Howl non erra più
Il castello errante di Howl è un capolavoro. Tratto dall’omonimo romanzo del 1986, il film d’animazione firmato Hayao Miyazaki è una storia infinita.
A distanza di 17 anni dalla data d’uscita continua a ispirare nuove interpretazioni, a svelare nuove chiavi di lettura.
La storia comprende una moltitudine di personaggi, temi e messaggi coesistenti: ci vorrebbe un saggio per toccarli tutti. Qui ci limiteremo ad osservare l’evoluzione di Howl, introducendo alcuni altri personaggi all’occorrenza.
La trama si apre mostrando la profonda differenza tra i due protagonisti.
Sophie è proprietaria di un modesto negozio di cappelli, timida e un po’ insicura, a tratti debole. Howl invece è preceduto dalla fama: il suo castello errante compare tra le nuvole in lontananza, sfuggente e misterioso, e le ragazze si punzecchiano sognando il mago rubacuori.
Inizia così a delinearsi la simbologia del castello errante come raffigurazione della psiche di Howl, identificazione che diventerà esplicita più avanti con il personaggio di Calcifer.
È interessante notare come entrambi, Sophie e Howl, siano più o meno distaccati dalla società. Howl appare annoiato e insoddisfatto dalla norma. È elegante, raffinato. Pronuncia ogni battuta con una nota di condiscendenza e una di ironia, come se il mondo fosse troppo semplice per lui, facendolo sorridere.
D’altro canto, Sophie sembra inadatta al mondo di frivolezze che la circonda, in cui ogni personaggio si lascia andare a commenti lascivi o maliziosi: dalle ragazze che si augurano che Howl rubi loro il cuore, fino alla sua stessa sorella.
Tutti i passaggi con gli autobus vedono le persone dentro e Sophie sulla porta, mentre guarda la città che si allontana, quasi come una rappresentazione del suo distacco dagli altri e un presagio dell’allontanamento futuro.
Sebbene sia famoso per rubare il cuore delle belle ragazze, Howl compare sulla scena con un’azione benefica, salvando Sophie da due soldati importuni. Inoltre è proprio il suo arrivo ad introdurre l’elemento magico, finora assente.
Non mi sorprenderebbe se questa scena simboleggiasse l’introduzione della magia nella stessa vita di Sophie. È un motivo che ricorre, con Miyazaki: le coppie sono spesso formate da una donna tenace, coraggiosa, che fa ciò che è giusto ed è spinta da una grande forza interiore, mentre l’uomo è brillante, appassionato, introduce nella coppia tanto poesia, magia e mistero quanto conflitti irrisolti, egoismo e codardia. È una dinamica relazionale che rivela qualcosa di autobiografico.
Infatti Miyazaki accenna, in documentari e interviste, al rapporto con la moglie Akemi Ota. Anch’essa animatrice, Akemi ha abbandonato la carriera per badare alla famiglia e permettere ad Hayao di dedicarsi all’animazione: un gesto che lui ricorda sempre con gratitudine e rimorso.
Personaggio diametralmente opposto è la strega delle Lande. La strega rappresenta la vincitrice del modello sociale e sembra l’unico personaggio all’altezza di Howl. Tuttavia, proprio la sua ricchezza ed eleganza la relegano nella società da cui crede di rifuggire e da cui, invece, la “mediocre” Sophie (o tacky, con la voce di Lauren Bacall) rifugge pienamente.
La strega dà inizio alla vicenda con la maledizione che trasforma Sophie in una vecchietta, compiendo una vendetta che mostra gli strascichi del passato irrisolto di Howl.
Con la maledizione, si rende palese che nel comportamento iniziale di Sophie c’è un curioso alternarsi di azioni sagge con azioni buffe; la dolcezza e la risolutezza di Sophie sembrano proprio confarsi all’aspetto da nonnina saggia e imperturbabile.
Inoltre, non identificandosi con la vecchina che vede allo specchio, Sophie trova nuova dolcezza per la sua immagine, parlando con gentilezza alla nonnina riflessa e forse imparando ad amare se stessa attraverso l’alienazione dal suo corpo originario.
L’incontro successivo con Testa di Rapa è emblematico in questo senso: uno spaventapasseri con una testa di rapa – che Sophie dice di non aver mai sopportato – si rivela d’aiuto nel momento del bisogno e nasconde, dietro un’apparenza infelice, un’identità molto più bella.
Quindi arriviamo al castello errante. Il castello si presenta come un enorme ammasso di ferraglie e legno, rumoroso, composto da una moltitudine di ingranaggi, cigolii e vapori che si incastrano in una faccia stilizzata – e una lieve somiglianza con un uccello rapace: un’altra forma di Howl.
L’interno, inaspettatamente, è avvolto da buio e silenzio.
Una stanzina impolverata e quieta è illuminata solo da una fiammella piccolissima, verso cui è rivolta una sediolina che sa di solitudine e abitudine. L’ambiente è privato, intimo, ma anche indifeso e trascurato: non si addice per niente all’aspetto raffinato dello stregone, ma è una manifestazione della sua condizione interiore.
Infine, con Calcifer, si concludono tutti gli elementi che sembrano costruire la complessa personalità di Howl.
Calcifer ha una duplice natura:
- da un lato, quando Sophie entra nella porta che dà sul passato di Howl, scopriamo che il demone Calcifer è una stella caduta dal cielo, in una pioggia di stelle cadenti;
- dall’altro, Calcifer è il cuore strappato dal petto di Howl, donato come pegno in cambio di poteri straordinari.
Il cuore di Howl, di cui Calcifer si nutre, è quindi piegato a semplice “carburante” per Howl, Calcifer e il castello.
Howl ha rinunciato, insieme al suo cuore, anche alla sua identità, ai valori, alla possibilità di essere vulnerabile. Erra senza sosta, ha tanti nomi e nessuna patria: è chiamato in guerra a difendere fronti diversi, ma è un codardo e non ha ragioni per combattere.
L’identità morale, la volontà di scegliere da che parte schierarsi – per chi combattere – sono un ostacolo nella vita del brillante mago: “l’anima ha il suo peso”, dice Sophie quando Howl riottiene il suo cuore (tradotto anche con “a heart’s a heavy burden”, da そうなの、心って重いの).
Ma la vera redenzione di Howl avviene in un altro momento.
Quando siamo nel passato di Howl e assistiamo al patto con Calcifer, il ricordo collassa. Prima di scomparire, Sophie gli grida di aspettare il suo arrivo: e tornati al presente eccolo lì, Howl, che davvero la aspetta e che l’ha aspettata fin dal principio, l’unico che sapesse fin da subito chi fosse Sophie – vecchia o giovane – e in realtà redento fin dall’inizio della storia.
Maria Ascolese
Vedi anche: Miyazaki: Anime da Oscar