Un eroe arrabbiato e una guerra in corso: ti presento l’Iliade
La storia della guerra di Troia è raccontata nel poema epico che ormai tutti noi conosciamo. Sì, sto parlando dell’Iliade.
Insieme all’Odissea, questa è l’opera principale di Omero, scritta probabilmente nel VII secolo a.C. e che è arrivata oggi fino a noi.
Ma scopriamo meglio di cosa si tratta e quali sono gli argomenti principali.
Il titolo dell’opera deriva da Ilion, l’altro nome di Troia, infatti narra proprio le vicende della guerra, in particolare di Achille, ed è composta da 24 libri in esametri dattilici.
Il tema centrale è proprio l’ira di questo semidio, scaturita dal rapimento della sua schiava Briseide e degli eventi che poi si snodano attraverso tale vicenda.
Iniziamo vedendo insieme la trama.
Paride, troiano, rapisce Elena, la moglie di Menelao, così gli Achei si mobilitano per la guerra. Agamennone, fratello di Menelao, si rifiuta di restituire la sua prigioniera Criseide a sua madre Crise, sacerdotessa di Apollo, così il dio infligge una grave pestilenza sulle truppe e lo costringe a cedere.
Il re degli Achei, però, sottrae ad Achille la sua schiava e quest’ultimo decide di non combattere più per gli Achei. Il suo compagno Patroclo scende in guerra fingendosi il Pelide e viene ucciso da Ettore, principe troiano.
Achille, accecato dalla rabbia e dalla vendetta, con le armi forgiate da Efesto, vendica l’amico uccidendo Ettore e confiscandone il cadavere.
Il re dei troiani, Priamo, chiede il corpo rapito dell’eroe e Achille glielo cede, ma Troia è ormai senza speranza, avendo perso il suo combattente.
Come si nota, l’ira è la parola chiave del poema e lo domina completamente.
Achille è brutale, ma anche avido poiché lascia le truppe senza la sua protezione. Nel corso dell’opera notiamo che la sua ira cresce con la morte del compagno Patroclo ed infine cala quando Priamo gli chiede il corpo del figlio Ettore.
Quest’ultimo è quasi l’opposto di Achille. Molto mite e pacato, è il perfetto esempio di difensore della città e di grande condottiero. Con il suo sacrificio, il Pelide potrà purificarsi e liberarsi dell’ira che lo ha attanagliato per tutto il corso della vicenda.
Ovviamente la figura dell’eroe omerico è essenziale nel poema ed è rappresentato dall’innata perfezione, che lo distingue in battaglia. Achille eccede in questa virtù ricadendo nell’onnipotenza e risollevandosi solo alla fine, mentre Ettore incarna tutti i valori dell’eroe tradizionale.
Ultimo, ma non per importanza, è lo stile di Omero.
L’autore utilizza vari dialetti greci e narra in prima persona, proprio come si usava fare all’epoca. Anche qui è possibile perdersi il dialoghi solenni e lunghissimi, ed è immancabile l’invocazione alla Musa Calliope, affinché sostenga l’opera.
Insomma, l’Iliade è uno dei poemi principali dell’antichità che, non solo ci descrive gli eventi di una delle guerre più famose, ma ci mette al corrente sulla cultura dell’antica Grecia, la divisione delle classi sociali e i vari ruoli degli uomini sul campo di battaglia, il tutto accompagnato dagli dei, immancabili nelle vicende umane.
Beh, detto ciò, vi lascio con l’incipit del poema, consigliandovi, se non lo avete ancora fatto, di leggere l’intera opera.
«Cantami, o Diva, del pelide Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.»
Martina Maiorano
Vedi anche: La canzone di Achille: ecco perché dovresti amare la cultura classica