La tua privacy vale un iPhone12?
Come fanno uno smartphone, uno smartwatch a costare (di gran lunga) di più della sua concorrenza, ma ugualmente a mantenere il primato in termini di clientela e di hype?
I cultori dei prodotti con la mela sicuramente saranno pronti a difendere l’azienda made in Cupertino a spada tratta, ma proviamo ad approfondire meglio la questione.
Che i prodotti Apple siano sinonimo di qualità, è un dato di fatto insindacabile. Grazie al design accattivante, ai materiali in alluminio riciclato – al quale Tim Cook ha dedicato un’apposita ala dell’azienda- e ad un sistema operativo incredibilmente elegante ed intelligente, non è stato difficile per Apple farsi spazio nel settore tecnologico. Ma realmente quanto costa produrre un iPhone? La risposta potrebbe sconvolgervi, solo 340€ per l’ultimo modello!
Per indispettire gli appassionati dei prodotti Samsung, ci tengo a sottolineare che attualmente l’iPhone 12 Pro è venduto al pubblico ad un prezzo di 1190€, ma perchè questa disparità di prezzo?
Il dibattito è veramente vasto ed inesauribile con un semplice “stai pagando solo il marchio” e, a dirla tutta, potrebbe sembrare anche una risposta imparziale. Oltre ai costi di produzione, bisogna tener conto di altri fattori che, in un utilizzo quotidiano di uno smartphone, non possono e non devono essere sottovalutati. Apple, di base, fornisce un’esperienza molto più sicura per i propri clienti, dato che i sistemi di sicurezza sono di gran lunga più complessi rispetto ad un Android -ecco perché quasi tutti gli attacchi hacker non prendono di mira i dispositivi Apple. Non potremmo poi non pensare a tutto il lavoro di marketing e di sponsor che c’è dietro l’uscita di un prodotto. A differenza di altre aziende come la Samsung -che SOLO nel 2020 ha prodotto ben 41 modelli di smartphone diversi- Apple punta tutto su un grande lavoro di hype attorno alle release dei loro modelli, rendendo così semplice l’arrivo ad un possibile cliente.
C’è però da fare una piccola precisazione. La scelta di Tim Cook in materia di protezione dei dati sensibili dei propri utenti è stata al tempo stesso coraggiosa e rivoluzionaria. Nel libertino ambiente degli USA, quando si parla di privacy, il clima è molto più disteso rispetto all’Europa, dove la GDPR opera in maniera capillare per assicurarsi che le norme vengano rispettate. E non è certo un caso che la Apple non sia stata investita dagli scandali che hanno preso di mira Facebook, Google, Microsoft e Amazon. Dopo la dipartita di Steve Jobs, il CEO dell’azienda Tim Cook ha annunciato una profonda svolta nell’azienda. L’obbiettivo principale, ad oggi, non è più quello di fornire un’esperienza unica e coinvolgente, piuttosto si è cercato di investire molto nel rispetto e nella tutela di tutti i dati sensibili, cioè di tutte le consuetudini dei consumatori.
Eh già, quante volte vi siete chiesti: ma cosa ci guadagna Google ad offrire tutti questi servizi in maniera gratuita? Beh sappiate che quando il servizio è gratis, il prodotto siete voi stessi (per citare The Social Dilemma). Sembra una banalità, ma vi siete mai chiesti perché l’assistente vocale Siri sia nettamente indietro ad Alexa e Google? Semplice, Siri non trattiene nessuna informazione personale, nemmeno per ottimizzare l’esperienza di navigazione.
Ogni dato che voi date ad Apple è quindi in ottime mani, nessuno, se non voi stessi, sarà in possesso delle vostre abitudini: di quale panino hai ordinato stasera e di che film hai deciso di guardare mentre lo mangi. Insomma, una differenza di quasi 1000€ tra costi e profitto non è certo cosa da poco, ma in fondo, se è per tutelare la vostra vita privata, non vi sembra un prezzo più che giusto?
Giovanni Perna
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