Formazione culturale e sentimentale
“Introduzione dell’insegnamento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione”.
Questo è il disegno di legge C.3004, presentato alla Camera dei deputati lo scorso 8 aprile da Nicola Fratoianni esponente di Liberi e Uguali.
Questo disegno di legge risponde all’esigenza reale che il paese ha di istruire le persone fin dalla tenera età all’importanza dei sentimenti.
Assistiamo ad un incremento di fenomeni quali bullismo, femminicidi, omofobia ed una preoccupante tendenza all’individualismo.
Quello che l’educazione sentimentale fornisce è una crescita culturale degli individui, la capacità di capire fin da bambini la diversità ed imparare ad accettarla.
Il rispetto verso l’altro va insegnato, in modo tale da prevenire atti di violenza, ed è proprio questo su cui ci si deve concentrare sulla prevenzione.
Una società incapace di approcciarsi all’altro in maniera corretta è una società malata, che avrà problemi anche dal punto di vista economico e di qualità della vita.
In un’era in cui i rapporti personali sono fortemente condizionati dai social network, si devono fornire gli strumenti ai bambini di oggi, che saranno gli adulti di domani, per uscire fuori dal guscio dell’individualismo e dell’egoismo ed imparare a tener conto dei sentimenti altrui.
Saper riconoscere i propri sentimenti, accettarli e non aver paura di esprimerli, è di vitale importanza per vivere serenamente con se stessi e con chi ci è vicino.
Insegnare che chi ci circonda ha i nostri stessi diritti e i nostri stessi sentimenti e che vanno rispettati, offre l’opportunità di sradicare il fenomeno del bullismo. Ognuno ha il diritto di essere libero di vivere la propria vita come meglio ritiene opportuno, ma sempre nel rispetto degli altri, di ciò che pensano, di ciò che sono.
Occorre insegnare la bellezza delle caratteristiche che ogni individuo ha, che sono uniche per ogni persona e che vanno comprese ed apprezzate e non ridicolizzate perché diverse dalle nostre, tutta questa varietà non è altro che ricchezza.
Istruire sulla parità tra uomo e donna per evitare diseguaglianze e violenza nei confronti delle donne. Misoginia e uccisioni sono ancora un problema di notevole gravità che può essere risolto solo educando.
Le norme previste nella convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia, possono essere rispettate se lo Stato si impegna ad eliminare il germe dell’odio, unicamente cominciando dalla formazione nelle scuole primarie in poi, in modo costante.
All’educazione sentimentale va poi affiancata anche quella sessuale, per evitare il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze precoci. Tutto questo nella maggior parte dei paesi appartenenti all’Unione Europea avviene già da anni ma in Italia no.
L’unico esempio che possiamo ricordare è l’iniziativa intrapresa in Piemonte, dal Consiglio regionale nel 2018, di istituire un corso di educazione sentimentale nelle scuole superiori. È stata la prima iniziativa in Italia presa da un ente pubblico, ma purtroppo nel novembre 2020 questo progresso è stato cancellato, senza pensarci troppo, dalla nuova giunta di centrodestra.
Proposte di legge come questa l’Italia ne vanta una lunga serie, fin dal secolo scorso, la cosa triste è che pur essendo necessarie ed urgenti tutte queste proposte sono rimaste proposte e non sono mai state trasformate in leggi effettive e valide a livello nazionale.
L’educazione sentimentale è sempre incappata nella ferrea opposizione della Chiesa e dei partiti politici conservatori, che non hanno a cuore il benessere culturale ed il progresso sociale, ma si preoccupano invece, con il loro ostruzionismo, di mantenere stabile il tasso di ignoranza.
Auspichiamo che questa sia la volta buona per questa legge di vedere la luce, che venga approvata e messa in pratica al più presto perché di oscurantismo finora ne abbiamo avuto troppo e le conseguenze sono evidenti.
È arrivato il momento di formare degli individui consapevoli, è arrivato il momento di una ventata d’aria fresca e di rinnovamento per questa Italia.
Beatrice Gargiulo
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