn e Roberto Orci, 2008
A leggere “J.J. Abrams” non si penserebbe mai a qualcosa di poco visto, di nicchia, di non troppo popolare. Alla sua uscita, Fringe fu una piccola hit, ma presto il suo umorismo particolarissimo, la sua trama unica, i dialoghi velocissimi e brillanti, la resero una serie per pochi appassionati di fisica ed astrofisica, un piacere per il nerd ma uno show troppo specifico per lo spettatore medio che dal telefilm si aspetta la comprensibilità, l’immediatezza. Io, tuttavia, consiglierei a chiunque di impelagarsi in questa impresa, esilarante ed istruttiva, piena di colpi di scena e performance brillanti come quella del sempre incredibile John Noble e del nostro amatissimo, desideratissimo, ineguagliabile Pacey Witter aka Joshua Jackson. Particolarmente consigliato agli appassionati di scienza, ma anche ai romantici, a coloro che amano i misteri e credono all’esistenza di mondi altri.
5 – The Night of di Steven Zaillian e James Marsch, 2016
Una mini-serie passata praticamente inosservata da critica e pubblico, tuttavia amata da una piccola fetta di intellettuali ed amanti del cinema, vede John Turturro nei panni dell’avvocato John Stone. Otto intensissimi episodi raccontano il giallo e il processo di Nasir Khan, uno studente pakistano accusato dell’omicidio di una ragazza bianca dell’Upper West Side, Andrea Cornish. Le interpretazioni, il setting, i temi razziali e sociali toccati, tutto partecipa alla creazione di un’opera d’arte unica nel proprio genere, un’opera finita, perfetta. Consigliato per chi ha voglia di riflettere oltre che di intrattenersi.
Detto questo, il binge-watching è assicurato. Intrattenetevi, imparate, riscoprite e riscopritevi.
Buona visione!
Sveva Di Palma
Recupera anche: 3 pilot per amare e 3 per odiare una serie TV.