La razza è la bugia più dannosa della storia
La razza non esiste.
È stato scientificamente dimostrato.
È un’invenzione, probabilmente la più dannosa della storia.
E ci perseguita ancora, perché dietro questa bugia sono nate ideologie ancora più pericolose della bugia stessa.
La possiamo trovare perfino nell’articolo 3 della Costituzione Italiana.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Ma, come sappiamo, la razza non esiste, ce lo spiega il saggio Storia e geografia dei geni umani di Luigi Cavalli-Sforza, Paolo Menozzi e Alberto Piazza, pubblicato nel 1994 in cui viene chiaramente spiegato che non ci si può affidare alla variazione genetica, perché all’interno di uno stesso gruppo è anche maggiore rispetto a gruppi diversi. Non ci si può affidare a geni singoli, perché questi sono presenti in quasi tutte le popolazioni, quindi tutte le popolazioni si sovrappongono.
Insomma, il concetto di razza dal punto di vista scientifico non ha alcun fondamento.
Già Darwin, nel 1871, con la pubblicazione del suo saggio L’origine dell’uomo, scriveva che la specie umana è una sola, e le differenze tra le razze sono irrilevanti.
L’uso di questo termine, però, ha radici molto più profonde, che risalgono al colonialismo, ai dibattiti degli europei sulle differenze fisiche tra le vari popolazioni.
E conosciamo bene il seguito.
La differenza tra le razze divenne sinonimo di divario intellettuale, mentale, oltre che sociale. E con il passare degli anni i colonizzatori ritennero giusto sfruttare questa infondata ed inesistente superiorità per soddisfare apparenti bisogni fisici.
Si legittimò una delle pratiche più atroci della storia, il madamato. Una relazione tra un soldato italiano e una donna abitante delle terre colonizzate. Questo portava a una condizione di estremo sfruttamento delle donne di paesi prevalentemente africani.
Un abominio praticato dallo stesso Indro Montanelli, che sposò una bambina di 12 anni in Etiopia.
Fino ad arrivare al culmine, l’eugenetica e lo sterminio.
E la cosa peggiore è che non è stata la fine della Seconda Guerra Mondiale a porre fine a queste idee.
No, l’umanità ha assistito ad altri episodi di violenza in nome della razza, dall’apartheid in Sudafrica alla segregazione razziale in America.
Insomma, la razza non esiste. Gli scienziati ce lo dicono. E l’abbiamo capito.
Ma questo termine regna ancora sovrano, talmente radicato da trovarsi ancora nella nostra Costituzione.
E porta con sé il fenomeno più pericoloso dell’ultimo secolo: il razzismo.
Senza tempo, ancora profondamente insediato nella nostra società.
Gli avvenimenti degli ultimi anni ci fanno comprendere quanto, nonostante i progressi, siamo lontani dal debellare comportamenti violenti e offensivi nei confronti di altre persone considerate, ancora nel 2021, appartenenti ad “un’altra razza”.
Per fortuna la presa di coscienza della popolazione mondiale si fa sempre più ampia. Cittadini da tutto il mondo si uniscono per combattere e protestare, com’è accaduto a maggio e giugno 2020 dopo l’uccisione di George Floyd.
Ma l’attivismo politico e l’attenzione mediatica non sono sufficienti.
Perché se tutto avesse origine da una parola, allora dovremmo combattere la parola stessa.
Angela Guardascione
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