Nella giungla dei jeans: guida ai modelli denim
Il jeans è un must, una certezza, un capo intramontabile, il cardine dell’armadio di ognuno di noi, perno attorno al quale ruota qualunque altro indumento.
Eppure quello che era il jeans a sigaretta delle origini, unico, inequivocabile, inconfondibile si è trasformato, complice anche la versatilità del tessuto e del capo stesso, in una giungla intricata di modelli.
1860: a Genova si produce per la prima volta il denim, un cotone robustissimo, blu indigo, destinato ad avere una fortuna inaspettata. Da Genova cominciano le esportazioni: la tela denim attraversa l’Oceano per sbarcare in America.
1871, Nevada, il sarto Jacob Davis inventa il jeans, un capo che possa adattarsi alle esigenze di un taglialegna. Davis brevetterà la sua invenzione con Levi Strauss il 20 maggio 1873. Il blue jeans da allora è il capo casual per eccellenza.
Facilmente abbinabile, indistruttibile, estremamente versatile e adattabile a praticamente qualunque occasione, il jeans è da più di un secolo un must have e in quanto tale è stato proposto da ogni brand possibile in ogni declinazione possibile.
Questo non ha fatto altro che corroborare la fama del jeans e renderlo elemento indispensabile del proprio armadio, ma ha generato anche un effetto collaterale: l’iconico modello a sigaretta, ovvero la forma primigenia del jeans, ha subito sempre nuove e inaspettate rivisitazioni, riproposizioni, rielaborazioni.
Il denim ha trovato innumerevoli declinazioni, sempre più fantasiose forme, proposte stravaganti e più o meno donanti: insomma, una giungla fitta e intricata di modelli all’interno della quale una fashion addicted si può destreggiare con disinvoltura, ma nella quale un’anima inesperta può facilmente perdersi e dare vita ad abominevoli aborti di stile.
L’articolo vuole, allora, essere per voi una bussola: pochi ma saldi punti di riferimento per non andare impreparate alla ricerca del jeans che risolverà la buona parte dei vostri fashion dilemma.
Le differenza tra un modello e l’altro a volte sono impercettibili eppure sostanziali, soprattutto se si ha un corpo da comune mortale e non le gambe misurabili in anni luce delle modelle di Victoria secret.
Partiamo dalla parte più bassa del jeans, quella che copre la parte che va dal ginocchio alla caviglia.
Full lenght: si tratta di jeans a lunghezza piena, con gambe che coprono interamente le caviglie appoggiandosi sulle scarpe. Questo tipo di gamba negli ultimi anni è stata un po’ accantonata, ma in questa fase di massiccia riproposizione del vintage i full lenght stanno riempendo nuovamente gli scaffali dei negozi.
Cropped: è una gamba corta, che si ferma alle caviglie, lasciandone scoperta una parte. Si tratta di un modello che impone millimetriche proporzioni poiché l’effetto “acqua in casa” è sempre pericolosamente dietro l’angolo. Inutile dire che è il modello che preferisco.
Flare: si tratta della cara vecchia zampa, ovvero un jeans svasato nella parte finale. Può essere cropped o full lenght, ma l’effetto, in entrambe i casi, è sempre vincente perché slancia e dona centimetri i più alla figura.
Per quanto riguarda, invece, la parte alta del jeans, quella che corrisponde alla vita, per intenderci, le classificazioni, se si elimina la vita bassissima ormai fortunatamente in disuso, sono essenzialmente due:
High rise: vita alta, che in alcuni modelli può anche essere altissima. Si tratta di una grande riscoperta e, sopratutto, di una grande conquista per chi è stato adolescente nei primi anni 2000 e sa cosa significa camminare con centimetri di pancia scoperta e rotolini adiposi che fanno capolino dal jeans.
Mid rise: una vita media, che non raggiunge le altezze della high rise, ma neanche sconfina nella tanto odiata mai compianta vita bassa anni ’00. Un giusto compromesso per i pochi e francamente incomprensibili nostalgici della vita bassa.
Ma passiamo alle classificazioni in base alla forma vera e propria del jeans, la sezione più ostica perché meno netta e definita.
Straight: si tratta del classico modello a sigaretta con una gamba che cade dritta, senza stringersi o allargarsi su cosce e caviglie. Straight appunto.
Baggy: ultimissimo arrivato nella grande famiglia denim, si tratta di un modello a sacchetto. Necessariamente a vita alta, si allarga su fianchi e cosce, scendendo dritto sulle caviglie.
Skinny: è il modello che ci ha accompagnato nell’ultimo decennio. Aderentissimo, super elasticizzato, segue perfettamente ogni forma del nostro corpo, dalla vita alle caviglie passando per fianchi e cosce. È un modello dalla sincerità a volte estrema, che andrebbe, proprio per questo motivo, indossato previo esame di coscienza o comunque sapientemente abbinato.
Mom fit: è un modello di chiara ispirazione vintage, dal sapore tipicamente anni ’90. Un esempio di jeans mom fit sono i Levi’s 501: un modello particolarmente amato, rigorosamente non elasticizzato, dalla vita altissima e stretta, che scende dritto sulla gamba, stringendosi leggermente sulle caviglie. Per esperienza, vi dico che il modello slancia la figura, ma schiaccia e abbassa il fondoschiena, quindi non è proprio l’ideal per cui ha un sedere abbondante.
Boy-friend: è il jeans maschile prestato ad una figura femminile. Vita bassa, gamba dritta, full lenght, non elasticizzato. Per la vita bassa e la forma non particolarmente valorizzante, pensata appunto per un corpo maschile, dona solo da una certa altezza in su: quindi, fisici mediterranei non ci provate.
Adesso, con maggiore consapevolezza e qualche conoscenza in più, potete andare alla ricerca del denim del vostro cuore.
Valentina Siano
Vedi anche: 5 Must have per l’armadio di ogni donna