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Amen e il debutto teatrale di Recalcati

10 e 11 Luglio: al Campania Teatro Festival, Massimo Recalcati debutta con il suo Amen: testo complesso e cupo sul rapporto quanto mai attuale tra vita e morte.

«Sin da ragazzo, da quando avevo vent’anni, volevo scrivere di teatro. Ero un vero appassionato di teatro, mangiavo pane e teatro. Poi, come spesso accade nella vita, ci sono stati incontri che hanno deviato questa mia vocazione. Durante il primo lockdown ho cominciato a scrivere un testo. Mentre scrivevo attorno c’era la morte. Come direbbe il grande pittore Rothko, quando si fa arte o si parla della vita e della morte o è meglio non farla. Amen è la parola che consacra la possibilità che la vita possa esistere anche dove è la morte, che la morte non possa essere l’ultima parola sulla vita. Amen vuol dire “così sia”, “che sia così”, che la vita sia viva, che la morte non sia l’ultima parola sulla vita.»

Nell’introduzione allo spettacolo, è lo stesso Recalcati a spiegarci il senso e l’urgenza di questo testo, che altro non è che una riflessione sul rapporto tra vita e morte. È necessario, ora più che mai, riflettere sulla vita, riflettere sulla morte, per chi, come noi, è scampato alla fine, è sopravvissuto alla catastrofe. 

Amen è il primo testo teatrale di Massimo Recalcati, noto psicanalista, assiduo frequentatore della televisione italiana, abile divulgatore e appassionato fruitore di teatro. Massimo Recalcati, con il suo Amen, indaga a fondo il complesso e atavico rapporto tra vita e morte e lo fa partendo da sé, dalla sua esperienza personale di bambino nato prematuro

La morte dell’uomo è una morte sempre prematura, che arriva sempre troppo presto, a qualunque età essa arrivi. Chi meglio di un bambino nato prematuro, in un’epoca in cui nascere prematuri equivaleva a morire, può dirci quanto possa essere prematura, la morte?

Federica Fracassi è la madre di questo figlio prematuro: nato a sette mesi e rinchiuso in una scatola di vetro, questo bambino riceve contestualmente il battesimo e l’estrema unzione, riceve la vita e subito la condanna ad morte quasi certa. Eppure questa madre vede il suo bambino ostinarsi, arrancare eppure lottare, combattere tra la sfiducia generale, in un clima di cinica arrendevolezza. 

Marco Foschi è Enne 2, personaggio che Recalcati strappa a Vittorini, suo autore di riferimento. Enne 2 è quel bambino fragile e ostinato che scampa alla morte, che sopravvive nel gelo di una scatola di vetro, che conosce contemporaneamente la vita e la morte

Danilo Nigrelli è un soldato, che in guerra conosce tutta la precarietà della vita umana; conosce la morte, che mai come in guerra accompagna costantemente la vita. La vita di un soldato è una vita che scorre abbracciata alla morte, una vita che continuamente deve fare a cazzotti con la fine. 

Ad accompagnare questa piccola parte del testo più ampio di Recalcati (che andrà in scena nella primavera del 2022 per la regia di Valter Malosti) sono i suoni di Gup Alcaro e la chitarra di Paolo Spaccamonti, che hanno, nell’economia dello spettacolo, un ruolo di predominante protagonismo.

Il suono continuo e ininterrotto è, infatti, parte integrante del testo, del messaggio: il battito cardiaco, il respiro ascoltato attraverso una macchina. Quel suono ovattato, i quali solo una scatola di vetro sa creare, sono i suoni della vita che si scontra con la morte e tenta di sopravviverle.

Questo debutto, dunque, ci lascia l’attesa, la curiosità, la necessità di andare a fondo in questa riflessione. 

Vedi anche: Preludi – Hybris al Campania Teatro Festival

Valentina Siano

Valentina Siano

Valentina Siano, classe ’88, professoressa per amore, filologa per caso. Amo la scrittura come si amano quelle cose che ti riescono al primo colpo, non sapresti dire bene come. Scrivo di cultura e spettacolo perché amo il cotone verde del mio divano e il velluto rosso dei sediolini dei teatri. Leggo classici, divoro serie, colleziono sottobicchieri. Sono solo all’inizio della mia scalata alla rubrica gossip di Vanity Fair.

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