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Fabiola Capitelli, leggere non è mai stato così terapeutico

Fabiola Capitelli è una Tirocinante in Psicologia Cognitiva e illustratrice: leggete l’articolo per scoprire i suoi insoliti segnalibri.

Vi è mai capitata quella strana sensazione, mentre sfogliate le storie di Instagram, di incanto nel vedere qualcosa che vi fa brillare gli occhi?

Vi spiego meglio, catapultiamoci in una delle solite giornate noiose, bazzichiamo su Instagram e, così, un po’ per caso, vediamo apparire un segnalibro con una ragazza, la riconoscete, è una vostra amica, ma in quel disegno appare come una modella francese, riesce a trasmettervi una serenità nello sguardo, vi sentite terribilmente in pace.

Questo è ciò che ho provato alla vista del primo segnalibro di Fabiola Capitelli, una Psicologa cognitiva che si diverte ad illustrare di notte.

Completamente incantata dal fascino delle sue opere decido di incontrarla, così da scoprire meglio il suo mondo. Fabiola, con i suoi ricci ribelli, gli occhi lucenti e il sorriso smagliante mi apre la porta e mi ci lascia tuffare; senza inibizioni.

Cosa ti ha spinta all’arte?

«Io ho sempre amato l’arte, la creatività: fin da piccola, nella mia famiglia c’è la cultura del presepe, la costruiamo da zero. Di solito ho vari periodi, il periodo fimo, il periodo pittura, dipende un po’ dagli stati emotivi che ho, ad esempio quando sono depressa o innamorata tendo alla pittura, un periodo, invece, mi sono dedicata alla scultura, lavoravo il gesso.

Ora sono nella fase illustrazione, ho iniziato a creare basandomi su ciò che mi piaceva, successivamente ho ideato queste linee su messaggi a me cari che volevo trasmettere.

Un giorno, dal nulla, mi trovai a dipingere delle donne nude, senza un obiettivo e pensai di provare a fare dei segnalibri.

Ho pensato che attraverso un elemento quotidiano come il segnalibro, avrei potuto trasmettere dei messaggi a me cari e così, quando una persona si ritroverà a leggere, attraverso questo può avere un remainder a segnale che cerco di mandare.

Perciò ho pensato di ideare questa piccola linea Body-positive, una tematica molto ricorrente nella mia vita.

Io ho un corpo che non rientra nei classici canoni di bellezza, perciò volevo far emergere ciò che avevo dentro.»

Ci troviamo al bar, tra un sorso e un sorriso, Fabiola mi racconta di sé e mi sento estremamente felice per aver scoperto questa personalità poliedrica che porta alla luce tematiche a me care.

Vuoi parlarmi anche delle altre collezioni?

«Sì, la seconda collezione, in particolare, è dedicata ai diversi tipi di amore, infatti l’ho rinominata “O core ind’o zuccher”, quindi una coppia di due donne, una famiglia di due papà con un bambino, persone di colore, persone con vitiligine, una coppia eterosessuale, una relazione poliamorosa con una persona transgender, una famiglia con il cagnolino, insomma, diversi tipo di bellezze, di realtà, di amore.

Il mio obiettivo era quello di inquadrare diversi tipi di realtà, di relazioni, di persone; non mi sembrava inclusivo parlare solo di coppie lgbt, perché crei un’esclusione di elementi, volevo mostrare diversi tipi di amore, perciò ho incluso tutte le varie possibilità di essere: perché alla fine fanno tutti parte della normalità e tutti ne sono fuori.

Il concetto di normalità mi sta stretto e volevo destrutturarlo.

La terza collezione è su Napoli, ancora non l’ho conclusa, sarà una linea fotografica e la chiamerò Nu sol amar – come per la canzone di Pino Daniele – ed è il racconto della mia città, alla quale sono molto legata anche se ci sono tanti limiti che mi stanno stretti.

Avevo in mente altre idee, come una linea sulle diverse abilità, però per me è difficile, perché non voglio cadere nello stereotipo. A breve lavorerò in un centro per ragazzi con disabilità, così potrò conoscere meglio le loro caratteristiche e spero di essere in grado di entrare nel loro mondo e trasmetterlo.

Inoltre mi piace molto riciclare, soprattutto per le confezioni, infatti uso dei materiali che di solito vengono buttati come i fogli di giornale; ho uno stile molto vintage, infatti spesso uso la cera-lacca e i dei fiori secchi.»

Visto che mi hai accennato alla linea su Napoli, vuoi raccontarmi del rapporto che hai con la tua città?

«C’è un doppio legame con la mia città e i miei cittadini, da un lato sono molto meravigliata, infatti, paradossalmente quando ho vissuto in Francia ho iniziato ad amarla. Raccontando Napoli e le sue tradizioni, a Lille, ho iniziato a legarmi ancora di più. Dall’altro lato, però, l’essere radicati a una chiusura su molte tematiche non mi fa vivere bene qui.

Non una chiusura dettata dal bullismo, ma una chiusura dettata dal pregiudizio, tematiche da me illustrate.

Quando vivevo a Lille, non c’erano canoni di bellezze, tutto era bello e lì ho imparato ad apprezzarmi di più, ad amarmi e perciò mi piacerebbe che anche qui si abbattessero questi pregiudizi.

La mia città è bellissima con tradizioni stupende ma deve crescere, la mia speranza, infatti, è quella lavorare all’estero, perché io amo la mia città ma non riesco a vivere bene. »

Pensi che, anche solo nel tuo piccolo, tu possa dare una spinta nel cambiare questa città?

«Se ognuno facesse qualcosa nel suo piccolo tutto potrebbe cambiare, da sola non posso cambiare nulla. Però, se già con un segnalibro, si può fare informazione, forse pian piano possono cambiare le cose.

Perché quando le cose vengono comprese fanno meno paura e snaturando quei pregiudizi che non sono dettati dalla cattiveria, bensì dalla non conoscenza, sicuramente può essere utile.

Non credo di poter cambiare le cose ma sicuramente posso fare informazione sulle cose che generalmente non si conoscono. »

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

«Il primo progetto è quello di spostarmi da qui, vorrei cercare di formarmi all’uso della realtà virtuale nella psicoterapia.

Le tecnologie possono aiutare a snaturare lo stigma su chi va in psicoterapia.

Dal punto di vista artistico mi piacerebbe aprire una bottega dell’artigiano in cui tutti potrebbero lavorare, dipingere e mostrare le proprie opere: un ambiente dove racchiudere diversi tipi di arte.»

Fabiola, oltre alle sue collezioni realizza anche dei segnalibri su richiesta, come quello che vi ho accennato nella prefazione. La cosa che più mi ha colpita è come lei ascolti ogni minimo dettaglio della commissione e prenda spunto dalle parole raccontate in pochi audio per far emergere tutto ciò che hai dentro.

Quando io ho visto i segnalibri che le avevo commissionato ciò che più mi ha stupita è stato vedere parti di me che avevo scoperto, stavo scoprendo e sicuramente continuerò a scoprire nel tempo.

Pensi che la tua formazione universitaria influenzi sulle tue opere?

«Il mio percorso universitario è parte di me, fin da piccola volevo studiare psicologia o fare l’accademia di belle arti. Quindi credo di sì, la mia formazione universitaria mi ha aiutata nel comprende di non avere la pretesa di psicoanalizzare ma analizzare i comportamenti degli altri, aldilà dello studio.

Questo per me è stato molto importante, mi ha anche aiutata ad ascoltare gli altri e di ascolto me stessa.

Ad esempio, quando è nata Body-positive è nata proprio per me stessa, poi ho iniziato a regalarli e a condividerli e c’è stato un boom sul mio profilo, ho avuto centinaia di like, una quarantina di persone che mi contattavano, tra cui una giornalista di sky e modella body-positive.

Così quando mi sono trovata ad affrontare le richieste degli altri, volevo capire quella persona e perché mi stava chiedendo di illustrare la sua storia e mi piace mettere dei dettagli nascosti che solo io e quella persona possiamo comprendere.

Ho bisogno di conoscerla quella persona, di entrare nella storia che mi vuole raccontare, da un lato la mia formazione ha avuto un rilievo certamente però è anche una mia velleità.»

Non azzardo troppo nel dirvi che Fabiola riesce non solo a conoscervi, ma perfino a cogliere le vostre sfumature e ogni volta che userete quel segnalibro sembrerà anche a voi di conoscervi un po’ di più.

Federica Auricchio

Segui le pagine Facebook e Instagram di Fabiola!

Vedi anche: Inestasi: per vestirsi d’arte

Federica Auricchio

Sono Federica Auricchio e mi definisco Napoletana dalla nascita, perché nel mio sangue ribollono la musica, la poesia, la bellezza, il comunismo e la felicità. Filologa da un paio di anni combatto le discriminazioni sociali con il sorriso e la penna, amo seminare in campi incolti perché è bello, poi, veder germogliare fiori rari.

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