Scoperte archeologiche: ultime notizie da non perdere
Il 2021 si è aperto con la notizia del famigerato rinvenimento di un carro da parata in Civita Giuliana, Pompei.
“Il reperto straordinario, emerso integro dallo scavo”, laeta sententia nel cupo periodo di Covid che imperversa da oltre un anno, ha riacceso quello che sembra un interesse nazionale per le recenti scoperte archeologiche.
Negli ultimi mesi, alcuni studi hanno riacceso il dibattito sulle origini di Pompei.
Per ben 2000 anni la notizia di Strabone circa la fondazione di Pompei ad opera degli Osci è rimasta inconfutata: tuttavia, una serie di recenti ritrovamenti farebbe vacillare questa verità. Vasi e anfore rinvenuti in un santuario a sud della città antica, già studiato negli anni ’60 e ’90, e successivamente dal 2014, riportano tutti iscrizioni e nomi in etrusco: addirittura, Pompei sarebbe «il luogo che ha restituito il maggior numero di iscrizioni etrusche fuori dall’Etruria», dichiara il direttore generale Massimo Osanna. L’antica città etrusca sarebbe quindi stata “distrutta dalla storica battaglia navale di Cuma, che i greci vinsero, appunto, contro gli etruschi”. Sulle sue fondamenta, nacque in seguito la città di periodo romano che conosciamo.
Recente è anche la scoperta di una zona inviolata della necropoli punica a Marsala, in provincia di Trapani. Due ipogei, con resti e strutture che vanno dal IV sec a.C. fino ad aggiunte giudaico-cristiane del II-V sec d.C., presentano una grande quantità di corpi inumati. Di grande rilevanza storica sono tutti i corredi, di vasi e oggetti in metallo, che ci assicurano uno scorcio diacronico sulle tecniche e la vita nella zona per un arco temporale di oltre nove secoli.
Dello stesso periodo, IV a.C., ma rinvenuti nel centro di Roma sono i resti delle mura romane, in fase di ristrutturazione dopo l’invasione dei Galli del 390 a.C.
I resti, trovati nel febbraio 2021, sono situati «al confine tra il foro di Traiano e uno dei sette colli di Roma, il Quirinale» e rappresentano quelle dinamiche di arricchimento e rinforzamento della città dopo il grave colpo politico-sociale dell’invasione.
Sempre a Roma, ma nel novembre 2020, è stato portato alla luce l’elegante e sfarzoso palazzo di Caligola, «ricco di affreschi e giardini esotici». Il palazzo imperiale presenta, come tramandato da fonti storiche, un’architettura che richiama quella ellenistica ed orientale: una monumentale scalinata, piante esotiche, anfore e gioielli preziosi. Mirella Serlorenzi, direttore del sito archeologico, suggerisce che dal ritrovamento di «ossa di zampa di leone, denti d’orso e ossa di struzzi e cervi» si possa ricostruire l’immagine classica di «animali che corrono liberi in questo paesaggio incantato. Ma anche animali selvatici che venivano usati per il circo privato dell’imperatore».
Molto successivi invece sono la necropoli longobarda e contiguo luogo di culto, ritrovati a Sarego, presso Vicenza, tra il settembre e dicembre 2020.
«Oltre 50 tombe databili tra la fine del VI sec d.C. e gli inizi dell’VIII sec. d.C.» sono collocate presso un edificio di culto alto medievale, «secondo un modello funerario di alto interesse archeologico», offrendo finalmente la prima prova tangibile della presenza longobarda in Veneto. Finora, la speculazione si fondava solo sulle etimologie toponomastiche.
Maria Ascolese
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