Preludi – Hybris al Campania Teatro Festival
All’edizione 2021 del CTF, Claudio Di Palma e Vesuvioteatro anche quest’anno celebrano lo sport con la rassegna Sportopera.
Nel superamento di un record, personale o assoluto, nella tracciatura di traiettorie inattese, nell’ ostinata sfida al tempo o agli equilibri naturali, nella vertigine, insomma, che accompagna ogni impresa sportiva, sono rinvenibili i segni della Hybris ovvero di quella sorta di affronto convinto al volere degli dei o, per dirla in altro modo, di quella ribellione istintiva, ma sistematica, al senso della fine. (Claudio Di Palma)
Voce e musica, teatro e sport, suoni e poesia si alternano e si fondono fino a creare un’opera di puro e inedito intrattenimento.
Stefania Rocca accompagnata dalla potentissima ed esotica voce di Annalisa Madonna e dalla musica di Marcello Giannini (chitarra ed elettronica), Massimiliano Sacchi (clarinetti), Gianluca Rovinello (arpa) e Pasquale Benincasa (percussioni) cantano lo sport, lo slancio agonistico come la più nobile forma di superbia, di hybris.
Si, la hybris, l’ arroganza, la presunzione tutta umana di poter sfidare gli dei, di poterli pareggiare, di poterli superare è l’unico movente di ogni slancio agonistico.
Odimi, o dea, e soccorri al mio piè!
Una profonda sacralità, una forza ieratica c’è dietro lo sport, l’agone, la contesa. Sacro teatro dello sforzo sportivo sono i giochi funebri in onore di Anchise, o quelli per la morte di Patroclo, vittima per sacrificio, vittima per hybris. Questa è l’occasione per l’eroe (Diomede, Ulisse, Aiace, Achille) di sfidare l’inerzia cui la morte condanna, di affermare se stessi rispetto all’incombere della fine. È davanti alla morte che più forte si avverte lo slancio, il conato, il desiderio di vittoria, lo sforzo che permette all’uomo di affermarsi sull’uomo, di trasumanare, di diventare dio.
Claudio Di Palma ci convince che è proprio in quella religio athletae, in quel culto del corpo come santuario della coscienza di sé e dell’autodeterminazione, che dovrebbero fondersi i valori cultuali dello sport antico con quelli dell’atletismo moderno.
E quindi non solo gli eroi del mito greco meritano la celebrazione, meritano l’immortalità. Gabriella Dorio (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984), Patrizio Oliva (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca 1980), Imma Cerasuolo (medaglia d’oro alle paralimpiadi di Atene 2004) sono gli eroi della età contemporanea. Loro stessi rivivono e raccontano lo sforzo, l’ansia, la vertigine che dà il traguardo che si avvicina, la strada spianata davanti a sé, la vittoria finale. Loro, animati da quella stessa hybris hanno sfidato i limiti umani e li hanno superati.
Il risultato di questo viaggio tra presente e passato remoto, è una visione più ampia e profonda dello sport, che supera la dimensione puramente ludica, per diventare una tra le più elevate forme di arte.
Un ringraziamento speciale e personale va all’ufficio stampa del Campania Teatro festival per la gentilezza e l’efficienza.
Valentina Siano
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