Jackson VS Tolkien: e se i film fossero meglio del libro?
Vent’anni dopo, torna al cinema la trilogia de Il Signore degli Anelli. Ecco alcune unpopular opinion sul perché apprezzare i film.
Quando ho saputo che dal 22 luglio al 5 agosto i cinema proietteranno i film della saga dell’anello in 4k, una nube di nostalgia mi ha riportata a quando ho letto i libri: in quel periodo ero stata totalmente risucchiata in un altro mondo.
Tutti quei nomi impossibili da ricordare, il “mettersi in viaggio” che non finiva mai, io che ad un certo punto stampo una mappa per capire dove ca— fossero i protagonisti, tutti sparpagliati nella Terra di Mezzo…
Per fortuna non avevo ancora visto i film, che mi avrebbero condizionata troppo anche nell’immaginare l’aspetto dei personaggi.
Insomma, per me Aragorn era un vecchio, altro che Viggo Mortensen!
Finito Tolkien, ho deciso di recuperare (finalmente) i film di Peter Jackson. Un po’ di amaro in bocca l’ho avuto, per i soliti motivi che potete trovare su qualsiasi blog di tolkieniani incalliti. Ma ci voleva anche un po’ di onestà intellettuale: alcune differenze con i romanzi mi erano piaciute, e non poco.
So che molti hanno già aggrottato le sopracciglia e che a tanti è venuta voglia di buttarmi dal Monte Fato insieme all’Anello, ma finite di leggere prima, poi potete scatenare tutti i flame che volete!
Ecco a voi tre cose che mi sono piaciute nei film.
Ovviamente da qui in poi SPOILER per chi non ha letto i libri!
- Aragorn e Arwen (Appendice A)
Arwen… chi è costei? Fu la prima cosa che pensai guardando i film. Un’importanza immane data ad un personaggio che nei libri compare sì e no due volte. Tirai un sospiro di sollievo quando mi resi conto di non aver saltato nessun pezzo mentre leggevo: la storia d’amore tra lei ed Aragorn era stata confinata in un’Appendice. Senza Peter Jackson in pochi leggerebbero del loro incontro, riassunto in una quindicina di pagine confuse tra gli “Annali dei Re”.
Un plauso, dunque, va a Tolkien per aver saputo celebrare in modo così delicato e puro l’amore che non muore con la morte, ma un grazie sentito va anche a Jackson per aver dato nuova linfa ad un piccolo gioiellino, che merita di essere letto.
- Sharkey/Saruman (Percorrendo la Contea – Il ritorno del Re)
Per chi ha visto solo i film, Saruman è stato pugnalato alle spalle dal suo fedele Vermilinguo prima delle ultime battaglie. Sicuramente un finale migliore rispetto a quello di Tolkien!
Anche se Jackson ha stravolto completamente il personaggio (non più abile doppiogiochista, ma semplice Stregone soggiogato da Sauron), la sua morte nel libro non gli rende giustizia. Viene sempre ucciso da Vermilinguo, sia chiaro. Ma è tutto quello che c’è prima a lasciare interdetti…
Alla fine del Ritorno del Re, gli hobbit trovano la loro Contea nelle mani di un certo Sharkey. Questo “boss di quartiere” ha sottomesso le creature più docili del mondo (di Tolkien): gli hobbit non vanno in guerra, non possiedono armi, non vogliono preoccupazioni, vogliono solo dover decidere se fumare erba pipa o preparare la seconda colazione.
Sottometterli non è un’impresa titanica, ma una vigliaccheria. Tolkien ha trasformato il nostro Saruman in Sharkey e gli ha fatto fare una pessima figura: prima di morire, viene risparmiato da Frodo e cacciato dagli altri piccoli mezzuomini, armati e pronti a farlo fuori.
C’era davvero bisogno di far diventare uno Stregone così potente lo zimbello degli hobbit?
- Tom Bombadil (Nella casa di Tom Bombadil – La Compagnia dell’Anello)
Lo so, io stessa avrei voluto vederlo comparire sullo schermo. Penso sia una delle cose che più manca a chi ha letto i libri, tanto che viene citato da tutti come “lacuna importante” del film. Ma era davvero così indispensabile?
Tolkien stesso non ha spiegato chi è. È un dio? Un’allegoria per indicare la Natura? Uno spirito magico che esiste da sempre? Forse è meglio lasciare questi interrogativi solo a chi ha effettivamente letto di Arda.
Tom Bombadil resta nei cuori di ognuno proprio per il suo essere evanescente, incredibile, inspiegabile. Al cinema non avrebbe reso allo stesso modo.
E poi durante il film come fai a spiegare tutto questo a chi ti chiede perplesso: “ma chi è ‘sto Bombadìll?”
Questi erano i miei tre motivi per non demonizzare (come aveva fatto un certo Christopher) il lavoro immenso di Peter Jackson.
Peccato che poi si sia scavato la fossa da solo con Lo Hobbit…
Elena Di Girolamo
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