Giuda, kiss me hard before you go
Ah, il bacio…un apostrofo rosa tra le parole t’amo.
Ma non è sempre tutto rose e fiori!
C’è un bacio molto noto passato alla storia come emblema di tradimento, di infamia: il bacio di Giuda.
È il Giovedì prima di Pasqua (la Pasqua ebraica, chiariamo).
Il concetto di Settimana Santa e Pasqua Cristiana nasce dopo gli avvenimenti che accadranno in quel fatidico weekend.
Dicevamo, è il Giovedì prima di Pasqua: Gesù ha mangiato con i suoi Apostoli in quella che diventerà nota come l’Ultima Cena e con loro si è recato presso l’Orto degli Ulivi, il Getsemani.
Qui mentre i dodici sonnecchiano, Gesù prega e, secondo le Scritture, suda sangue. Ma qualcosa turba la quiete del momento: è una folla armata di torce e bastoni che segue turbolenta una schiera di centurioni venuti ad arrestare colui che dice di essere il Figlio di Dio.
A questo punto, per permettere ai soldati di riconoscere tra i tredici Gesù, Giuda si allontana dalla schiera avvicinandosi a lui e dandogli un bacio.
Quel bacio.
Ora, i Vangeli sinottici raccontano l’accaduto in maniera leggermente diversa l’uno dall’altro; Giovanni addirittura omette completamente l’episodio.
In realtà, si ritiene che all’interno del Vangelo di Giovanni numerosi siano gli errori di traduzione e tradizione del testo, tali che a noi è arrivato un qualcosa di completamente diverso rispetto all’originale.
Luca dà per scontato che tutti sappiano il perché Giuda abbia baciato Gesù, lasciando invece col dubbio chi non sapeva fosse effettivamente il segnale convenuto per riconoscere l’uomo da arrestare. Più preciso e dettagliato è invece il Vangelo di Matteo che “spoilera” ciò che sta per accadere sin dalle ultime battute dell’Ultima Cena:
«In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli:
Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»
Matteo 26, 21-25
Insomma, il famoso bacio di Giuda in realtà è un semplice accordo, non un addio che il discepolo da al suo Maestro o un tentativo fallito di scusarsi. Eppure, questo gesto all’apparenza semplice ma per nulla innocente è divenuto così famoso da essere secolarizzato e assumere un significato ben preciso: è il gesto di un traditore.
Un interessante rovescio del ruolo di Giuda ci viene presentato nell’omonimo romanzo di Amos Oz, in cui viene avanzata la tesi secondo la quale Giuda, essendo di famiglia benestante, non avrebbe avuto il bisogno di vendere il suo Maestro per l’esigua somma di trenta denari. Ma, anzi, Giuda avrebbe creduto talmente tanto nella natura divina di Cristo da spingerlo a mostrarla a tutti una volta giunto a Gerusalemme in occasione della Pasqua.
Una volta appurato che il suo Maestro non solo era realmente morto ma anche tra atroci sofferenze, pentitosi del suo gesto, si sarebbe ucciso (e non avrebbe dunque assistito al miracolo della Resurrezione).
Ancora, molti studiosi giudicano scetticamente l’episodio del bacio come segno distintivo, in quanto Gesù era noto alla comunità e aveva più volte predicato pubblicamente nei templi la parola di Dio. Dunque, il suo aspetto era noto alla folla che quel Giovedì sera si era recata presso il Getsemani, che lo avrebbe riconosciuto anche senza l’intervento di Giuda.
Ad oggi la verità non è ancora chiara. Le Scritture, ad essere precisi, non sono ancora chiare.
Giuda fu davvero un traditore? E quel famoso bacio, c’è stato davvero?
Alcune fonti ritengono che Gesù chiamasse Giuda “diavolo” e si sa: quando il diavolo accarezza, vuole l’anima.
Maria Rosaria Corsino
Illustrazione di Ambra Notaro
Recupera anche: A Napoli un bacio è questione di vita o di morte.