Tra Lundini e De Sica, la comicità di oggi e di ieri
Il successo di nuove forme di comicità e nuovi comici spinge a intraprendere una riflessione sull’evoluzione della comicità italiana.
Se anche il tuo appuntamento fisso il lunedì sera è Una pezza di Lundini e se anche tu hai riso del “ma saran cazzi miei” di Elio questo articolo è fatto apposta per te.
LOL- Chi ride è fuori ha conquistato un pubblico molto vasto, portando su Amazon Prime un programma che rende evidenti le novità dell’attuale comicità italiana. Infatti, una delle sue peculiarità più importanti che, corroborata con altri fattori, ha determinato il successo dello show è che sia un prodotto fruito su un’applicazione e non più veicolato dalle tradizionali forme di comunicazione come il cinema o la televisione; e, non meno importante, che sia quasi del tutto basato sull’improvvisazione, sulla comicità naturale e involontaria che sorprende lo spettatore.
Ma il successo del programma è dovuto anche alla capacità di conquistare un pubblico molto vasto e di cavalcare l’onda social esplodendo con post e video anche su Twitter e Instagram.
Il senso dell’umorismo italiano ha subito una notevole svolta, con la nascita di nuove forme di comicità che fanno leva sulla demenzialità, il surreale e il no sense.
Valerio Lundini, con la sua tendenza dissacratoria e stigmatizza, irride determinati topoi ricorrenti della televisione italiana ma ironizza anche su stereotipi sociali e umani, fingendo una ferrea intransigenza di fronte ai costumi più liberi degli artisti che intervista.
Ma come siamo giunti a questo tipo di comicità?
Per capirlo basterà rivolgere uno sguardo al passato e accorgersi di come la comicità italiana sia molto mutata nelle modalità e negli strumenti di cui si serve. Sicuramente le nuove forme emergenti di comicità sono molto lontane dall’idea di satira politica che è alla base di programmi come Fratelli di Crozza, basando la propria ironia sul mero intrattenimento e sulla battuta che non ti aspetti.
Alcuni dei principali fattori che influenzano il senso dell’umorismo di un’epoca sono sicuramente le condizioni economiche e sociali di quest’ultima, ma anche il diverso livello di consapevolezza che l’uomo ha raggiunto di se stesso e dell’ambiente in cui è inserito nel corso degli anni, abbattendo alcuni tabù e riuscendo a fare ironia anche su questioni che prima celava dietro il velo dell’ipocrisia e del buon senso.
Questa riflessione intrapresa in medias res necessita però di una breve contestualizzazione storica, per capire meglio come e perché la comicità italiana e le sue forme siano mutate nel tempo.
La commedia all’italiana inizia a svilupparsi negli anni ’50 del Novecento, consolidando il suo successo anche negli anni ’60 e ’70, tanto da essere conosciuta anche in molti paesi europei e da rendere immortali attori e attrici come Alberto Sordi, Vittorio Gasmann e Monica Vitti, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi.
Con il termine commedia all’italiana si intende la produzione di commedie brillanti, di ambientazione borghese caratterizzate però da un’amarezza di fondo che mette in luce una comicità che non è fine a se stessa ma che dà spunti di riflessione sui costumi della società del tempo.
Questa caratteristica la differenza molto da altri tipi di commedia, per esempio una quella americana che si chiude sempre con un happy ending.
Anche Totò ebbe un ruolo fondamentale nella commedia italiana, anche se il suo cinema comico e i suoi spettacoli di varietà erano già affermati agli esordi della commedia all’italiana. Peppino De Filippo invece rappresentò un esponente molto significativo per la prima fase della commedia all’italiana durata fino agli anni ‘60, che si poneva in continuità con il Neorealismo, focalizzandosi su aspetti più poveri e rustici della società e differenziandosi dalla seconda fase che fu invece una commedia di costume e di denuncia.
Negli anni ’70 questa comicità si esaurì sia per la morte di alcuni degli esponenti più celebri della commedia all’italiana come Vittorio De Sica ma anche per il venir meno delle condizioni economiche e sociali che avevano reso prolifico questo genere. Infatti, il susseguirsi di scontri sociali, l’insorgere di una crisi economica, insieme ad un senso di catastrofe imminente dettata anche dalla così detta “ansia atomica” non resero più l’Italia il terreno fertile per questo tipo di comicità.
L’eredità di questo genere fu definitivamente consegnata nelle mani di attori di grande successo per il panorama cinematografico italiano come Carlo Verdone, Roberto Benigni e Leonardo Pieraccioni che hanno dato un’impronta alla nuova commedia italiana.
Christian De Sica e Massimo Boldi alla fine degli anni Novanta, sono i prosecutori del genere dei cinepanettoni nati negli anni ’80, ed hanno invece basato la loro ironia su una comicità sessista e volgare, incentrata sulla strumentalizzazione del corpo femminile che oggi non riscontra più il successo di una volta proprio per l’affermazione di un maggiore livello di consapevolezza sociale su fenomeni di sessismo e di svalutazione della figura femminile.
La comicità della generazione appena passata invece vede protagonisti attori come Checco Zalone che con alcuni dei suoi maggiori film – Cado dalle nubi (2009) o Che bella giornata (2011) – ha basato la propria comicità sulla rappresentazione di stereotipi umani, sociali e politici con la finalità di metterli in luce anche nella quotidianità dello spettatore.
Oggi queste forme di comicità, sebbene vicine nel tempo, ci appaiono molto distanti dal mondo della stand-up comedy che ormai sembra essere la direzione intrapresa dalla comicità italiana. Con il termine stand up comedy si intende infatti un modello di comicità in cui l’attore si presenta al proprio pubblico come se stesso, senza indossare una maschera o fingere di essere qualcun altro. Inoltre, con l’abbattimento della quarta parete la funzione del pubblico diviene fondamentale.
E allora appare naturale chiedersi che fine attenda il tradizionale modo di far comicità, se esso sia destinato a tramontare definitivamente con le nuove generazioni o se esista ancora uno spazio in cui questo possa continuare a intrattenere il pubblico e a convivere, come succede adesso nella televisione italiana, con nuove forme di comicità.
Chiara Celeste Nardoianni
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