Quando le “cose da femmina” diventano più importanti del tuo CV
Cose che accadono qui.
E in effetti, ora che mi ci fate pensare, ci sarebbe un modo più semplice per uscirne ma le voci paternalistiche dei nostri giornali scelgono la triste e gutturale mediocrità sessista.
È giorno. Preparo delle fette biscottate con burro e marmellata rigorosamente ai frutti di bosco e butto una pasticca di vitamina C nel bicchiere pieno d’acqua. Sto evitando il caffè. Sempre per quell’incresciosa storia della nicotina e dell’insonnia intermittente. Mi siedo, mangio e faccio attenzione a non rompere le fette biscottate. Intanto le notizie del giorno.
Iniziamo da qui.
Tra i vari appunti, uno ha subito catturato la mia attenzione, suscitando in me un mix di indignazione e coraggio. L’indignazione per come vanno le cose e il coraggio di cambiarle. Vedo sempre più uomini lontani dalla causa femminile. E non capisco come nessuno prenda le distanze da ciò che quotidianamente accade in ogni media. Neppure chi si trova in una posizione di privilegio e con un buon seguito. Come se tutto questo fosse un trend che offre il pretesto per vomitare idee misantrope, razziste e patriarcali e passare da intellettuali attaccati ai cosiddetti “valori tradizionali”.
È un momento delicato. Si annusa il cambiamento ma le cose continuano a girare e sempre allo stesso modo. Ma parliamoci chiaro, maschio femmina uguale stessi diritti. E la violenza simbolica è uno dei mali dell’era dell’iperinformazione.
Gira molta ipocrisia quando si parla delle donne. La figura femminile pare sia l’unica responsabile di un messaggio da veicolare su se stessa, diventando così l’attrice principale e giocando un ruolo attivo nella promozione della femminilità e dell’essere donna. Le voci in difesa son state sempre fin troppo poche. Eppure hanno urlato così tanto da riuscire a farsi sentire. E così sono diventate anche femmine. Reinventandosi. Intraprendendo. Un percorso arduo e duro.
Qui torniamo alla notizia del giorno.
Il termine che va a giudicare la vita sessuale delle donne è “scapolo” e il suo parallelo in negativo è “zitella”. Nel primo caso, un uomo, single e adulto sarà semplicemente uno scapolo spesso con connotazione positiva (Vedi “Lo scapolo d’oro”).
Nel secondo, una donna sola e in età “avanzata”, sarà una zitella, una donna da compatire, una donna che non è riuscita a “trovare nemmeno uno straccio d’uomo”. Valorizzare le donne (alla faccia del relativismo) – Ci provo. Come ad esporre i motivi essenziali per cui una società, una civiltà, un paese, sono più visibili di altri. E non parlo solo di rivendicazioni e di riconoscimenti sociali, sto parlando della creazione di un nuovo modello di informazione, in risposta alla vecchia borghesia che ci vuole donne dominabili e non pericolose. È una missione. E toccherebbe sfruttare la posizione di privilegio, per sostenere e divulgare i messaggi di nonviolenza, di battaglie per eguaglianze sociali e politiche necessarie. Questo per dar voce a chi viene derisa in TV e per prendere, soprattutto, le distanze da chi usa la propria visibilità per rimetterci al nostro posto.
Dovete essere fieri delle donne che alzano la testa. Diciamo pure che, dal principio, le premesse non erano poi così rosee. In gergo, per decenni, il corteggiamento è stato chiamato “la caccia”. Specifichiamo che questa caccia è stata narrata da riviste, giornali, programmi in TV, da “precordi”, padri e guru dell’amore e comprendeva unicamente un rapporto eterosessuale. L’unico del quale la Società si sia mai interessata.
L’inclusività non è il vezzo dei privilegiati, dopotutto. In quest’ottica eteronormata, i ruoli sono fissi, sempre. Lui cacciatore lei preda. Sempre. Non se ne esce. Mai. Non c’è intelligenza emotiva che tenga. Si parte alla conquista (altro termine belligerante usato extra contesto per parlare di relazioni) attivando un meccanismo che spesso viene giustificato con “noi siamo animali”. Che poi alla fine della cosiddetta caccia, la preda viene mangiata o appesa al muro.
Ecco come succedono le disgrazie.
Ma la fetta biscottata che cade sempre dalla parte della marmellata?
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: Vittoria: una “Colonna” portante della letteratura al femminile